Minirecensioni Libri | Gennaio 2021

Minirecensioni Libri | Gennaio 2021

Laura Imai Messina - Tokyo tutto l’anno - viaggio sentimentale nella grande metropoli - illustrato da Igort (Einaudi)

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Quando penso al Giappone penso a confortevoli rituali.
Penso al kotatsu, anche se durante i miei due viaggi da turista, in primavera e in estate, non l’ho mai visto un kotatsu, se non disegnato in manga e anime.
E poi penso a Tokyo.
Per molte persone con la puzza sotto al naso Tokyo non è “il vero Giappone”, è una baraonda, ma Laura Imai Messina, scrittrice e insegnante che ci vive da oltre quindici anni, invita a fare un respiro profondo e a passeggiare per le strade della megalopoli orientale insieme a lei, da Gennaio a Dicembre.
Ogni stagione ha i suoi quartieri, ogni quartiere le sue tradizioni, ogni tradizione i suoi cadenzati rituali e ricordi.
Impreziosito dalle illustrazioni di Igort, questo viaggio nella città che non si ferma mai, turbine e tana fedele in cui accoccolarsi osservando il turbinare a distanza di sicurezza, regala l’illusione di comprendere l’eclettica natura di quel luogo dove innovazione e tradizione si seducono da sempre.
Ma capirla davvero è impossibile, perché l’autrice ha ragione: Tokyo è una bambina, e noi dimentichiamo troppo in fretta cosa significa quella meraviglia di esigere ogni giorno una novità per poi reclamare la solita stessa vecchia favola tutte le sere.
“Una visione d’insieme è particolarmente complicata da afferrare, e non necessariamente restituisce fedelmente la realtà (...). La storia, a Tokyo, non è mai una soltanto.”


Haruki Murakami - Abbandonare un gatto - illustrato da Emiliano Ponzi (Einaudi)

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Lo sentirete dire spesso, ma anche io sono una di quelle persone che di Murakami leggerebbe qualsiasi cosa.
È così, con la stessa quiete del sasso che lentamente affonda nello stagno la prosa di Murakami sedimenta nel mio animo, che ogni volta risponde fluttuando.
Queste poche pagine sono un breve ricordo del padre, che il figlio Haruki ha temuto a lungo avesse partecipato al Massacro di Nanchino durante la guerra di invasione in Cina.
Cercando di capire meglio chi fosse il genitore in vita, Murakami ne affronta la scomparsa attingendo a ricordi lontani, alcuni incomprensibili e anacronistici come un mesto viaggio in bicicletta per abbandonare una gatta sulla spiaggia, che però non era affatto d’accordo. Spezzoni di vita di un uomo che doveva diventare prete ma fu obbligato alla leva e a partire soldato, per poi finire insegnante.
Frammenti di intimità familiare insieme alla più universale ed amara sensazione di deludere le aspettative dei propri genitori sono i capisaldi di questo laconico memoir, accompagnato dalle bellissime illustrazioni di Emiliano Ponzi, cariche di un’intensità quasi plastica.


Bernardine Evaristo - Ragazza, donna, altro (Sur)

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È un romanzo senza punti”.
Sarà difficile leggere più di 500 pagine senza punti? Sarà come una lungo monologo teatrale a più voci, un rap condiviso, dodici protagoniste che a turno si passano il microfono per scandire la loro storia, la loro paura, la loro etica. Straordinario racconto corale che attraversa un secolo intero, per capire cosa rimane della Gran Bretagna dopo la Brexit ma sopratutto per capire noi, ragazze donne e altro. Lo spettacolo teatrale di Amma, regista cinquantenne finalmente ammessa nel sacro pantheon del National Theatre dopo decenni di rifiuti, è in maniera quasi involontaria l’epicentro della vicenda, il cui ipocentro sono invece i destini le famiglie e le scelte delle dodici donne che orbitano attorno a questa serata tanto attesa.
Da Dominique, collega e amica di Amma emigrata negli Stati Uniti insieme ad una donna abusante e violenta, a Yazz e le sue battagliere e idealiste colleghe universitarie, a Morgan diventatə influencer e attivista per i diritti trans dopo aver capito di riconoscersi come persona gender free.
Che una pièce fortemente politica come quella di Amma abbia trovato spazio e riscontro nell’epoca che è per eccellenza anti politica e anti idealista, dove sfruttamento e gentrificazione vengono proposti come progresso, credo sia la dissonanza attraverso la quale Evaristo ha lucidamente costruito l’intera vicenda.
Forse alla fine “non si tratta di provare qualcosa o di pronunciare parole, si tratta solo di essere insieme”.
Eccezionale.


