#crunch51 | Manuele Altieri

#crunch51 | Manuele Altieri

I ripped your heart out from your chest, replaced it with a grenade blast." Sonic Youth

Non capita molto spesso di incontrare persone con le quali non si instauri poi un legame reale ma che riescano comunque a capirti, a riconoscerti, a parlarti in ogni fibra del corpo. Poco importa che l'incontro avvenga solo nel mondo virtuale o dell'immaginazione attraverso una canzone, un libro o un disegno. Anzi, in questi casi il processo di identificazione e il riconoscimento possono essere più elevati proprio perchè il messaggio è puro, privo di sovrastrutture o influenze ambientali esterne. 
Vuoi per tempismo, vuoi per coincidenza di vissuto, bastano un riff di chitarra, un'immagine o una frase letta proprio in "quel" momento e ti crolla il cielo addosso all'improvviso come in un temporale estivo.
Ci sono canzoni che sono come persone, frasi che sono come terapie e immagini di altri che assomigliano ai tuoi sogni. C'è che, quando le incontri, da quel momento in poi ti sveli e ti conosci come prima non ti sei saputo mai.

Per il quadrato di oggi mordiamo l'arte di Manuele Altieri, illustratore, musicista punk, organizzatore del festival Disorder, fotografo ma soprattutto temporale estivo. Un incontro con i suoi disegni simili ad un'inquadratura in primo piano sul tuo cuore e sul tuo cervello disfatto dall'alcol riparatore e niente è stato più come prima. Nemmeno l'dea della pizza dei pakistani e di Gigi Marzullo.

Di amore, disegni, punk e biscotti abbiamo parlato con lui per sapere come la vera pasta frolla ti salvi dal loop infinito della ricerca di una gioia. Ma soprattutto come la pasta frolla sia essa stessa LAGGIOIA. 

Ciao Manuele e benvenuto tra i morsi quadrati! Noi di CrunchEd siamo molto affamati di nuove storie e ci piacerebbe conoscere la tua.
La mia storia è fatta come tante altre, andare, girare e tornare, si torna sempre anche quando non si dovrebbe mai tornare! Ma le cose o le persone ci mancano e quindi ci freghiamo sempre.

 

“Come stai? È la frase d’esordio del mondo” canta Brunori Sas. Non possiamo che esordire quindi con un: come stai, Manuele? Scegli tu se rispondere con una frase di circostanza come se avessi incontrato la vecchia vicina di casa impicciona o se aprire il vaso di Pandora e il cassetto dei biscotti consolatori.
Rispondere “tutto bene” per togliersi subito di torno qualcuno, girare le spalle e con eleganza andar via, lo faccio spesso, ma senza eleganza! Uno di quei biscotti ora lo desidererei davvero tantissimo, quelli al burro in latta blu, ma se mi ci fate trovare anche voi il cotone dentro come fa nonna, vi disconosco!
Penso che non si sa mai come si sta nella vita, possiamo dire bene, possiamo lamentarci, possiamo avere sentimenti contrastanti, ma la verità spesso è celata anche a noi stessi. E quindi pace, prendiamo le cose così come vengono e se non ci piacciono lanciamogli pietre contro.


Disegni, punk e biscotti. I tuoi disegni rivelano estremo realismo e forse un po’ di sfiducia nell’amore. Tratto pulito e messaggi diretti. Credi che il disegno sia più efficace delle parole o che siano imprescindibilI?
La sfiducia nell’amore è una delle poche costanti che mi son rimaste, è brutto da dire, odio dirlo, ma è così, è anche vero che senza questa costante di alti e bassi, forse non avrei mai illustrato così tanto, non mi sarei mai messo a pensare a parole nuove per descrivere e canalizzare sentimenti. L’amore è una cosa bellissima, per gli altri.

I tuoi disegni hanno un approccio molto fotografico, quasi cinematografico. Sembrano delle vere e proprie inquadrature. Saltano all’occhio i riferimenti letterari (David Grossmann) e musicali (Joy Division). Un bel mix di ispirazioni artistiche. Da cosa trai maggiormente ispirazione? C’è un autore in particolare che ha illuminato o illumina le tue opere? In altre parole, c’è un gruppo musicale, un artista, uno scrittore che ti stimola a mordere la vita?
Sto rileggendo molte cose di Cioran e di Sartre, tutte cose molto “allegre” sull’esistenza, che più di far prendere a morsi questa vita, ti spingono a vomitarla, spesso sono in disaccordo, volto pagina e mi ci ritrovo in pieno. Mi ritengo un eterno indeciso, indeciso ad esempio su quale dolce mangiare prima e quale lasciare per ultimo. Così per ogni cosa. Indeciso se la mattina ascoltare Burzum o Philip Glass. Questo per dire che non ho un unico artista, unico gruppo o scrittore a cui mi ispiro; mi piacciono le influenze, non mi piace limitarmi o pormi paletti solo perché ad esempio qualcuno dice, oh, ascolti questo tipo di musica, allora non puoi ascoltare questo. La trovo una cosa odiosa e senza senso.

