7 AÑOS - il talk movie di Roger Gual su Netflix

Copertina del film 7 Años
7 AÑOS - il talk movie di Roger Gual su Netflix

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Netflix ha un vantaggio nei confronti dei portali streaming perché offre una cosa in più: le proprie produzioni. Non ho intenzione di cantare le lodi di un produttore americano che propone, in grandi parti, i soliti quattro film senza pensare minimamente al cinema indipendente o autonomo: il suo obiettivo è far soldi e in questo non si distingue dalla concorrenza. Il fatto invece che le singole produzioni siano realizzate nei vari Paesi, in varie lingue e da persone del posto, fa tornare indietro nel tempo il concetto delle produzioni americane.

Fino alla fine degli anni 1970, Hollywood realizzava in vari Paesi europei delle produzioni in lingua originale per il corrispondente mercato. I soldi venivano da oltre Atlantico e ci tornavano in grandi parti, ma il tutto aveva un effetto collaterale positivo.
Da noi nascevano numerose piccole case di produzioni intorno a Cinecittà che, soprattutto dalla metà degli anni ‘60 fino alla metà degli anni ‘70, lanciavano dei prodotti tecnicamente più scarsi, ma con dei messaggi e contenuti di un interesse molto più equo a quello del loro pubblico. All'inizio del decennio seguente il cambiamento della strategia del cosiddetto cinema americano ha provocato l'esodo dei registi più noti italiani e di quelli di quasi tutta l'Europa.
Ormai l'obiettivo dei nostri cineasti è di far botto a casa per accedere di seguito ai fondi privati hollywoodiani o di trovare un progetto direttamente a L.A. Le piccole case di produzione si sono estinte e quasi tutte le produzioni europee adattano i loro prodotti al gusto e al modo di realizzazione americano. Il risultato è un'informazione paurosa dei nostri film e dei temi che trattano.

Nonostante il suo carattere capitalista, Netflix riapre le porte ad una collaborazione molto simile a quella di allora – e se dovessero nascere altre produzioni come “7 años” sarebbe un effetto ben colto da parte mia. Il regista Roger Gual ha fornito con questo film un prodotto più che valido, molto maturo e coraggioso. Si tratta di un classico talk movie – e gli ostacoli più grandi che crea questo genere, la scrittura e la recitazione, vengono superati con bravura.

Secondo Robert McKee ogni scena di un film, rispettivamente di una sceneggiatura, consiste in fondo di azioni e reazioni che creano il cosiddetto beat (~= il ritmo). Nel cinema di oggi il beat viene di solito generato tramite il montaggio di inquadrature spesso in movimento (carrellate, gru, steady cam ecc.) un talk movie invece si serve soprattutto del dialogo per raggiungere l'obiettivo. Perciò la scrittura deve avere un livello alto e impeccabile.
Si sente spesso dire che non esistono più le belle sceneggiature di una volta e con lo stesso fiato, e di solito, si dà la colpa agli scrittori. Secondo me non è vera né l'una né l'altra osservazione.
Le sceneggiature esistono eccome e gli scrittori sanno scrivere meglio della media dei loro predecessori.Il problema è il modo in cui oggi vengono prodotti i film e il fatto che anche in Europa si espande sempre di più l'atteggiamento di abbandonare la posizione del cinema artistico a favore di quello commerciale.

Gli attori di “7 años” recitano e chiacchierano per 75 minuti e per me ci sono solo due errori e neanche gravi: un punto debole nell'argomentazione all'inizio e il fatto che non sempre hanno posto attenzione all'orologio, che è spesso ben visibile nell'inquadratura e verso la fine torna indietro invece di andare avanti.
La cinematografia è la solita che a me non piace, ma questa è una questione di gusto e non di qualità. Il montaggio non offre niente di innovativo, si tratta del solito continuity editing che vediamo ogni giorno su ogni tipo di schermo. Lo scrittore principale Jose Cabeza ha una sola inserzione come sceneggiature su IMDb, quella del film di cui stiamo parlando.
Descritto così potrebbe sembrare una nullità, invece si tratta di una pellicola coraggiosa.

Jose Cabeza segue fedelmente la classica struttura:
1. atto: introduzione dei personaggi
2. atto: confusione e tentativo di superare l'ostacolo principale
3. atto: eclisse e soluzione

Personalmente apprezzo molto come ha legato il primo al secondo atto utilizzando l'introduzione dei personaggi anche per seminare il conflitto, che è decisamente interno. La storia implementa un multi protagonista (un gruppo di persone con lo stesso obiettivo) e ci aggiunge il cosiddetto mentore (il personaggio che supporta i protagonisti a raggiungere il loro obiettivo). L'argomento trattato è abbastanza moderno ma potrebbe essere più generale. Lo scrittore si concentra sull'avidità dei singoli personaggi, ignorando quasi completamente il fatto che quest'avidità personale venga favorita dal sistema da cui dipendono direttamente e che ordinariamente chiamiamo “capitalismo”.
Il film sarebbe potuto durare anche 100 minuti e diventare in questo modo più complesso, interessante e utile ma probabilmente una tale sceneggiatura non sarebbe stata approvata dalla casa produttrice.
Si tratta comunque di un progetto che apre le porte a un cinema online che somiglia molto al modo in cui l'Europa collaborava con Hollywood fino all'invenzione del linguaggio generale cinematografico e il sistema dei blockbuster all'inizio degli anni Ottanta dell'ultimo secolo.

Il giudizio degli spettatori del film su Netflix è molto positivo (quasi cinque stelle su cinque) e ciò fa apparire uno sprazzo di luce all'orizzonte del cinema indipendente europeo. Si tratta del primo passo  necessario per darci l'opportunità di concepire le nostre proprie produzioni in un modo più libero e autentico. Il secondo passo spetta a noi farlo e dovrà consistere nella realizzazione di prodotti autonomi che poi saranno diffusi tramite le piattaforme esistenti e quelle che verranno create.
Il vantaggio dei concetti come quello di Netflix è una diffusione immediata mondiale a basso costo, non soltanto per il distributore ma anche per il pubblico.

Netflix ha la possibilità di ragionare molto più “all'americana” al riguardo del budget. Il fatto che siano costretti a produrre il più possibile li rende aperti a dei progetti più autentici e meno commerciali. Per Netflix il singolo film o la singola serie devono rendere come concetto e non come singolo prodotto.
Certo, se un film non piace al pubblico, il responsabile farà fatica a realizzare un altro progetto, ma il fatto che il contatto al pubblico è imminente (ignorando i festival e le sale) stabilisce un rapporto diretto tra il regista e l'udienza. E questo è, per dire poco, rivoluzionario e cova un grande potenziale.

Guardatevi “7 años” senza neanche leggere la sinossi.
Vi aspetta un film di una scrittura perfetta e con dei bravi attori che mantengono vive la tensione e le aspettative dal primo fino all'ultimo minuto.

© Patrick Mattarelli

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