Il carillon di Natale | Racconti Indigeribili

Il carillon di Natale | Racconti Indigeribili

Scritto da Flora Nibaru
Illustrato da Alessia Fergola


Il carillon di Natale 

L’aria profumava di neve. Mancavano due giorni a Natale. Le vetrine dei negozi erano addobbate a festa. La città era intasata e Pam non aveva ancora finito gli acquisti. A Carla, sua suocera, aveva appena acquistato un set di creme. La figlia Lavinia, la sua principessa, era difficile da accontentare.
A spasso con Talia, il film rivelazione dell’anno, aveva per protagonista una bimba che riusciva a viaggiare nel tempo grazie a un carillon. Lavinia se ne era innamorata. Per essere sicura che Babbo Natale non si sbagliasse aveva chiesto alla mamma di allegare alla letterina un’immagine del carillon.
Come fosse facile trovarlo! In mancanza di un team di folletti efficienti aveva chiesto a un’amica di provare al negozio Al sogno.
Tlin Tlin, fece la campanellina quando aprì la porta.
«Buongiorno signora, in cosa posso aiutarla?» sorrise la commessa.
«Sto cercando un carillon. Ne avete?».
«Sì signora. Vari modelli, cercava qualcosa in particolare?». «Questo» mostrò il foglio alla commessa.
Era un carillon a forma di cuore, foderato di velluto rosa. Lungo il profilo c’erano dei piccoli fiori bianchi. Quando lo aprivi, una ballerina piroettava al suono della ninna nanna di Brahms.
«Oh, questi sono finiti».
«Ma mia figlia l’ha chiesto a Babbo Natale! Ha solo sette anni».
«Forse possiamo fare qualcosa», continuò la commessa picchiettando sui tasti del computer «ne abbiamo ancora due disponibili in un altro punto vendita. Se chiamo subito dovrebbe essere qui per il ventiquattro, pomeriggio». 

Quando Pam rientrò a casa, Lavinia le corse incontro con un puntale a forma di angelo in mano.
«Mamma, mamma, guarda cosa ha comprato la nonna!».

Dalla cucina fece capolino la suocera.
«Grazie mille, Carla, ma non era necessario. Il puntale che avevamo messo all’Immacolata andava benissimo»
«Pam, Pam, sei così… precisa!». Carla pesò bene le parole. Voleva evitare di litigare.
Lavinia le guardava, stringendo l’angelo in mano. Temeva di dire qualcosa di sbagliato.
«Va bene, Carla, non fa niente. Vieni principessa, mettiamo l’angioletto sull’albero».
Dopo, bevvero tutte insieme una cioccolata calda con panna. 
Quando salutò sua suocera, le chiese se potesse venire la sera del ventiquattro un po’ prima, perché doveva ancora ritirare un regalo. 

La mattina della Vigilia aveva nevicato.
«Guarda che bello mamma! Così la slitta di Babbo Natale scivolerà meglio sul tetto!».
Pam sorrise alla figlia. Era così bello sentire la sua risata. Credeva non si sarebbe più ripresa dopo la scomparsa del padre. Invece adesso, a un anno di distanza, riuscivano entrambe a sorridere.
«Mi raccomando amore, non aprire a nessuno. Aspetta che arrivi la nonna così mangiate qualcosa». Pam uscì.
Lavinia andò in soggiorno a guardare i cartoni animati. Erano le dieci. La nonna sarebbe arrivata prima di pranzo.
Ormai era grande, la mamma doveva lavorare e lei era capace di stare a casa da sola.
Il campanello suonò. Lavinia corse alla porta.
«Oh! Ma che ci fai già a quest’ora?», disse stupita «è presto!». «Sì lo so. Ma ho tanti giri da fare. Quindi ho pensato di passare prima da te», sussurrò. La porta si richiuse alle loro spalle.
Carla arrivò puntuale come sempre. Aveva due buste piene di regali. Suonò. Avrà fame la mia piccola. Ma adesso c’è la nonna, sorrise fra sé e sé.
«Nonnina! Nonnina! Sono contenta che tu sia qui, vieni». Lavinia la prese per il giaccone e la trascinò in salotto. «Guarda chi è venuto!».
Carla sgranò gli occhi. Le buste le caddero dalle mani.
«Lei chi è? Cosa ci fa qui? L’ha pagata mia nuora? Adesso la chiamo». Si girò, frugando nella borsa alla ricerca del telefonino. Un bruciore le salì per le narici.
Poi, il buio.
«Ma cosa hai fatto alla mia nonnina?».
«L’ho solo fatta dormire. È uno dei poteri magici del Natale», sorrise l’uomo infilandosi il fazzoletto in tasca. Lavinia era perplessa.
«Non avere paura. Si sveglierà in tempo per trovare i regali».
«Con mamma stasera faremo il cous cous con le mandorle. Io e nonna dobbiamo preparare gli ingredienti».
«Sbrighiamoci allora, vieni!».
«Ma la nonna… ». Uno schiaffo le arrivò dritto sul muso. La bambina iniziò a piangere. Si portò la manina sulla guancia arrossata.
«Mi hai fatto male. Ma perché? Io sono una bambina buona». «Adesso zitta!», sibilò l’uomo, «vieni qui».
Lavinia si alzò e si avvicinò a lui.
«Qui, sulle mie ginocchia». Lavinia obbedì.
«Sei una bella bambina», le mise una mano sulla schiena. Con l’altra le accarezzava le gambe. «Ma non sono sicuro che tu sia anche brava».
«Io sono una brava bambina. L’ho scritto nella lettera».
«Vedremo». 

La campanella suonò alle 17 in punto. Pam chiuse il collegamento, si tolse le cuffie e lasciò l’ufficio.
Corse al negozio Al sogno. La commessa le consegnò il pacchetto con un sorriso.
Come sarà felice, pensò Pam mentre parcheggiava davanti casa.
Stava cercando le chiavi, quando un signore le aprì. Era vestito da Babbo Natale. Che bella cosa, pensò. L’anno prossimo devo informarmi per Lavinia.
Salì le scale, nascose il pacchetto nella borsa e aprì la porta di casa.
«Ciao principessa!». 

© Racconto di Flora Nibaru | Illustrazione di Alessia Fergola | Editing di Chiara Bianchi 


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