Verdena, a Berlino, sulla Hermannstraße
di strAw
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Seven è il numero degli alberi, ma è anche il numero dei Verdena in questo nuovo tour: sette come il settimo album ma anche come gli anni passati dall’ultimo concerto a Berlino.
Il 25 Aprile il trio+1 si esibisce all’Hole 44, un club piccolo per i loro standard, tuttavia, accogliente - come dicono in Germania, klein aber fein!
Poco prima dell’inizio del concerto, il pubblico, già caldo, intona Bella Ciao. Incipit perfettamente calzante e momento a dir poco “magico”, per citare il titolo dell’ultimo Album e del tour stesso, “Volevo Magia”.
I quattro si fanno attendere, ma quando arrivano sul palco, sono estremo fragore che disintegra il silenzio, che smuove sensazioni e colpisce con violente raffiche sonore: sono la valvola di sfogo al momento del bisogno, il mix ideale di sangue, gioia, pogo, dolore, sudore, ma anche amore.
La performance è pregna di emotività e potenza, chiare fin da subito: Alberto saluta con un cordialissimo guten Abend e senza chiacchiere guida la band premendo l’acceleratore con Pascolare e Crystal Ball, seguite da Diabolik e la rock-ballad Paul e Linda.
Una prima tranche dedicata al nuovo lavoro discografico della band, seguita da Lui gareggia (Wow) e dalla coinvolgente Cielo super acceso.
Poi un tuffo nel passato con Viba che, per alcuni fan, quelli dei primissimi anni, è delirio puro.
Don Calisto arriva come una valanga di suono quando Alberto apre lo sportello del case a copertura dei tre amplificatori. I riff pesanti, il basso scalpitante e la batteria più bella del mondo sfondano pareti emotive e mandano in delirio un adrenalinico pubblico che urla “In Requieeem…” che poga, si contorce e fa stage diving, lasciandosi dipingere come fosse un infernale quadro di Bosch.
Alberto, scapigliato e posseduto, dallo spirito buono della performance, ingoia il microfono e spara suono con la sua Maton.
Roberta, una dea dal nero vestito e Rickenbaker, si porta a tempo di musica a bordo palco, dove la folla tende le braccia fino a sfiorarla.
Luca, vero pezzo da novanta, battito pulsante, colore della band, braccia che si muovono e si intrecciano e pelli che si lasciano colpire in preda a un sano masochismo.
Carlo Maria Toller (Jennifer Gentle), giovanissimo quarto elemento contribuisce impeccabilmente con tastiere, Airline verde e backing-vocals.
Le acque si placano con Chaise Longue e la dark melanconica Angie, l’alchimia tra l’artista e il pubblico abbatte la quarta parete e la voce di Alberto si fonde con quella di tutti.
Paladini dirompe con echi, riverberi e fuzz e le liriche Forse mi darai luce e Vuoi gioire con noi raccontano esattamente quello che sta accadendo nel locale, sulla Hermannstrasse.
Chiudono la maestosa Canos e Loniterp prima della Zugabe.
Il pubblico li reclama subito. Loro tornano sul palco e scatenano una nuova incontenibile energia con Muori Delay che un po’ tutti, evidentemente, attendevano.
Segue Un po’ Esageri, anche se una Razzi, Arpie, Inferno e Fiamme, ci sarebbe stata persino meglio.
Sui ghiacciai abbassa di qualche tacca i toni, accogliendoci in un abbraccio collettivo, prima del gran finale.
Magistrale.
La title track Volevo Magia chiude il live berlinese proprio come tutto è iniziato, con un’ultima energica Pogo-Dance.
Il pubblico lascia il locale in un bagno di sudore e orgoglio per una delle poche realtà Alt-Rock a rappresentarci degnamente fuori dai confini della desolata terra italica in quest’ultimo periodo di estrema mediocrità.
Certo, negli ultimi anni ne sono successe di cose, il mondo forse è cambiato, molti club sono caduti, i portali della musica compressa hanno vinto sui supporti fisici, il rock non è più la musica di riferimento per gli animi ribelli, c’è una nuova guerra in Europa… insomma, diciamo che non gira tutto benissimo.
Però, i Verdena restano fedeli alla loro linea e ci ricordano che, hey! Il rock’n’roll non deve morire! Mai!
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