Ti chiamo domani | Bao Publishing

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Ti chiamo domani | Bao Publishing

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Chiara è in Erasmus a Tolosa e non sa cosa fare della sua vita.
Ah, le meravigliose decisioni di quel periodo fra l’adolescenza e l’età adulta. Quelle che includono la scelta dell’università fatta un po’ a casaccio perché le amiche fanno quella facoltà e tu di farne una da sola, magari lontana da casa, proprio non ce la fai nemmeno a pensarci. 
Dicevamo, Chiara che vuole tornare in Italia e lo fa viaggiando sul camion di una ditta di amici di suo padre. Il camion è guidato da Daniele, un taciturno della Sabina, lo stesso posto da dove viene Chiara. Il viaggio è lungo e i due finiscono inevitabilmente per aprirsi lentamente l’uno con l’altra, raccontando stralci delle loro rispettive vite ed esperienze, mettendo in gioco le paure e le incertezze.

Il viaggio di ritorno finisce per trasformarsi in un germoglio di inizio per entrambi, nel momento in cui capiscono di dover cambiare qualcosa per trovare la strada giusta.

Rita Petruccioli, al suo debutto come autrice unica per Bao Publishing, fonde la realtà alla fantasia creando un ponte metaforico fra “Il deserto dei tartari” di Dino Buzzati e le storie intrecciate dei suoi protagonisti portandoci a scoprire le nostre personali fortezze interiori.

Credo che in Chiara e Daniele ci possiamo rispecchiare un po’ tutti, perché tutti (per lo meno parlo per me) abbiamo avuto tante fortezze che a volte si sono rivelate quasi “invalidanti” tenendoci bloccati in un punto che ci ha fatto naufragare in un deserto di tempo perso dove sapevamo che non sarebbe arrivato nessun esercito di tartari da sconfiggere. Eppure siamo rimasti lì per tanto tempo, incapaci di ammettere che potevamo andarcene e incapaci di ammettere che ci meritavamo di più.

Ed ecco che tutto si fa fortezza: una storia d’amore tossico, un lutto, un lavoro che ci sfrutta senza farci sentire davvero il nostro valore, una malattia, una scuola sbagliata ma ormai iniziata, la paura di non sapere cosa c’è oltre. La paura di rischiare e di cadere malissimo. 

“Ti chiamo domani” ci insegna che, a volte, saltare anche se non si vede il fondo è l’unica cosa che ci può portare a trovare la strada giusta da percorrere.

Sul tratto e lo stile di Rita Petruccioli non mi voglio neanche soffermare, me ne sono innamorata dal primo momento quando ho avuto fra le mani “Frantumi”, scritto da Giovanni Masi, ed è stato sicuramente un motivo valido e certo per acquistare “Ti chiamo domani” a scatola chiusa. 

E abbiamo fatto bene.

© Giulia Cristofori

 

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