Un castello di bugie | Snæbjörn Arngrímsson

Un castello di bugie | Snæbjörn Arngrímsson

«Da quella casa se l’erano squagliata tutti, tranne la solitudine, la noia e la tristezza». Da questo romanzo invece, non si scappa e non ci si annoia.
Recensione di Paolo Perlini

+++++
 

Reykjavík, ottobre 2022. 
Júlía scrive. Scrive le storie che sente, trascrive le conversazioni di cui è testimone. Origlia quando la gente parla al telefono. Siede ai tavolini del caffè, finge di leggere e annota i dialoghi. Poi scrive per alcuni giornali e in corso ha l’intervista con una scrittrice di libri erotici. Desidera da sempre appartenere a un gruppo di letterati ma non si applica abbastanza. «Il bene che voglio non lo faccio, ma il male che non voglio, lo faccio sempre» dice di sé.
Giò, invece, è un architetto che ha cambiato lavoro e si è trasferito in un'azienda il cui compito è plasmare l'immaginario della gente, facendo sembrare straordinaria la vita altrui. Manipola l'apparenza, rendendo intelligente la stupidità, valorizzando la bellezza e idealizzando gli imbroglioni. Ed è bravissimo a raccontare storie.
Tra i due, che si sono conosciuti a Firenze, quando lei lavorava in un bar e lui studiava, qualcosa non funziona più.

Júlía è anche preoccupata perché dopo una cena con amici, sul tavolino di casa ha trovato un piccolo taccuino a righe. I caratteri sono minuscoli e tracciati con una punta fine e risulta essere un prontuario per coppie, su cosa fare passo dopo passo, oppure di descrizioni di amplessi appena conclusi. Solo uno dei partecipanti di questo elenco ha lo stesso nome, gli altri variano. Ogni capitolo inizia con una data precisa, il luogo, il locale in cui si sono tenuti questi incontri. Júlía non ha alcuna certezza su chi siano i partecipanti, a parte un nome che compare spesso: Marìa. Lo stesso nome di sua sorella.
Qualcosa le suggerisce che il proprietario del quaderno sia proprio Giò.

Una domenica d'ottobre, Júlía e Giò vanno ad esplorare Hvalfjörður, il "fiordo della balena". Lui la segue malvolentieri e su un gommone preso in prestito raggiungono Geirshólmi, un isolotto deserto poco distante dalla costa. Júlía è in cerca di ispirazione per un testo sulla storia di un'eroina delle saghe islandesi che aveva nuotato da Geirshólmi fino alla terraferma per salvarsi e salvare i propri figli.
Durante l'escursione, una discussione accesa li divide, e Júlía riparte sul gommone, lasciando suo marito su quell'isolotto sperduto in mezzo al mare. Presa dal rimorso, il giorno dopo torna sull'isolotto, ma di Giò non c'è più traccia. Considerando la sua scarsa abilità nel nuoto, è difficile che sia sopravvissuto alle acque gelide di quel «mare di un grigio acciaio e denso come piombo liquido». E sembra improbabile che qualcuno lo abbia soccorso.
Alla segnalazione della scomparsa del marito da parte di Júlía, si avvia un vasto sforzo di ricerca che coinvolge l'intero Paese, contemporaneamente alla personale indagine della donna, ora intrisa di molteplici incognite.
A seguire le indagini c’è l’agente agente Haraldur che nutre più di qualche dubbio sulla versione di Júlía ma non ha alcuna prova per incriminarla. Di cosa poi?

Júlía ha il vizio di raccontare bugie, ma raramente lo fa per egoismo. Quando mente, lo fa con l'obiettivo di contribuire alla felicità e alla soddisfazione degli altri, cercando di migliorare le loro vite. A volte inventa storie per arricchire l'esistenza e rendere il mondo più misterioso e avvincente. Fin da piccola aveva imparato a mentire per portare un sorriso sul volto di sua madre.
Ma ora, dopo la “scomparsa” di Giò, la sua abilità nel mentire la porta a costruire Un castello di bugie nelle quali lei stessa si convince che corrispondano alla realtà.
La storia è raccontata dal punto di vista di qualcuno che potrebbe essere il colpevole, e fino alla fine non si sa quanto di ciò che ha detto sia vero e quanto sia una bugia.

Nelle remote terre islandesi, Snæbjörn Arngrímsson, scrittore di romanzi per ragazzi, getta l'ancora della sua penna creando un thriller psicologico ad altissima tensione. Tra flashback e colpi di scena, l'autore svela inquietanti dettagli uno dopo l'altro, conducendo il lettore verso un finale inaspettato, o meglio, un finale di cui ognuno può crearsi la propria versione.

«Mi misi a riflettere sul fatto che c’è chi continua a vivere nonostante sia stato dichiarato morto, e c’è chi invece è morto anche se tutti pensano che sia vivo.»


Titolo: Un castello di bugie
Autore: Snæbjörn Arngrímsson
Collana: Cielo stellato
Traduzione: Silvia Cosimini
Pagine: 360
Pubblicazione: 27 ottobre 2023
compra sul sito dell'editore 


Ti è piaciuto questo articolo? Dacci una mano! Il tuo aiuto ci consente di mantenere le spese di questa piattaforma e continuare a diffondere l'arte.
L'associazione si sostiene senza pubblicità ma soltanto con le tessere associative e l'impegno dei soci.
I Link verso i canali di vendita sono inseriti al solo scopo di agevolare gli utenti all'acquisto.
Sottoscrivi la tessera associativa con una piccola donazione su PAYPAL
Oppure puoi offrirci un caffè.

Privacy Policy