0224 | Morsi Quadrati | Dario Licata

0224 | Morsi Quadrati | Dario Licata

Per la rubrica dei Morsi Quadrati, ospitiamo e intervistiamo il secondo classificato nella sezione illustrazioni del Concorso letterario e d'illustrazione ispirato a Italo Calvino, indetto con la collaborazione della libreria Blue Room:
Dario Licata 

La citazione scelta
«È una costante della sua vita: è sempre stata impreparata. Ma come si fa a provare meraviglia se ci si prepara sempre a tutto? Ai tramonti. Al sorgere della luna. Alle tempeste di ghiaccio. Senza la meraviglia sarebbe un’esistenza davvero piatta.»

Margaret Atwood \ Il letto di pietra \ Racconti edizioni

Il morso quadrato
 
Tutte le illustrazioni sono di ©Dario Licata

Ciao Dario e benvenuto tra i morsi quadrati!

Ti va di spiegarci cosa ti ha portato a scegliere questa citazione da illustrare? Mi ha ispirato all’istante e ho visualizzato subito, nella mia mente, l’illustrazione che volevo realizzare. Inoltre, credo che il concetto di “meraviglia” sia bellissimo.

Noi di CrunchEd siamo molto affamati di nuove storie e ci piacerebbe conoscere la tua. Raccontaci la tua storia d'amore per il disegno.
La mia affinità per il disegno ha radici fin dalla mia infanzia, quando ero felicissimo se avevo tra le mani un foglio di carta e una matita, più che con un pallone. Crescendo ho seguito percorsi alternativi, studiando discipline scientifiche e lavorando attualmente nell'ambito della comunicazione e del marketing nel settore farmaceutico. Tuttavia, non ho mai smesso di coltivare la mia passione per il disegno, che negli ultimi anni ha riacquistato un ruolo significativo nella mia vita. La creatività, ad ogni modo, credo sia stata sempre un elemento importante nel mio percorso di crescita.


Da quando iniziamo a poter tenere in mano matite fino a un oscuro momento di interruzione disegniamo tutti. Hai memoria di quando hai capito che non avresti smesso? Cosa ricordi del tuo modo di disegnare da bambino? Ne conservi qualcosa ancora oggi?
Sono cresciuto immerso nell'arte fin dalla mia infanzia. Mio padre lavorava nel campo dei beni culturali, e spesso lo accompagnavo nei suoi giri tra i musei e gli scavi archeologici della Sicilia. Credo che questi ricordi abbiano profondamente influito sul modo in cui disegno.

Il cibo è il nostro carburante psicofisico prediletto e muove anche le mani di chi crea. Anche l’ispirazione ha bisogno di essere nutrita, tu come la alimenti? Che forme d’arte saziano la tua fame visiva?
In generale, c’è sempre una costante ricerca di fonti di ispirazione e questo avviene, in modo naturale, anche nei momenti di vita quotidiana: scrollare immagini su pinterest, visitare una mostra, leggere una poesia. Un aneddoto divertente è che, quando sono in viaggio, parte del mio tempo lo impiego a fare foto per creare nuovi pattern per le mie illustrazioni.


C’è un autore in particolare che ha illuminato o che ancora illumina le tue opere? In altre parole, c’è un artista, uno scrittore che ti stimola a mordere la vita?
È una domanda difficile, ci sono tanti artisti che mi ispirano. Se devo sceglierne uno, Fernando Cobelo che, per me, è un maestro della metafora visiva; più che mordere la vita, le illustrazioni di Fernando mi ispirano a coglierne l’aspetto poetico.

Il disegno è una pratica sconfinata nei risultati ma anche la sua attuazione varia da persona a persona. Dall’altro lato della tavola, tu come disegni? Hai dei personali riti di avvicinamento al foglio? Hai delle condizioni indispensabili da esaurire? Per esempio prediligi la mattina o la notte fonda, il silenzio della solitudine o essere accompagnato da altri esseri viventi e non?
Nessun rito, non sono per nulla metodico. In generale, però, quando inizio a lavorare su un nuovo progetto, c’è sempre una fase di studio e di ricerca specifica su cosa è stato fatto, nel passato, sul tema specifico. È una fase molto importante del processo, a volte anche quella più impegnativa e più lunga. Dopo di ciò, c’è la fase di ideazione: a volte visualizzo immediatamente l’illustrazione che voglio realizzare e prendo d’impulso in mano il mio iPad, altre volte ho necessità di far fluire le idee sul mio sketchbook. In generale però le idee migliori, per me, nascono a notte fonda, nel silenzio assoluto: è un momento bellissimo e tutto mio. Infine, c’è la fase di esecuzione: ci sono artisti che amano tecniche che richiedono molto tempo, amano curare il dettaglio, “stare nel lavoro di fino”, altri che hanno bisogno di chiudere impulsivamente il lavoro per vedere il risultato. Io mi sento più affine a quest’ultima categoria. Forse perché rispecchia il mio modo di vivere, in velocità.


Continuando a esplorare i luoghi invisibili che portano alla creazione artistica, come hai raggiunto la tua attuale espressione visiva? Hai tentato di inseguire un obiettivo stilistico prefissato o hai sperimentato a briglia sciolta?
Come dicono i grandi maestri, lo stile è quella cosa che raggiungi quando smetti di cercarlo. La parola d’ordine, secondo me, è esplorare, sempre… e sperimentare.


Domanda irrinunciabile per il palato di CrunchEd: qual è il tuo rapporto con la musica e quali vie sceglie per farsi strada fino ai tuoi disegni?
La musica è una parte importante del processo creativo.
Quando ascolto musica mentre disegno scelgo la playlist sulla base dello stato d’animo in cui sono in quel momento.


Chiudiamo con un classicone e, intanto, ti ringraziamo per la disponibilità: hai progetti per il futuro? E se si, ti va di darcene un'anteprima?
Sto lavorando alla copertina di una rivista per un progetto a cui tengo molto; illustrerò un racconto di una delle voci più influenti della narrativa nordirlandese e ne sono molto entusiasta. Stay Tuned


L'illustrazione del concorso letterario e d'illustrazione dal titolo: Riviera 


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