David Bowie: The Last Five Years

David Bowie: The Last Five Years

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Quando Elisa, la capo redattrice di CrunchEd, mi ha comunicato che aveva un compito speciale per me al quale non potevo dire di no, sono stata invasa da un grande entusiasmo e da una certa dose di timore: cosa dovevo fare? Intervistare qualcuno? Andare a qualche spettacolo? Niente di tutto questo: quel piccolo folletto zompettante aveva deciso che avrei dovuto parlare del Signor David Bowie e più nello specifico, del documentario “David Bowie: The last five years”.
Premessa: pochi giorni dopo la sua morte, ho comprato il vinile di “Black Star”. È ancora incellophanato e intatto, ogni tanto lo rigiro fra le mani ma non riesco ad abituarmi all’idea che quello sia il suo testamento artistico. Così l’LP rimane lì ad aspettare che io mi decida a fare il grande passo di aprirlo ed ascoltarlo tutto, dall’inizio alla fine.

Provo da sempre una reverenza profondissima per il nome Bowie e tutto quello che si porta appresso, tanto da non sentirmi degna neanche di ascoltare la sua musica, figuriamoci scrivere qualcosa di sensato sul documentario di Francis Whately (già produttore di “David Bowie: Five Years”) che gira intorno agli ultimi 5 anni della vita dell’artista inglese.

Per fortuna il regista e produttore, non prova lo stesso timore reverenziale e costruisce un documentario che, in circa 90 minuti, condensa quelli che possono essere considerati gli anni più intensi a livello artistico del nostro Eroe.

La pellicola, che presenta anche momenti della vita di Bowie dietro il palco raccontati grazie a immagini inedite e alla voce diretta dei suoi musicisti, ha il suo inizio dal Reality Tour del 2003 che, dopo una serie di tappe di grande successo, si dovette interrompere di netto a giugno del 2004, a causa dell’infarto sofferto dal cantante, vera e propria causa principale del successivo ritiro dalle scene di Bowie.
Dopo l’incipit si entra nel vivo degli ultimi 5 anni di vita con la lavorazione di “The next day”, tenuta segreta per non avere problemi di pressioni dall’esterno, soprattutto le ineludibili aspettative dei fan; si prosegue con le testimonianze di chi con lui ha lavorato e ha condiviso studio di registrazione e le infinite nottate dei tour, si arriva alla lavorazione del musical “Lazarus”, contemporanea alla nascita di “Black Star”, l’ultimo (forse?) capitolo di una vita artistica immensa.


Potrei stare qua a raccontarvi tutto, ma proprio tutto quello che succede in questa ora e mezza di curiosità musicali: dalle testimonianze dei produttori passando per l’analisi della costruzione delle melodie in alcuni dei pezzi più famosi dell’ultima produzione bowiana, arrivando alla genesi dell’album “The next day” e le chicche nascoste negli ultimi video musicali e così via, includendo le testimonianze degli attori e produttori del musical “Lazarus”, la cui ideazione e produzione era nella sua lista di desideri da una vita. Nel documentario c’è tutto, ma proprio tutto quello che gli amanti di David Bowie possono desiderare per poterlo conoscere un po’ di più.
Quello che manca è - ovviamente - David Bowie Stesso, o per meglio dire, la sua presenza è costante grazie alla sua voce pacata che, fuori campo, con il suo accento inconfondibile, racconta di sè, delle sue idee idee e dei suoi guizzi creativi. Questa strategia del sottolineare l’assenza funziona nel creare un senso di nostalgia e malinconia fortissima, rendendo  ancora più palese il concetto che sì, David è morto davvero e no, non è tutto un gigantesco scherzo.

Gli amici e collaboratori lo ricordano per tutti i 90 minuti come una presenza ancora molto forte. E forse sarà così per sempre, questa è l’eredità che ci ha lasciato: la sua stessa esistenza, la sua arte purissima, l’intelligenza completamente fuori dal comune, i suoi ultimi lavori, che sono (credo) i più importanti, il frutto della sua umanità semplice.

Se cercate una risposta alla scomparsa di David Bowie, “The last five years” non è il documentario giusto.
Riflettendoci bene, niente sarà mai giusto a riguardo, forse solo l’album “Black Star”. Questo è il film perfetto per chi ha voglia di conoscere la vita dietro le quinte dell’artista inglese e capire cosa è successo quando Bowie è riuscito a sfruttare in pieno la libertà di poter fare quello che voleva, artisticamente e nella vita, quando ha eliminato i confini lasciandosi andare all’arte insieme a personaggi straordinari che parlano la sua stessa lingua.
Una congrega di alieni, se vogliamo, in un Pianeta che ha disperatamente bisogno della loro presenza.

© Fiorella Vacirca

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