Safari Honeymoon di Jesse Jacobs

Safari Honeymoon di Jesse Jacobs

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Il verde è un colore di difficile gestione. Intendo il verde vero, non quello che sfuma al marrone. Se osservo la mia scrivania in questo momento, di colore verde c’è la bottiglia dell’acqua, un cartoncino, un piccolo cassetto portacarte e un mapo non ancora maturo.

Però, se riavvolgo il film dei ricordi, non ho memoria di un capo d’abbigliamento di questo colore. Forse il cappello tirolese o la giacca in lana cotta ma quelli sono verdi oliva scuri, intensi, carichi.

Ad ogni modo, quando ho preso in mano Safari Honeymoon del canadese Jesse Jacobs, la prima cosa che ho pensato è stata proprio questa: “è tutto verde! Come un ramarro”. Il secondo pensiero, invece, è stato brevissimo: “lo compro!”

Dopo appena poche pagine, l’autore mi ha ricordato un vecchio compagno di giochi, uno che con la testa si faceva tante storie e aveva creato un mondo fantastico dove esistevano rivoluzionari e dittatori. Un giorno me li mostrò questi personaggi: erano mollette stendibiancheria e il loro presidente era stato imprigionato sotto il lavello della cucina, vicino al contatore dell’acqua. Niente di male, mi piaceva come storia ma l’amico aveva ormai sedici anni e tutto ciò era un po’ preoccupante.

Forse sapendo che il verde è un colore ammazza microbi, Jesse Jacobs ha creato una giungla popolata da bacilli, virus, cose strane insomma. In questa giungla due sposini trascorrono la loro luna di miele, accompagnati da una guida che pare saperla lunga e dà loro molti consigli per resistere in quell’ambiente. Usa un fucile che sembra un flauto ma quando spara fa "BANG". La guida racconta loro di quella volta che un parassita entrò nella sua bocca mentre dormiva, gli mangiò la bocca e rimase ancorata al moncherino.

Tuttora si trova lì” dice lui con serafica calma, “il parassita si comporta come una lingua, permettendomi una vita normale. È più un rapporto simbiotico che parassitico”.

I personaggi non hanno nome, si chiamano guida, signore, signora, tesoro, marito. L’unico ad avere un nome proprio è Winston, una bestiola tonda dai mille tentacoli. Il pericolo è sempre dietro l’angolo e più di una volta la coppia di turisti rischia la vita ma in soccorso arriva sempre la guida, con il suo fucile che fa "BANG, BANG, BANG" e in qualche caso, quando ammazza più da vicino, "BOOM, BOOM". Usa anche le mani, se è necessario, in un’occasione prende a pugni il turista:

Causare ripetuti traumi cerebrali è l’unico modo per far staccare un parassita”, dice dopo avere tolto dall’orecchio del suo cliente una specie di serpente con i tentacoli.


Un mondo strano in cui acqua e aria non si distinguono e si trovano pure colline cosparse di sacche di distorsione temporale nelle quali si vede sé stessi quarantacinque secondi avanti. E poi animali strani, esseri primordiali che la guida chiama scimmie della foresta e comunicano telepaticamente.

In questo giardino dell’Eden, dove i due sposini si muovono danzando, facendo l’amore, mangiando, Jesse Jacobs sembra avere dato vita a tutti i suoi amici di fantasia. Ce li presenta in tavole regolari geometricamente, sequenziali, spesso in dodici riquadri per pagina, ma quando deve illustrare ogni singolo essere, cibo, pianta, i riquadri diventano ventiquattro.
È l’unico ordine in questa storia che sembra uscita da una mente “scombinata” ma che sicuramente si è divertita a trasportare su carta, un mondo nel quale anche i due protagonisti alla fine sembrano voler vivere per sempre.


Collana Kina - Fumetto

Eris Edizioni
80 pagine a colori
Brossurato 17x24 cm
ISBN 9788898644209
10,00 €

Qui potete averne un assaggio:

© Paolo Perlini

 

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