Minirecensioni Libri | Marzo 2020

Minirecensioni Libri | Marzo 2020

L'altra figlia -Ernaux Annie (L'orma Editore)
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Kito Aya - Un litro di lacrimeNulla di ciò che accade nell’infanzia ha un nome”. È la frase che più mi ha colpita nell’ennesimo tuffo nel passato di Annie Ernaux. A dieci anni scopre per caso che i suoi genitori prima di lei ebbero una figlia, morta di difterite a soli sei anni. Non ne fecero mai parola, né lei diede mai segno di averlo scoperto. Nonostante la bambina “più buona di lei” si rivelasse ovunque, una santa protettrice a cui Annie sentiva di aver rubato il posto, come se la morte della prima avesse garantito la sopravvivenza della seconda, che senza quella morte mai sarebbe stata. Annie Ernaux è in grado di consegnarsi alla memoria, di narrarla accordandole il suo potere incerto, forse mistificatorio, adattabile al personale sentire, e proprio per questo autentico. Questa lettera ad una sorella morta per sempre, che è sempre stata morta, è uno spazio vuoto. Perché pieno di ciò che nell’infanzia non ha vocabolario.


Nicola Pesce - Le cose come stanno (NPE)
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Nicola Pesce - Le cose come stanno

L’esordio come scrittore di Nicola Pesce, già rispettato editore indipendente, mi lascia sensazioni ambivalenti. Lo stile particolarmente affezionato a metafore e similitudini e ad una vera e propria ossessione per i dettagli mi cattura e mi coinvolge, la trama e la caratterizzazione dei personaggi meno. Reinard è un famoso attore di cinema caduto in disgrazia, un molestatore seriale rintanato nella sua grande villa dove cerca al computer giovani aspiranti attrici da poter adescare con la scusa di un provino. Monika ha appena abbandonato Ie sue ambizioni di recitazione quando riceve l’inaspettata convocazione. Sarà l’inizio della rovina per entrambi, in una sorta di canto di Natale Dickensiano dove la ragazza, convinta di essersi andata a cercare le molestie subite da Reinard (quanto avevamo bisogno del MeeToo) tenta la lettura di un nuovo copione dove interpreta il ruolo della morte, giunta a prendere Reinard, ruolo dal quale la ragazza non riesce più ad uscire. Reinard rimpiange, senza troppa convinzione, le scelte sbagliate che lo hanno portato alla perdita di ogni affetto, e chiede alla morte una seconda occasione, come un novello Scrooge.


Amy Bloom - Due donne alla Casa Bianca (Fazi Editore)
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Amy Bloom – Due donne alla Casa Bianca

I reali degli Stati Uniti sono coloro che risiedono alla Casa Bianca. Se vi soggiornano a lungo come i Roosvelt, e in un periodo storico tanto cruciale, allora sconfiniamo nel mito. Nel 1945 Franklin Delano Roosevelt muore senza poter vedere la vittoria degli alleati, lasciando la moglie Eleanor ad aprire lettere di cordoglio insieme alla sua amante, la giornalista Lorena Hickok. Qui si apre il romanzo. Nel lungo weekend dopo la morte del rivale in amore, “Hick” racconta la sua vita e l’ultradecennale relazione con la first lady. L’infanzia terribile, gli inizi come giornalista, l’incontro con Eleanor, trasmettendoci il profondo senso d’intimità di un legame sbocciato tra due donne che le tabelle definiscono “mature”. “Tu mi vedi. Mi vedi tutta e non credo tu possa amare tutto quel che vedi. Io lo spero, ma ne dubito. Però mi vedi. La mia persona per intero. Non solo te riflessa nei miei occhi. Non soltanto la persona che ti ama. Io.


Amélie Nothomb - Sete (Voland)
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Amélie Nothomb – Sete

Mi piace la scrittura di Amélie Nothomb, mi piace talmente che se decidesse di scrivere un libro sulla manutenzione delle grondaie la apprezzerei comunque. Ma non è il caso di Sete, Sete è all’altezza dei colpi di genio più raffinati a cui ci ha abituato negli anni. È un monologo immaginario di Gesù durante le sue ultime ore di vita. L’ultima notte in cella, il flagellamento, la scalata del Golgota, la morte in croce. Questo Gesù è dolce e sarcastico e ci parla di un colossale malinteso, ed è seccato con suo padre che non può capirlo perché il corpo non ce l’ha. Non doveva andare così, come può donare salvezza questo spettacolo raccapricciante? Questo Gesù, talmente incarnato da proclamare un vero e proprio inno d’amore alla vita corporea anche durante le ore di maggiore sofferenza fisica, è il regalo di una penna sontuosa. Che ci riavvicina alla speranza e all’amore. Era un uomo come noi, che amava Maria Maddalena, amava dormire e dissetarsi. Non voleva il nostro martirio. Non voleva neanche essere l’amore, lui voleva provarlo. Grazie per questa blasfema consolazione, grande Amélie.


