#crunch150 | Marco Bertucci

#crunch150 | Marco Bertucci

"Io sono anche quello che non sono." Alejandro Jodorowsky

Ciao Marco, benvenuto! Noi di CrunchEd siamo molto affamati di nuove storie e ci piacerebbe conoscere la tua. Quando hai cominciato a disegnare e cosa ti ha spinto a farlo?
Disegno praticamente da sempre, da quando ho scoperto cosa significasse avere in mano una matita o dei colori. Da piccolo, disegnare mi calmava, aveva in me un vero e proprio effetto terapeutico. Soprattutto amavo disegnare, coi pennarelli neri, dei tornadi: mi piaceva l’idea di infondere col mio tratto veloce la potenza di ciò che stavo mettendo su carta. Strano disegnare un tornado per calmarsi, vero? Era già il principio di una certa concettualità dell’arte che non ho più lasciato. E poi, fondamentale, è stato il contributo di un mio zio, pittore, il quale – alla mia perplessità circa una copia, secondo me mal riuscita, che avevo fatto di un suo quadro – mi disse: “è bella proprio perché è diversa, perché è tua”. Un insegnamento ancora vivo, che mi porterò per sempre nel cuore.


Ti va di spiegarci cosa ti ha portato a scegliere questa citazione da illustrare?
Ho sentito mia questa frase dal primo momento in cui l’ho letta. Mi rappresenta tantissimo, in quanto sono convinto che tutti noi abbiamo dei lati della nostra personalità che in fondo dobbiamo ancora scoprire, conoscere. “Io sono anche quello che non sono” è accogliere e accettare ogni cosa di noi, integrarla nella nostra parte più consapevole, per poi possibilmente trasformarla continuamente. Rappresenta il flusso che abbiamo dentro: un vero e proprio mantra che mi spinge continuamente a reinventarmi e a mettermi in discussione.


Il contatto con la musica nelle tue illustrazioni è evidente e diversificato. Come scegli le frasi da illustrare? Sono parte di canzoni preferite o possono colpirti anche al di fuori del loro contesto?
Nonostante in generale io sia un tipo abbastanza ordinato, in questo caso ho frasi appuntate qua e là: sul telefono, su foglietti volanti, su post-it attaccati al frigo. Non sono necessariamente versi di canzoni che preferisco, in quanto nel mio lavoro di traduzione in disegno, mi focalizzo quasi esclusivamente sul testo. Sono da sempre stato affascinato dal suono che hanno le parole. Amo la lettura, scrivo poesie, mi nutro quanto più possibile di stimoli letterari e non solo. E trovo che l’incontro tra parola e immagine sia un connubio perfetto, in grado di creare sinergie al di fuori del plausibile.


C’è un autore in particolare che ha illuminato o che ancora illumina le tue opere? In altre parole, c’è un artista, uno scrittore che ti stimola a mordere la vita?
Devo l’inizio di questo mio percorso progettuale di illustrazioni legate al mondo della musica ai Subsonica. Sono stati loro il motore creativo delle mie “visioni”. Mi hanno da sempre accompagnato nella mia ricerca, a livello artistico ma non solo. Con le loro sonorità e i loro testi scavano nella parte più profonda del sentire di ognuno, riportando a galla tutte quelle percezioni che nutrono ogni più piccolo aspetto della sensibilità. Sanno essere scanzonati, ma anche oscuri, leggeri e intensi. “Dentro i miei vuoti” è il brano che ha battezzato questa mia strada.


Che relazione c’è tra le immagini e le frasi che scegli? Sono le prime a scegliere la loro citazione musicale? O l’idea nasce a metà tra le due?
Quasi sempre l’immagine vien fuori dopo la frase o la singola parola. Capita comunque anche il contrario: magari mi frulla nella testa un’idea compositiva, un equilibrio tra forme e/o colori, e le linee che saltano fuori vanno a cercare in un secondo momento delle frasi che ho segnato precedentemente. Funziona tutto in modo direi magnetico, naturale.


Domanda irrinunciabile per il palato di CrunchEd: qual è il tuo rapporto con la musica e quali vie sceglie per farsi strada fino ai tuoi disegni?
La musica è una colonna portante della mia vita. Sono cresciuto in una famiglia di musicisti, mio padre da ragazzo suonava il sax a livello professionistico in una band e successivamente all’Orchestra Sinfonica Siciliana, dunque sin da piccolino ho frequentato l’ambiente del teatro e mi sono imbevuto letteralmente dell’atmosfera magica che i più grandi autori della storia della musica ci hanno donato. Ho studiato anch’io vari strumenti (dal sax, al violoncello, al pianoforte) e negli ultimi anni studio canto lirico: un’attività sorprendentemente terapeutica per quanto riguarda il controllo della propria voce a livello emotivo. Quindi sento le linee del pentagramma svincolarsi dagli schemi degli spartiti e diventare linee, forme sinuose, in grado di evocare immagini che segnano dentro e che ci insegnano sempre qualcosa di nuovo. Non per nulla “in-segnare” significa proprio incidere qualcosa dentro di sé.


Chiudiamo con un classicone e, intanto, ti ringraziamo per la disponibilità: progetti futuri? A cos’altro stai lavorando?
Tanta roba bolle in pentola, ma in primis: sito nuovo con un blog all’interno, nel quale scambiare idee sui contenuti che spesso posto su instagram; una mostra collettiva con altri artisti fantastici che per il momento non voglio spoilerare e la pubblicazione di un libro di illustrazioni e poesie. Ringrazio voi per questa bellissima intervista e per il vostro splendido lavoro!

Grazie Marco e in bocca al lupo per i tuoi progetti!
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