Virginie Despentes - Scopami (Fandango Libri)

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Nel 1993 Despentes dava scandalo raccontando l’errare vagabondo di due ragazze incazzate al cui confronto Thelma & Louise sembrerebbero due educande.
Manu e Nadine vivono alla giornata senza credere in nulla all’infuori dello stordimento e del godimento, non necessariamente in quest’ordine. Manu gira film porno, Nadine si prostituisce, ed entrambe arrivano contemporaneamente al punto di rottura che le porterà a commettere il loro primo delitto, e all’incontro casuale che dà inizio al viaggio in macchina e al sodalizio clandestino in cui ribaltare rabbiosamente il proprio status, da prede della società patriarcale a quello di predatrici di tutte quelle vite ormai insopportabili ai loro occhi, che spezzeranno a colpi di pistola località dopo località, diventa l’obiettivo da perseguire prima di morire, sapendo entrambe che ormai non è più questione di se ma questione di quando, quando questa corsa forsennata avrà fine.
Gli stupri e le violenze subite, le persone che hanno cercato di appropriarsi delle loro cicatrici “con facce troppo pulite per permettersi il disprezzo” hanno portato Manu e Nadine a barricarsi dietro ad un cerchio di fuoco che le protegge, ed è così che intendono continuare fino ad esaurimento scorte, masturbandosi l’una in presenza dell’altra, prendendosi per mano e ridendosi addosso mentre ripercorrono una settimana che sembra durare da una vita.
Scorrette, volgari, “sicuro che non vanno a letto insieme, perché vogliono essere sorelle” e gridare al resto del mondo: scopami.


Djarah Kan - Ladri di denti (people)

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Le parole di Djarah Kan arrivano dirette come la folgore, il dono che sin da piccola ho sempre immaginato illuminare la penna di Prisca Puntoni, bambina nata per scrivere, protagonista dei romanzi più belli di Bianca Pitzorno. Quando incontro quel tipo di scrittura che leggere è davvero un piacere e non vorresti mai smettere, unita alla capacità di puntare il dito nella direzione giusta, penso a Prisca e a tutte le bambine (piccole e cresciute) che sono capaci di cambiare gli sguardi con la forza delle parole. Un esordio di sette racconti, bellissimi dolorosi e fluenti, intelligenti. Parlano del razzismo interiorizzato, di famiglie di amicizie e di rimpianti, e dell’urgenza di decolonizzare i nostri spiriti. Di tante cose che noi bianchə elaboriamo e ruminiamo costantemente ma a senso unico, e di cosa questo vicolo cieco significhi in termini di conseguenze per tante persone.
So già che alla fine dell’anno ricorderò questa tra le mie letture più belle, quel tipo di letture che vorresti far arrivare in tutte le caselle della posta, su tutte le scrivanie, tutte le panchine.
Sperando che Djarah Kan, come tutte le Prisca Puntoni, non smetta mai di scrivere. 
Il suo esordio, per me, è semplicemente straordinario.


Emma Cline - Harvey (Einaudi)

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Di esordi pazzeschi se ne intende Emma Cline, che con “Le ragazze” aveva attirato decisamente la mia attenzione. E quando ho saputo che la stessa autrice stava per pubblicare pochissime pagine sulle ultime ore di Harvey Weinstein prima della storica sentenza di New York che lo vedrà condannato a ventitré anni di carcere per crimini sessuali (o meglio, su come l’autrice immagina quelle ultime ore) sono rimasta inizialmente perplessa. Perché? Leggendolo, credo di essermi data una risposta. L’Harvey che lei immagina è un uomo alla deriva in preda ad una sorta di allucinazione ottimista in cui si immagina come un perseguitato politico a cui dovranno chiedere scusa, un giorno.
È convinto di riconoscere nel vicino di casa (l’isolatissima tenuta datagli in prestito da un amico, perché lui di amicizie ne ha ancora un sacco, gente disposta a dargli credito non gliene manca, che cosa credono) Don De Lillo, e immagina con eccitazione di ritornare alla ribalta convincendo lo scrittore a cedergli i diritti di “Rumore Bianco” per farne un film, un film da Oscar ovviamente. Fa telefonate, prende appunti, riceve iniezioni e il disagio delle figlie, aspetta. Il momento in cui tutto questo avrà fine.
Fino a che punto è possibile negare l’evidenza? Credo sia questo ad aver interessato Cline scrivendo queste pagine, la stessa domanda che, anche noi, non possiamo fare a meno di porci.

© Giulia Gazzo


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