Fredrik Sjöberh - Mamma è matta, papà è ubriaco (Iperborea)
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Fredrik Sjöberh - Mamma è matta, papà è ubriaco

Sjöberg è un cacciatore, d’arte e di storie. Quando acquista all’asta il bel ritratto di due cugine adolescenti, firmato da un dimenticato pittore danese morto solo, ancora giovane e alcolizzato, comincia la sua ricerca. Chi era Anton Dich, autore del ritratto? Chi erano i bohémienne? Certamente si radunarono in massa a bere assenzio in quel di Parigi all’inizio del Novecento. Frequentavano gli stessi giri, infastidivano le stesse donne, si conoscevano tutti. Ma solo alcuni di loro, come Modigliani, divennero immortali. “Perché la luce si spegne? E non di rado ben prima che l’artista muoia. Per la maggior parte degli osservatori è una domanda di scarso interesse, ma io ne sono come ossessionato”. Ed è questa certosina indagine del caso - inaffidabile ma in buona fede - che porterà alla luce la storia della famiglia Adler, composta da donne moderne e indipendenti, sopravvissute alla sfortuna e ai cialtroni. Le digressioni dell’autore, colme di sarcasmo affilato (anche troppo affilato per i miei gusti), conducono ad una conclusione che conclusione non è. L’arte rimasta sommersa, accantonata, è per forza moltissima. Perché questa è l’esperienza umana. I matti, gli ubriachi, la fortuna, la psiche, i soldi. E quindi buona caccia a noi.


Silvia Bottani - Il giorno mangia la notte (Società Editrice Milanese)
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Silvia Bottani - Il giorno mangia la notte

Principalmente due cose da sapere su questo ottimo romanzo d’esordio: la prima è che se lo cominci non riesci più a staccartene. La seconda è che i protagonisti della vicenda hanno come vita propria, e infatti terminata la lettura rimangono dentro di te e ti chiedi cosa stiano combinando. Se si siano riscattati, arresi, ravveduti. E poi c’è lei, Milano d’estate, una città nella città che fa capolino una volta l’anno. C’è Naima, italiana di origine marocchina che tira di boxe ed è insegnante di sostegno, e poi c’è Giorgio che ha superato i cinquanta, un alcolista ludopatico pieno di debiti che rimpiange la Milano di Craxi e finisce per rapinare la madre di Naima. C’è Stefano, figlio di Giorgio, militante neofascista la cui tratteggiatura ricorda un Ed Norton in American History X. Frequenta la stessa palestra di Naima, e il loro incontro è dirompente, cambia tutto. Ma l’amore non esiste per risolvere le cose, e nel microcosmo creato da Silvia Bottani le luci e le ombre sono testimoni neutrali, definiscono i contorni dei corpi e delle contraddizioni, talvolta ci consolano ma non indicano la via.


Tiffany McDaniel - Sul lato selvaggio (Edizioni Atlantide)
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Tiffany McDaniel - Sul lato selvaggio

Una storia di persone che se anche le ammazzano non importa niente a nessuno, perché tutti le odiano e le disprezzano. Quelle che non dovrebbero stare nei libri e avere voce in capitolo, eppure Tiffany McDaniel sembra non pensarla così. Non è solo la lettura più bella del mese, è tra quelle che più mi ha travolto negli ultimi anni. Arcade detta Arc e Farren detta Daffy, poetessa Daffodil, sono sorelle gemelle e figlie di chiunque sia, la parte di umanità che chiamano merda e lo scibile umano definito feccia. I delitti che non vale la pena indagare, il dolore di un papavero ferito e lasciato a lacrimare per trovare una cura a quella stessa ferita. Perché l’essere umano ha sempre sofferto, questo è risaputo, e ha sempre cercato un rimedio al dolore. Il sollievo. L’ha trovato tanto tempo fa. Molto prima dell’Ohio negli anni ottanta, dell’America cantata da Tiffany McDaniel. Una narrativa capace di ricamare nei margini, di dare una lirica a quel pugno di stelle lasciate a marcire ai limiti della galassia, che per quanto fossero promettenti e splendenti sono state dimenticate. Fino ad essere raccolte nella coppa di una scrittrice all’apice del suo talento, capace di riversarne la luce in una trama perfetta. È la storia della famiglia Doggs, una famiglia di streghe. Una famiglia di bambine e di ragazze, ognuna delle quali ha giurato che non avrebbe mai toccato quella roba. Ognuna di loro ha conosciuto il dolore, e quella salvezza che però non esclude l’abbandono. Una cosa non esclude l’altra sul lato selvaggio.


Carrie Fisher - I diari della principessa (Fabbri Editore)
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Carrie Fisher - I diari della principessa

Diciamolo onestamente: leggendo i diari di una Carrie Fisher diciannovenne, impegnata a girare il film di fantascienza a basso budget che ancora non sapeva si sarebbe appropriato dell’immaginario collettivo non di una generazione ma di tutte quelle a venire, figlia di star ma insicura ironica e infelice come qualunque ragazza che non abbia ancora capito cosa fare della propria vita, per di più intrecciando una relazione che la fa soffrire con un uomo sposato di 14 anni più vecchio che interpreta il suo love interest sul grande schermo (ciao Harrison), vorremmo fare solo una cosa. Abbracciarla. Fortissimo. Carrie ha saputo prendersi in giro fino alla fine, diceva “vado a fare una lap dance” quando si prestava ad ore e ore di autografi per un pubblico che continuava a ricordarla per quel ruolo indimenticabile, tanto che la dedica più richiesta era: “non sei un po’ basso per appartenere alle truppe d’assalto?” e ha pubblicato questo testo biografico, concentrato sul periodo in cui Leia Organa è entrata nella sua vita e Carrie è diventata Leia per sempre, proprio nel triste 2016 in cui ci ha lasciato. E quanto ci mancano Carrie e la sua onestà ribelle.

© Giulia Gazzo

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