Minirecensioni Libri | Aprile 2020

Minirecensioni Libri | Aprile 2020

Delphine De Vigan - Le gratitudini (Einaudi) 
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È stato del tutto fortuito imbattermi, proprio in questo preciso momento storico, in un romanzo ambientato in una RSA. È opera di un’autrice che avevo già apprezzato, per la sua delicatezza nel raccontare condizioni di fragilità estrema che fatichiamo a non rimuovere. Ho visto gli anziani smarrire le parole. Si comincia con gli strafalcioni che strappano qualche risata, fino a vederli perdersi in un labirinto nebbioso con cui ingaggiano una sfida ad ogni frase. Ma il labirinto è destinato a prendere il sopravvento ed è ciò che succede a Michka, ex correttrice di bozze che all’improvviso non riesce più a vivere da sola. La sua storia viene raccontata da Marie, giovane vicina cresciuta da Michka come una figlia e da Jérôme, l’ortofonista dell’istituto che se non potrà aiutare Michka a tenersi strette le parole, riuscirà a rintracciare le persone che rischiando la vita la salvarono, bambina, dalla deportazione nazista, donandole così la possibilità di dire grazie. “Guardo i miei vecchi. Hanno settanta, ottanta, novant’anni (...), ma il dolore dei bambino che sono stati è sempre lì. Intatto. Glielo si legge in faccia e glielo si sente nella voce, vedo a occhio nudo che gli pulsa nel corpo, nelle vene. A circuito chiuso.”


Luca Crovi - L’ultima canzone del naviglio (Rizzoli)   
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Dopo “L’ombra del campione” Luca Covri ha nuovamente “preso in prestito” il commissario De Vincenzi, iconico protagonista dei romanzi polizieschi di Augusto De Angelis, autore noir che si impose durante il ventennio e morì nel ‘44 in seguito al pestaggio subito da un repubblichino. Attraverso la narrazione di fatti realmente accaduti e rivisitati tramite una deliziosa ubriacatura di citazioni e omaggi che è stata definita “plagio a mosaico”, Covri imbastisce un giallo la cui protagonista è quella Milano che la maggior parte di noi può solo sognare, quella della ligéra e dei Navigli scoperti. Una città che ha reagito al ventennio fascista con ironia e resistenza, la stessa che ha portato il commissario De Vincenzi a stringere curiose alleanze con la malavita meneghina, uniti nel difendere il maestro della Scala Arturo Toscanini, che si rifiutò di inserire in scaletta gli inni fascisti, contro le prepotenti camicie nere.


Fannie Flagg - Mr. Zuppa Campbell - Il pettirosso e la bambina (Bur) 
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Avete bisogno di una coccola? Di una medicina che guarisca senza essere cattiva? Avete semplicemente bisogno che, una volta tanto, le cose si aggiustino senza fare troppe storie? Ecco qui le pagine confortevoli che fanno per voi. Nella ventosa Chicago a Mr. Campbell (orfano che da bambino venne trovato abbandonato insieme alla nota latta di zuppa e che nel corso della sua vita ha sperimentato più volte il concetto di “never a joy”) viene dato un anno di vita, a causa dei suoi polmoni da buttare via. Decide di passarlo, seguendo il consiglio del medico, in una località calda e abbastanza economica per le sue tasche, scoprendo così lo sperduto piccolo centro di Lost River, Alabama. Qui Mr.Campbell comincia una nuova vita, a contatto con vicini cordiali e impiccioni che gli fanno tornare appetito salute e voglia di vivere, specialmente la piccola Patsy, timida bambina orfana e invalida che verrà adottato da tutto il paese a partire dall’uccellino Jack, anche lui invalido e incapace di volare a grandi altezze, e che per questo svolazza domesticamente indisturbato nell’alimentari di Roy, che dal canto suo nasconde un doloroso passato che lo lega alla comunità creola al di là del fiume. Il modo in cui le ferite di ognuno guariranno non lo anticipo. Ha a che fare con la speranza, l’imponderabilità, e la neve.


Catherine Lacey - A me puoi dirlo (edizioni Sur)
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Una persona senza fissa dimora di cui non si capisce il genere, l’età, e il colore della pelle, si addormenta preferibilmente nelle chiese. È qui che si risveglia una mattina durante una funzione e, senza riuscire ad opporsi, viene presa in carico da una famiglia appartenente ad una rigida comunità cristiana, ma questo aiuto è imposto ad una condizione: la persona deve parlare e rivelare chi è, “cosa” è. Maschio o femmina? Bianca o nera? La mancanza di chiarezza circa queste informazioni considerate di vitale importanza manda in subbuglio l’intera comunità. Il fatto è che la persona, che viene chiamata Panca come l’oggetto su cui è stata trovata a dormire, non parla. Pensa, al proprio corpo a ciò che contiene e alla sua presenza nel mondo, e sopratutto ascolta le parole di chi le si rivolge dicendo “a me puoi dirlo”. Ma sono loro che raccontano, così la violenza della cittadina viene lentamente a galla, violenza che la comunità intende lavare via ogni anno attraverso il pericoloso festival del perdono, occasione in cui i cittadini, bendati, si trovano sotto un tendone e possono urlarsi addosso, contemporaneamente, i propri peccati. Lacey è maestra nel descrivere la sensazione di sentirsi altrove. La voce e l’identità sono sommerse, e la comprensione non consola.