Sul tuo sito siamo rimasti colpiti dalla sezione denominata “Cantami una canzone”, di sicuro il modo più originale per chiedere domande che abbiamo visto sul web. Sappiamo inoltre che ti sei occupato della grafica del merchandising ufficiale di gruppi come i Mary in June. Scatta quindi la domanda irrinunciabile per il palato di CrunchEd: qual è il tuo rapporto con la musica e quali vie sceglie per farsi strada fino ai tuoi disegni? Manuele, canti una canzone alla tua maniera a noi di CrunchEd?
La musica è una presenza fondamentale e costante all’interno della mia vita, è stato il primo amore, anzi, il primo amore non è stata la musica, ma il punk. Ho sempre suonato punk, dall’adolescenza in poi e ancora oggi lo faccio, cambiando gruppi, formandone nuovi, facendone morire altri. Il punk più di ogni altro genere ti permette di conoscere persone, avere relazioni, il cosiddetto “circuito” e proprio in questo circuito ho avuto il piacere di lavorare con band come Mary In June e tante altre, mi sento molto fortunato. Così come mi sento fortunato ad organizzare un festival insieme ad altri amici. Si chiama Disorder, ogni anno è come partorire un figlio, anche due, ed è forse il momento in cui riesco a coniugare al meglio il disegno e la musica.  

Una canzone ve la lascio davvero, dove urlo però.

Wall E nel 2105 riesce a trovare l’amore senza parlare in un mondo post apocalittico. Rincuoraci, dicci che non dobbiamo aspettare l’apocalisse per poter non parlare. Credi si possa vivere, costruire, amare, mandare a puttane tutto senza parlare mai? Illustraci - con un disegno, una foto - il tuo vocabolario delle non-parole d’amore e odio.



Non sono bravo a rincuorare, ne a dispensar consigli, non ci riesco nemmeno con me stesso, invidio molto Wall-E, invidio la storia, l’amore e la caparbietà. Come si può esser invidiosi di un cartone animato? Eppure lo sono.





L’amore che gusto di pizza è? Secondo te perchè i pakistani fanno una pizza di merda? Non hanno mai conosciuto l’amore o sono venuti su questa terra per farci capire che l’amore non esiste ed è stato creato solo per finanziare l’industria del Gaviscon?
L’amore dovrebbe essere una margherita, per la sua semplicità e allo stesso tempo complessità nell’equilibrare tutti gli ingredienti nel modo giusto.
Spesso però cerchiamo il più, spesso cerchiamo le capricciose con triplo salame o la quattro formaggi con otto formaggi, abbondiamo e carichiamo cose che non dovrebbero essere caricate o compresse, copriamo il sapore, riempiamo lo stomaco di cose superflue e abbiamo bisogno di rimedi industriali, abbiamo bisogno di bustine odiose per farci star meglio, per rimediare ai bruciori di stomaco. 

I pakistani sanno essere freddi e distaccati, anche sorridendoti sempre, sanno prenderti in giro, l’amore che hanno lo tengono per se, non lo passano all’impasto, al sugo o al fuoco, le loro pizze sono prive di amore, non come quelle degli egiziani, loro spesso son meglio di una cotta adolescenziale.

Per chiudere, un classicone irrinunciabile come se noi fossimo Marzullo e tu Amanda Lear. Progetti futuri? A cosa stai lavorando? (Progetti sulla distruzione del mondo o la costruzione di una gioia artificiale sono bene accetti)
Marzullo è inquietante, la sua voce, i suoi capelli, spaventa. Vabbè, lasciamo stare!

Progetti futuri, sicuramente imparare a fare una pasta frolla perfetta, sembra facile, ma non lo è affatto! Dal lato della carta invece usciranno un po’ di raccolte, piccole, fatte a mano, in pochi numeri, sia delle foglie, sia di ragazze di spalle con annesse serigrafie anche queste tirate a mano in soffitta e mi fermo qui, altrimenti roviniamo l’effetto sorpresa! Intanto che tutto questo si realizzi però, vado alla ricerca di quella gioia sopra citata.

Grazie Manuele, a presto!
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