Fuori Stagione | Federico Fascetti

Fuori Stagione | Federico Fascetti

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Sergio ed Ilaria sono giovani, molto giovani. S'incontrano, come spesso accade, per caso: s'infatuano, si sentono indivisibili, poi accade qualcosa e si perdono.
Ma noi li incontriamo più di 10 anni dopo, trentenni, distanti, diversi. Lui, ancora un ragazzo fragile, pieno di domande, di condizionali che vorrebbero diventare indicativi; lei con tante risposte, tanti progetti, una serenità ed una maturità diverse, più adulta.
Tra loro una figlia: Giorgia, 11 anni, che comincia a mostrare le asperità caratteriali tipiche di una preadolescente, con silenzi ostinati, sbalzi d'umore, segreti.
Giorgia è figlia di Sergio ma non ne porta il cognome, si conoscono appena. È cresciuta con la mamma e Gregorio, il caro amico che si è preso cura di lei quando Sergio si è tirato indietro dinanzi alla gravidanza inattesa. 

Sembrerebbe semplice riuscire a schierarsi, prendere le parti, mostrare simpatia per una o l'altra parte, eppure non è così.
Sergio non sembra il tipico bastardo che, sentitosi incastrato, leva le tende e sparisce. È fragile, insicuro, non si sente all'altezza, ha paura. In alcuni flashback intuiamo anche l'origine di queste insicurezze, in un rapporto conflittuale con genitori dalle alte aspettative. Un contemplativo in un frangente che avrebbe richiesto azione e capacità di reazione. Invece fa un passo indietro, guarda da lontano, aspetta un momento giusto che pare non arrivare mai.
Poi Ilaria, asciutta, razionale, determinata: la si ammira ma non ci si fa conquistare.
Stesso discorso per Gregorio: sportivo, impegnato, affidabile, l'uomo giusto al momento giusto. Troppo perfetto? Forse. 

Quello che è certo è che è tutto sovrastruttura: quello che si vede non è quello che è, quelli che si osservano sono i tentativi di riuscire, di andare avanti, trovare soluzioni sperando di aver capito il problema, mentre altre cose accadono, ci passano accanto, mentre ci chiediamo cosa sia giusto e cosa sbagliato, se stiamo vivendo la vita fatta per noi o non ci sia sfuggita tra le tante opportunità non colte lungo la via.
"Ci vorrebbero due vite: una per farsi un'idea e una da vivere" si legge a un certo punto, ed è proprio questo il punto attorno a cui ruota tutto il romanzo, la domanda esistenziale, il pungolo; e ancora "non è mai troppo poco il tempo che abbiamo a disposizione, per tutti gli sbagli che potremmo compiere": lapidario eppure incontrovertibile. 

Un romanzo carico di emozioni ovattate, mai urlate, mai ruffiane, eppure presenti, angoscianti. Un realismo quasi doloroso, che spinge all'indulgenza verso i protagonisti, tutti, nei quali ci si potrebbe identificare, per vizi e virtù comuni.
Crudo eppure delicato, un'attenzione al dettaglio sensoriale che definisce contesti, suggestioni, contamina il lettore con aforismi affascinanti, numerosi passaggi da sottolineare e tenere a mente. 

"In fondo il senso del viaggio [...] è [...] un posto dove trascorrere una notte serena, in attesa che sia di nuovo mattina"


Genere
: Romanzo
Autore: Federico Fascetti
Collana: I Jackpot
Edizioni: Las Vegas Edizioni
Pagine: 203 
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© Erika Casciello

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