Leonard Cohen

Leonard Cohen

Leonard Cohen è una di quelle personalità immense della musica internazionale.
Cantautore, poi scrittore, poi sempre figura misteriosa e piena di emozioni e sensazioni da raccontare.
Leonard Cohen me lo sono sempre immaginato come un pozzo senza fondo di parole e note, di racconti e sguardi sul mondo delle relazioni umane: sguardi unici che sapevano raccontare in bianco e nero, la realtà del bisogno d'amore e delle ferite d'amore, nelle sue infinite sfaccettature.


Si è spento oggi, a circa un mese dall'uscita del suo ultimo album You want it darker.
Verrebbe da dirgli, citandolo spudoratamente, Hey, that's no way to say goodbye. Non si dice addio così, a un mese dall’uscita di un lavoro con un titolo così enigmatico/profetico.
E lui sorriderebbe di quel suo sorriso beffardo e storto e lì ci sarebbe tutto il racconto di  anni di vita che sono venuti giù a valanga e hanno lasciato perle della musica che non andranno mai perse.
Volenti o nolenti tutti abbiamo sentito, almeno una volta nella vita, le sue canzoni e abbiamo conosciuto i grandi artisti che hanno attinto dal suo pozzo: due su tutti (e i più scontati) il nostro De André e Jeff Buckley.
Volenti o nolenti, tutti abbiamo sentito una stretta nel petto e abbiamo sperato che quella dolce sensazione non finisse mai, che quelle canzoni che parlavano del nostro cuore spezzato durassero per sempre. Tutti ci siamo sentiti come i protagonisti di una fotografia in bianco e nero, mentre ascoltavamo il suo raccontarci di noi.

L'eredità musicale di Leonard Cohen, poeta dal cuore che fagocitava la vita, resterà lì, capace ancora di stupire ed emozionare, di cullare e schiaffeggiare chiunque abbia il coraggio di aprirsi alla voce profonda di un uomo che ha vissuto la musica come se fosse l'unico vero amore della sua vita, fra tanti.

I guess that I miss you, I guess I forgive you
I'm glad you stood in my way.

© Fiorella Vacirca

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