#crunch156 | Alessandro Bardin

#crunch156 | Alessandro Bardin

"Le vent se lève! Il faut tenter de vivre." Paul Valéry

Ciao Alessandro, benvenuto! Noi di CrunchEd siamo molto affamati di nuove storie e ci piacerebbe conoscere la tua. Quando hai cominciato a disegnare e cosa ti ha spinto a farlo?
Mi piacerebbe dire che ho iniziato a disegnare da bambino e non ho mai smesso da allora, ma così non è. Disegnavo, come tutti i bambini, con piacere e passione, ma sono stato trasportato per anni verso altre destinazioni e solo occasionalmente il disegno riaffiorava come momento di pace, tranquillità e puro piacere. Solo da qualche anno, dopo aver scoperto l’illustrazione, ho preso sempre più consapevolezza di cosa volessi fare con il disegno.


Ti va di spiegarci cosa ti ha portato a scegliere questa citazione da illustrare?
Si tratta in realtà di una doppia citazione. La prima è al verso in se stesso, tratto da Le "Cimitière marin" di Paul Valéry: trovo che sintetizzi bene l’idea sull’esistenza che mi sono formato ormai da qualche anno, e che ha coinciso con la liberazione della voglia di esprimermi senza condizionamenti e senza aspettative. L’altro rimando è a Miyazaki che ha tratto da questo verso il titolo del suo utlimo film "Si alza il vento": a lui non devo un’influenza stilistica, perché mi sento piuttosto lontano dal genere manga; è piuttosto il suo modo di vedere il mondo che mi ha affascinato. Il messaggio che colgo nei suoi film di animazione è del tutto simile a ciò che io, un giorno, vorrei riuscire a comunicare.


Nelle tue opere ci sono molte “facce”. Affermazione che può sembrare banale e scontata in un contesto dove appariranno prevedibilmente dei personaggi. Eppure, oltre alle proporzioni tra le parti, sono le espressioni e i lineamenti a rendere questi volti tanto interessanti e indimenticabili. Cosa puoi raccontarci di loro? Si manifestano arbitrariamente o è una parte a cui preferisci dare risalto?
Tutto esce spontaneo, in quello che disegno: i personaggi pare si autogenerino sulla pagina, ed è forse il mio unico vero punto forte nella difficile arte del disegno; le loro espressioni, il loro stesso essere, è dato dal fatto che ci troviamo sempre sul confine tra reale e surreale. Non “irreale”, attenzione, non voglio raccontare frottole: è tutto vero! Sono creature che bazzicano nella testa di un po’ tutti, e certe volte ci capita di trovarci faccia a faccia con loro, in un momento sospeso, incerto, dove sentiamo traballare la simpatica seggiola dell’abitudine sotto di noi. Allora amo mettere in scena questi incontri, dando corpo, di volta in volta, ai pensieri o alle forze della natura che ci guardano negli occhi. Ma rifuggo l’angoscia gratuita, il piacere di terrorizzare, inquietare o perturbare. Non fanno per me queste cose. Io cerco piuttosto la stessa vertigine che si aveva da bambini osservando il cielo stellato o scoprendo un animale selvatico che ci fissa dal folto del bosco.


C’è un autore in particolare che ha illuminato o che ancora illumina le tue opere? In altre parole, c’è un artista, uno scrittore che ti stimola a mordere la vita?
Nel corso degli anni ho avuto diverse “stelle polari” a cui facevo riferimento, ma sono finalmente giunto ad un’età in cui navigo a vista. Ciononostante ci sono molti autori a cui sono affezionato in modo particolare: ad esempio Miyazaki per la sua poetica o Shaun Tan per la grazia che permea i suoi lavori. Potrei continuare ancora e mettere anche scrittori come Dino Buzzati o Dickens, ma diciamo che il filo rosso che unisce i miei autori è una simile visione del mondo, tra l’incantato e il malinconico.


Il tuo stile, pieno di ombreggiature e tratti minuscoli che riempiono il foglio, è inconfondibile. Quanto ci è voluto a scoprirlo e svilupparlo? E, dato che è un ambito complesso e diverso per ognuno, in che rapporti siete ad oggi?
È arrivato quasi per caso, riempiendo fogli in modo casuale, finché non ho iniziato a provare soddisfazione per campiture riempite di tratti: cercavo movimento e profondità, particolari in cui l’occhio potesse perdersi rendendo protagonista ogni elemento. Da qui ho continuato e continuo a sperimentare tecniche diverse, ma qualsiasi mezzo voglia utilizzare le caratteristiche che cerco sono sempre le stesse.


Domanda irrinunciabile per il palato di CrunchEd: qual è il tuo rapporto con la musica e quali vie sceglie per farsi strada fino ai tuoi disegni?
La musica ha sempre fatto parte della mia vita, ma avendo l’effetto di condizionare i pensieri, devo utilizzarla con moderazione, in fasi ben precise del lavoro, quando cioè si cerca uno spunto o quando si procede alla conclusione; nella fase di progettazione traggo beneficio solo dal silenzio.


Chiudiamo con un classicone e, intanto, ti ringraziamo per la disponibilità: progetti futuri? A cos’altro stai lavorando?
I progetti sono sempre numerosi, in particolare posso dire che sto lavorando ad un progetto che si intitolerà "Polaroid" da un altro mondo, testi e immagini sono costruiti come il resoconto di un viaggio piuttosto bizzarro, che non è soltanto “immaginario” ma immagine di qualcosa che spero possa raggiungere il lettore e farlo sentire suo. Grazie a voi per l’opportunità!

Grazie Alessandro e in bocca al lupo per i tuoi progetti!
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