Carmen Korn - Aria di novità (Fazi) 
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Ecco il terzo e conclusivo capitolo della trilogia amburghese che ha narrato le vicende di un gruppo di amiche e delle loro famiglie per buona parte del novecento. Nonostante mi sia affezionata a queste ragazze, che dalla seconda guerra mondiale e l’incubo nazista sono diventate madri nonne e bisnonne, con lo scorrere delle pagine ho constatato un appiattimento dei personaggi e una banalizzazione delle vicende, anche se onestamente il clima familiare e il tempo scandito dal gong della storia tiene comunque incollati ad una lettura leggera ma avvincente. Klaus e Alex faranno i conti con l’arrivo dell’HIV, Katja troverà l’amore al di là del muro a Berlino Est, mentre Rudi e Käthe patiranno la preoccupazione di vedere la figlia adottiva Ruth affiliarsi alla RAF. La “famiglia di amici” continua ad allargarsi con costanza (ad essere onesta mi sembra che l’autrice, tra i tanti temi importanti emersi in quegli anni, abbia volutamente snobbato la lotta per il diritto all’aborto). Come tutte le saghe di questo genere mi sono affezionata all’atmosfera e alla continuità degli affetti. È una lettura perfetta per quando si ha bisogno di immergersi in una realtà lontana ma familiare, in cui a dettare il ritmo sono le relazioni e il sentimento.


Maura Gancitano - Andrea Colamedici / Liberati della brava bambina - Otto storie per fiorire (HarperCollins) 
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Che bel lavoro hanno fatto Gancitano e Colamedici con questo saggio. Spiegare perché abbiamo bisogno di liberarci dal patriarcato tramite un approccio filosofico che si serve di otto riletture di altrettanti personaggi femminili (Era, Malefica, Elena, Difred, Medea, Daenerys, Morgana, Dina) è un’idea originale e vincente. Ad ogni personaggio corrisponde un aspetto del “problema senza nome” e un’ispirazione per trasformare il problema in opportunità. Il problema senza nome che ogni donna affronta per il semplice fatto “che è parte di una storia di sottomissione e silenzio. Anche se non l’ha vissuta in prima persona.” La storia della sottomissione di un genere in favore di un altro è avvallata da miti e fiabe spesso opera di uomini, che hanno strumentalizzato questi personaggi a favore delle proprie tesi misogine, ma la cosa bella delle storie è che non si raccontano una volta sola. Vivono per sempre insieme a noi, si intrecciano con la coscienza personale e collettiva, e sono in grado di trasformarsi e rivivere. Possiamo capire e riscattare dalle loro storie questi personaggi femminili, aiutandoci così a capire e riscattare noi stesse dalla storia di marginalizzazione che ci è stata imposta, e dalla quale ci stiamo liberando per rifiorire.


Margherita Loy - La dinastia dei dolori (Atlantide) 
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Spesso passiamo la vita a sentirci diversi dal nostro sangue, a tentare di emanciparci da una precisa storia familiare. Ma se è vero che i traumi possono influenzare i nostri neuroni e trasmettere questa alterazione alle generazioni future, è possibile spezzare la catena del dolore? Emma, romana di borgata prossima alle nozze negli anni venti, viene violentata e messa incinta dal fidanzato, geloso del suo impiego di segretaria e del suo datore di lavoro. Questo datore di lavoro, il ricco e bigotto ingegner Garnieri, attratto da Emma e convinto che diventare padre sia l’ultimo passo che gli occorre per diventare un cattolico esemplare, decide di sposarla. Ma la bastarda che Emma porta in grembo dovrà sparire. Data in adozione ad una buona famiglia, ma dovrà sparire contro la volontà di Emma, che diventata madre di quattro figli dell’ingegnere e una dama elegante capace di dare ordini, non passerà un solo giorno della sua esistenza senza patire la separazione che le fu imposta. Diversi decenni dopo, sua nipote Maria viene colta da un atavico terrore mentre culla la figlia Rita, neonata con la febbre alta. Di non essere madre adeguata, di venire separata dalla creatura, di vederla morire. Sarà proprio Rita, adulta e studentessa di neuroscienze, a risalire la catena del dolore, e a capire che la si può sciogliere accogliendola e riconoscendone l’esistenza. 


Giulia Cuter - Giulia Perona - Le ragazze stanno bene (HarperCollins)
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Di bei progetti che si occupano di parità di genere e lotta alle discriminazioni non ne abbiamo mai abbastanza, e Senza Rossetto, podcast creato dalle due autrici, è uno di questi e trova una sintesi perfetta in queste pagine. Ovviamente si parla del femminismo e della sua storia, attraverso esperienze chiave nella vita di ogni donna, come le mestruazioni, l’educazione basata sul genere, la cultura della bellezza esteriore, l’arrivo del sesso, del lavoro, la maternità e via dicendo. Giulia e Giulia non si sentono nate femministe, la loro come per molte altre è stata una conquista, arrivata attraverso inciampi sensi di colpa e frustrazione. Ed è per me importante leggere anche delle esperienze e dei sentimenti contraddittori che portano a questo tipo di consapevolezza, in un momento in cui il femminismo viene edulcorato in brand e ci vengono proposti personaggi femministi perfetti e senza macchia. E infatti le due Giulie concludono il loro racconto (ricco di informazioni e dati importanti per comprendere quanto la parità di genere sia ancora lontana) dicendoci proprio quando sia stato difficile, per molto tempo, usare la parola femminismo. E di quando sia stata una conquista poterla finalmente rivendicare, con audacia e cognizione. 

© Giulia Gazzo

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