Tutti i nostri premi | AA.VV.

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Prendete Bernhard e mettetelo da parte: nell’antologia italiana sui premi c’è lo stigma di un popolo, quello italiano
Ce ne parla Chiara Bianchi

Metti una bella bottiglia in copertina, che rimanda al premio più in voga del momento. Metti un’introduzione che la prende alla larga e spiega i processi di delusione o di ripugnanza di fronte a sua signora mostruosità: il premio. Metti il riferimento a uno che ci è andato giù pesante sul tema, parlo di Bernhard. Scegli ventitré nomi nel mare immenso degli scrittori e delle scrittrici nostrane (questa è la parte più complessa) ed ecco l’antologia in questione prende forma: Tutti i nostri premi, pubblicato da Racconti Edizioni

Nel vocabolario Treccani si spiega che il premio è, sì, una ricompensa, ma è anche (e soprattutto) un riconoscimento. Riconoscere, riconoscersi e osservare la sequela di perdenti, repressi, mitomani, egocentrici ed egoriferiti, nel concentrato di personaggi che l’umiltà non sanno dove stia di casa e pullulano in storie colme di drammi esistenziali che, premio o no, avrebbero lo stesso da farci i conti.

Ma sono davvero questo artisti, letterati, sportivi, giornalisti, bambini e persino animali che popolano la Bella Italia (declinate anche al femminile tutte le categorie suddette)? 

Partendo dalla dimensione dell’infanzia leggiamo di competizione che si propaga negli strati dell’età e che nessun racconto pare risparmiare. Non c’è un solo indolente alla sua furia, nonostante sovente i personaggi finiscano perdenti e carichi di sentimenti suicidi e vendette. Davanti a ogni narratore si prospetta l’irreparabile sporcizia del mondo. Tutto, però, fa a pugni con la condizione di fallimento, la quale ricade sul personaggio, anziché sul sistema – per quanto qualcuno ci abbia provato. 

La scelta degli autori e delle autrici è variegata, qualche nome lo conoscete, altri vi approccerete a farlo, o forse no. Lo spazio del racconto breve si riempie di una e sola priorità – declinata a uomini donne bambini e animali – la centralità dell’io, anche quando declinato alla terza persona. Qualche voce si spinge a raccontare mezze verità, qualche altra affonda il tiro nella ricostruzione storica di una vita o di una nazione. Troverete curioso constatare quanto difficile sia allontanarsi dal proprio sentire nel raccontare qualcosa che in realtà si continua a non raccontare. 

Se i premi sono il male, non dovrebbe parteciparci nessuno, e invece, basta anche solo una scusa apparente, come quella assunta da Bernhard in uno dei suoi racconti, ovvero il denaro, per scatenare il vero motore dell’umanità: il mito di se stessi. 

Accontentiamoci di riconoscere gli stili in taluni, di conoscerne altri, ma non speriamo di trovare nessuna sorta di verità nascosta, perché, in fondo, la letteratura questo è: menzogna.


Titolo: Tutti i nostri premi
Autori: AA.VV
Editore: Racconti edizioni
Pagine: 351

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