Le storie - Erodoto

Le storie - Erodoto

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Se fossi ancora in età di figliare e avessi un figlio maschio, lo chiamerei Erodoto.
Sì, lo so, figliare potrei ancora ma non sono un politico, una rockstar, un attore hollywoodiano, Mike Bongiorno, per cui, diventare di nuovo padre adesso sarebbe molto patetico. Come se decidessi di comprare un Harley Davidson o tatuarmi un drago sul petto.

Siccome non sono tutto questo e neppure una persona molto stravagante, il nome di Erodoto lo riservo al prossimo gatto.
Ma perché Erodoto?

Perché il suo libro, Le Storie, mi accompagna dal 1991. Per molto tempo è rimasto a fianco del letto o nella borsa delle vacanze. Lo iniziai in Grecia, davanti all’isola di Salamina e poi, dopo una prima e completa lettura lo abbandonai, anche perché la mia edizione è stampata su carta quasi trasparente (quella che a Cles gonfiano per tagliarla sottilissima) e in caratteri piccoli e tutto questo non agevola la lettura.

Eppure, ancora adesso, basta aprirlo in una pagina a caso per rimanerne folgorati.
Faccio un esempio:

C’era nel demo di Peania una donna di nome Fia, che aveva una statura di tre dita inferiore ai quattro cubiti, e per il resto era bella”.

Capite? Già la descrizione della sua altezza è fenomenale ma la frase più bella, intrigante, misteriosa è quella finale. E resti lì, a pensarci, a chiederti se agli occhi di Erodoto era la più importante o un aspetto secondario: e per il resto era bella.

Da non dormirci la notte.

Prendo un’altra pagina a caso?

I Lidi hanno usi e costumi press’a poco uguali a quelli dei Greci, tranne che essi avviano alla prostituzione le figlie”.

Un’altra?

L’arte della medicina in Egitto è ripartita come segue: ogni medico cura una malattia soltanto, non più. Tutti i luoghi sono pieni di medici, poiché vi sono medici degli occhi, quelli della testa, dei denti, della regione addominale e quelli delle malattie che non hanno precisa localizzazione”.

Potrei aprire una pagina a caso e trovare altre frasi, curiosità, aneddoti, cose simpatiche da leggere, qualcuna addirittura horror e straziante. Con una lettura attenta troverei qualche frase molto più convincente di quelle che ho riportato sopra.

Ora temo che dovrò leggerlo di nuovo perché il capitolo che parla della flagellazione dell’Ellesponto è difficile da qualificare.
Mi capite? C’è Serse I di Persia che se la prende con l’Ellesponto, lo Stretto dei Dardanelli, tutto perché gli aveva distrutto il ponte di barche che voleva usare per far passare l’esercito. Serse I  se la prese con i costruttori facendoli decapitare ma siccome era un uomo, decise di condannare anche il mare. Però…al mare non si può tagliare la testa e allora fece infliggere a questo tratto trecento frustate con l’aggiunta di qualche maledizione. Poi non ricordo bene, Serse I dovette pentirsi e allora si scusò versando in acqua oro, incenso e offerte varie.

Insomma, non so se si è capito, devo tornare a rileggerlo, solo che avrei bisogno di un’edizione ben fatta, con carta dalla forte grammatura, caratteri nitidi e perché no, magari con l’aggiunta di qualche disegno.

© Paolo Perlini

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