0524 | Morsi Quadrati | Claudia Marrone

0524 | Morsi Quadrati | Claudia Marrone

Per la rubrica dei Morsi Quadrati, ospitiamo e intervistiamo 
Claudia Marrone


«La mia ombra era stata decapitata. Avevo sentito dire che se uno vede la propria ombra senza testa significa che morirà entro l’anno.»
Sadeq Hedayat \ La civetta cieca \ Carbonio editore


Tutte le illustrazioni sono di ©Claudia Marrone

Ciao Claudia e benvenuta tra i morsi quadrati!
Ti va di spiegarci cosa ti ha portato a scegliere questa citazione da illustrare?
La frase mi ha trasmesso una sensazione di spontanea e genuina stranezza. Appena letta mi sono messa a ridere. Dopo ho letto e riletto il libro “La civetta cieca” di Sadegh Hedayat ed ho apprezzato la costruzione di una dimensione spaziale e temporale estraniante mantenendo una scrittura limpida.

Noi di CrunchEd siamo molto affamati di nuove storie e ci piacerebbe conoscere la tua. Raccontaci la tua storia d'amore per il disegno.
Niente di particolare. Come tutti ho sempre disegnato solo che a un certo punto non ho smesso, anzi ho insistito. Per una coincidenza di diversi fattori si è dimostrata “quella cosa tutta mia” che funzionava.

Da quando iniziamo a poter tenere in mano matite fino a un oscuro momento di interruzione disegniamo tutti. Hai memoria di quando hai capito che non avresti smesso? Cosa ricordi del tuo modo di disegnare da bambino? Ne conservi qualcosa ancora oggi?
Da piccola copiavo fumetti e illustrazioni dei libri che leggevo, volevo fare mie quelle immagini che tanto mi piacevano. Disegnavo animali e momenti di quotidianità, per quanto possa riuscirci una bambina.
Seguii il mio primo corso di disegno alle superiori. Lì ho realizzato che ero in grado di imparare, potevo disegnare come nei libri che leggevo, ed ho capito che non avrei più smesso. Il mio scopo era riuscire a disegnare qualsiasi cosa volessi.
Però, ciò che ha fatto in modo che continuassi con una certa tenacia fino ad oggi, sono le storie. Le storie non stancano mai. Mi piace l’idea di raccontare una storia con i disegni. Se mi fossi limitata a voler fare un bel disegno, forse non avrei continuato. Mi piace quando il disegno comunica qualcosa oltre la tecnica, quando è finalizzato.

Il cibo è il nostro carburante psicofisico prediletto e muove anche le mani di chi crea. Anche l’ispirazione ha bisogno di essere nutrita, tu come la alimenti? Che forme d’arte saziano la tua fame visiva?
Libri e realtà. L’osservazione della realtà mi stimola più di qualsiasi forma d’arte. Una passeggiata per Roma è il carburante psicofisico ideale. 

C’è un autore in particolare che ha illuminato o che ancora illumina le tue opere? In altre parole, c’è un artista, uno scrittore che ti stimola a mordere la vita?
Ho sempre letto tanti libri, fumetti e illustrati. Ci sono diversi autori che mi hanno illuminata in diversi ambiti, perciò non è facile fare una scelta.
Ad esempio le tavole di Tony Wolf , ricche di particolari, mi hanno fatto amare le immagini piene che ti permettono di immergerti in un altro mondo. Da bambina passavo veramente tanto tempo a osservare i suoi disegni. Per lo stesso motivo apprezzavo tanto Jacovitti, ma anche Schulz mi ha plasmata sin da bambina. Non posso poi non nominare Dylan Dog.
Questo mix di diversi autori e stili ha reso il mio immaginario giocoso e inqueto allo stesso tempo.
Inoltre si può notare dall’illustrazione per Morsi Quadrati che sono una grande amante di Escher. 

Il disegno è una pratica sconfinata nei risultati ma anche la sua attuazione varia da persona a persona. Dall’altro lato della tavola, tu come disegni? Hai dei personali riti di avvicinamento al foglio? Hai delle condizioni indispensabili da esaurire? Per esempio prediligi la mattina o la notte fonda, il silenzio della solitudine o essere accompagnato da altri esseri viventi e non?
Per iniziare a disegnare studio, cerco libri, faccio ricerche e prendo appunti. Dopo di che passo allo studio dell’immagine. Disegni volutamente brutti per giorni. In cui si imprime su carta solo l’idea e mai un disegno curato esteticamente. In quei fogli trovo l’idea che mi convince.  Cerco sempre di domare questo processo cercando di lavorare nelle ore diurne, ma alla fine mi ritrovo sempre a disegnare di notte.

Continuando a esplorare i luoghi invisibili che portano alla creazione artistica, come hai raggiunto la tua attuale espressione visiva? Hai tentato di inseguire un obiettivo stilistico prefissato o hai sperimentato a briglia sciolta?
Ho provato molte tecniche, ma pensando ai fumetti e libri che ho letto mi sembra una naturale conseguenza che io abbia scelto proprio acquerello e inchiostro. Adoro l’inchiostro e meno l’acquerello, ma si sposano bene insieme. Per ora è un’accoppiata funzionale.
La ricerca dello stile all’inizio sembra importante, ma poi diventa secondaria fino ad essere quasi abbandonata. Mi piace lavorare di più sull’idea e sulla storia del disegno. 

Domanda irrinunciabile per il palato di CrunchEd: qual è il tuo rapporto con la musica e quali vie sceglie per farsi strada fino ai tuoi disegni?
Il sottofondo musicale è indispensabile. Ogni disegno ha una sua playlist creata su misura. Questa mi accompagna e aiuta ad immergermi nella dimensione del mondo che devo disegnare, anche se ci sono ad esempio i Primus che funzionano sempre. Disegno di notte ma in realtà ho bisogno di un ritmo vivace.
Inoltre la musica trova sempre spazio nella fase di ricerca, è fonte d’ispirazione. 

Chiudiamo con un classicone e, intanto, ti ringraziamo per la disponibilità: hai progetti per il futuro? E se si, ti va di darcene un'anteprima?
Vi ringrazio tanto anche io. Per il futuro non so, penso continuerò a disegnare semplicemente.

 


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