Atypical | Netflix

Atypical | Netflix

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Dio solo sa quanto io sia una grande fan della diversità.
In generale dico. Detesto le mode, l’omologazione, i cloni coi risvoltini e i manifesti che gridano al sostegno del “tradizionale” che lasciano trasparire solo quella brutta parola che non ha alcun senso. Normale.
Sono trentuno anni che mi chiedo fortemente quale sia il vero significato di questa parola che viene abusata e infilata ovunque, ancor più di resilienza e vintage.
Ma io una risposta l’ho trovata e se l’ho trovata è anche un po’ merito di prodotti come "Atypical", serie approdata su Netflix un po’ troppo in sordina e che merita un po’ di attenzioni.


"Atypical" parla di un adolescente autistico alle prese con i primi approcci all’amore e a tutto ciò che gli ruota attorno.
Sam è quello che rappresenta il senso buono della parola “normale”, proprio perché atipico come dice il titolo stesso. Ha una fissazione per i pinguini e le ragazze, come ogni adolescente che si rispetti. È un personaggio spontaneo e senza filtri che tende a spiazzare e a lasciare un po’ disorientati inizialmente, fino a condurci dentro la storia senza alcuna forzatura ma con estrema naturalezza e trasparenza.
Intorno a Sam ruotano i vari personaggi che compongono i tasselli del suo mondo atipico, tutti abbastanza ben caratterizzati a mio avviso.
Prima su tutti Casey, la sorella minore di Sam, i cui problemi e successi passano sempre in secondo piano perché offuscata (non volutamente) dal fratello.
Doug è un padre in difficoltà che lotta ogni giorno per accettare la situazione e farsene una ragione senza nascondere la propria fragilità.
Ed Elsa, il personaggio forse più complesso a livello emotivo, è una mamma fondamentalmente distrutta, totalmente annullata dalle attenzioni che lei stessa ripone morbosamente sul figlio e alla ricerca di un modo per evadere dal peso che il ruolo di madre iperprotettiva le mette sulle spalle. 


Non ci troviamo davanti a un prodotto che finita la visione ti fa urlare OMMIODDIOLASERIEDELLAVITAAAAAAAAAA come succede rarissimamente ormai, ma tutto sommato "Atypical" è una buona finestra su un disturbo molto diffuso con il quale molti di noi non hanno modo di confrontarsi.

Non manca l’occasione per sorridere e nemmeno quella per commuoversi.
Tutto è affrontato con molta delicatezza senza spingere troppo l’acceleratore sul dramma.
Forse troppo spazio lasciato ai cliché, ma nessuno è perfetto. 

Io credo che una chance vada data.

© Giulia Cristofori

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