Remo Rapino | Cronache dalle terre di Scarciafratta

Remo Rapino | Cronache dalle terre di Scarciafratta
Cronache dalle terre di Scarciafratta, di Remo Rapino

È inutile cercare Scarciafratta sulle carte geografiche ma se controllate bene può anche essere lì, vicino a voi.
ce ne parla Paolo Perlini

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È inutile cercare Scarciafratta sulle carte geografiche: non si trova lì, dove pensate. Sì, potete trovare qualche indizio, qualche riferimento e dire: «L'ho visto! Ci sono passato la scorsa estate». In realtà Scarciafratta può essere ovunque, in particolar modo in quelle zone di montagna abbandonate.
Ad ogni modo, questa sorta di Macondo si trova in Abruzzo. Remo Rapino ci racconta le vite dei suoi abitanti, o meglio, le fa narrare dalla voce di Mengo, ovvero Ruscitti Domenico Giuseppe, nato nel 1887 a Scarciafratta e ricoverato dal 1968 in una casa di riposo di Villa Adriatica. Nella notte tra il 20 e 21 luglio del 1969, mentre gli astronauti sbarcano sulla luna, Mengo parla con Cippella Oreste, assistente generico della casa di riposo.

«Intanto Mengo parlava, ma così piano che neanche lui riusciva a sentirsi. Una parlata senza virgole e senza punti, tutto un rotolamento di parole, come se volesse recuperare il tempo perduto, riempire i silenzi di troppi anni, come se volesse riprendersi tutte le cose non dette, tutte le parole lasciate in fondo alla valigia di cartone nel suo unico viaggio, dal paese suo alla costa».

Se ne sta andando in cielo anche lui, come gli astronauti, ma per sempre.
«Gli ho sussurrato un buon viaggio, ma, forse, aveva già le ali e non mi ha sentito. Ma io gliel'ho detto lo stesso buon viaggio, che Mengo, se lo meritava davvero».

Durante quel suo ultimo anno di vita nella casa di riposo, Mengo ha passato il tempo a scrivere. Dopo il terremoto che ha devastato il paese, ha trovato un registro con nomi, date di nascita, matrimonio e morte, e vuole raccontare la storia di queste persone.
Ne viene fuori una Spoon River ambientata su una rocca cosparsa di case abbandonate, un paese, Scarciafratta che «dopo tutto quello scatafascio ch'è successo manco una bestia, un somaro, na capra sorda, na papera muta, manco gli animali hanno il coraggio di restare».

Di Scarciafratta impariamo a conoscere la sua morte, il lento abbandono da parte degli abitanti: chi è partito per la guerra di Russia, chi per Marcinelle in Belgio, chi in Spagna. E nessuno è tornato. E poi l'esodo verso le fabbriche, verso l'America alla ricerca di una vita meno dura. E poi la Cosa Brutta, il terremoto, che ha tolto la vita anche alle pietre.
Quelli che furono gli abitanti hanno nomi strani e improbabili, così singolari che ti viene da pensare che siano esistiti per forza. Sono ventotto i personaggi descritti, nove le visioni di Mengo, tredici i santi di Marcinelle. Tanti personaggi che si fanno amare, anche se di tutti questi sono soltanto sette le donne, tra queste Ninetta Incantalupo, l'amore di Mengo.

Non è una lettura semplice: bisogna lasciarla scorrere, sfogliare le pagine come se fossimo nelle sale di un museo e di fronte a un dipinto lasciarsi incantare dalla pastosità dei colori, la trama della tela, i giochi di luce, l'espressione delle persone ritratte. Scovare quei particolari che paiono insignificanti per poi accorgersi che sono quelli che ricordi di più.
In altre parole è una lettura personale che talvolta richiede un passo indietro oppure una pausa.
E poi ti invita a cercare la tua Scarciafratta: sta lì, appena fuori la tua città.


Titolo: Cronache dalle terre di Scarciafratta
Autore: Remo Rapino
Editore: minimum fax
Pubblicazione: 2021
Pagine: 191

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