© Simone Prisco per CrunchEd
Simone Prisco, autore e illustratore napoletano, ha alle spalle una formazione di disegno classica che ha saputo sapientemente adattare e integrare allo stile moderno del digitale.
E questo è proprio quello che ha fatto innamorare la redazione di CrunchEd: i suoi lavori, così poetici e di ispirazione "alta".
Noi gli abbiamo fatto qualche domanda:
Pittura, incisioni, disegni fin da piccolo. Tre anni come illustratore e colorista, poi ti sei proposto come autore unico di “Vita”, “Irene” e “Immortali”, nel giro di poco tempo per la casa editrice Douglas Edizioni.
Come sei riuscito, se lo hai fatto, a distaccarti da una storia per tuffarti in una nuova?
Non penso di potermi totalmente staccare dalle mie storie, tutte al loro interno hanno una forte componente di veridicità, di vita vissuta e quindi inevitabilmente faranno parte di me per sempre.
Per quanto riguarda la realizzazione di una nuova storia quello fa parte dell’esigenza di raccontare un qualcosa e arriva all’improvviso. Mi siedo al tavolo (ma può essere in treno, in giardino o in qualsiasi altro posto) col mio bel quaderno da schizzi e inizio a fare scarabocchi. Il bello è che quando mi capita non so ancora che quella diventerà la mia prossima storia, all’inizio è tutto un ammasso di quadratini e segni.
Trovi dei punti in comune nei metodi di creazione fra pittura e illustrazioni? Oppure sono dei pianeti diametralmente opposti?
Quando realizzi un’illustrazione, come vivi il tempo della realizzazione? È un processo ponderato o impulsivo?
La pittura, l’acquaforte e l’illustrazione le vivo con la stessa intensità e gestualità.
Detto questo è evidente che hanno tutte delle grandi differenze tra di loro, specialmente come le interpreto io.
La pittura e l’acquaforte hanno bisogno di una lunga preparazione prima di iniziare il lavoro vero e proprio, ma anche durante la realizzazione hanno dei tempi decisamente dilatati (basti pensare che tra una morsura e l’altra possono passare anche ventiquattro ore e un colore ad olio impiega più di un giorno per seccarsi completamente) ma anche questo fa parte del processo creativo.
Preparare la tela, stemperare i pigmenti o annerire una lastra di rame sono processi essenziali che ti permettono di raccogliere i pensieri prima di buttarti nel lavoro.
Le illustrazioni invece le vivo in maniera completamente diverse, visto che le realizzo esclusivamente in digitale, soprattutto perché la maggior parte delle volte sono legate a una scadenza e quindi trovo più comodo lavorarci direttamente al computer. Tutta la fase di preparazione quindi, non la vivo e in questa occasione agisco più di impulso, ma esclusivamente perché il digitale mi permette di sbagliare e di tornare indietro quante volte voglio.
La luce nelle tue storie è molto particolare: a volte crea e spesso nasconde una parte della scena. Come sei arrivato a trovare questa armonia?
Probabilmente sono reminiscenze del periodo liceale, quando come artista di riferimento avevo Caravaggio.
Come ci sono arrivato non saprei dirlo con precisione, so solo che ho sempre dato molta importanza al colore e cerco di farlo diventare uno dei protagonisti delle mie storie. In “Irene” ho sempre affermato che il vero protagonista della storia è il colore del mare, è quello che a mio avviso rapisce di più il lettore. In realtà anche in “Immortali” il colore (ma anche il non colore) ha un’importanza rilevante, tutti i racconti infatti si differenziano tra loro per una gamma cromatica diversa, come se il colore avesse qualcosa da raccontare.
Domanda irrinunciabile per il palato di CrunchEd: qual è il tuo rapporto con la musica e quali vie sceglie per farsi strada fino ai tuoi disegni?
Quando lavoro in studio ho quasi sempre una playlist che mi accompagna, è una componente quasi immancabile, ma in realtà mi rendo conto di avere bisogno più che altro di un sottofondo, ed è per questo che quando schizzo in treno (si sono un pendolare del lavoro) non ascolto musica, ma mi bastano i suoni che ho intorno.
In “Vita” ho ascoltato tantissimo i Creedence Clearwater Revival con la loro “Have You Ever Seen the Rain” quasi a loop ed è anche per questo che il suo ritornello è diventato una vignetta dell’albo.
C’è una storia che ti ronza per la testa e che senti il bisogno urgente di raccontare?
Per la testa ho una cosa tutta nuova per quanto mi riguarda, una raccolta di poesie (scritte da Carlo Cavaliere) che non è proprio come scrivere una storia, ma questo lavoro così diverso mi affascina, l’unico problema che sto riscontrando, per il momento, è il formato di stampa visto che le ho pensate come su di un unico foglio, andrebbero benissimo per il web con questo scroll infinito a cui siamo abituati ormai.
Ti va di parlarci dei progetti futuri?
C’è almeno un altro gran lavoro che mi aspetta con la Douglas Edizioni, "Communion", una storia di alieni e fantascienza scritta da Marco e Stefano Chiuchiarelli per il 2018 (se mi do una mossa) nel frattempo come ho detto prima, mi sto dedicando a questa raccolta di poesie.
Ad Ottobre ci sarà Ilvarum Yaga, 80 Disegnatori contro la Strega Rossa presentato da Manuscripta ed è un progetto a cui tengo molto visto che è per un’ottima causa e anche perché mi affianca ad artisti del settore di altissimo livello.
Grazie Simone e a presto.
Twitter: sim0netweet - Sito: Simone Prisco Art