Amore non corrisposto | Racconti Indigeribili

Amore non corrisposto | Racconti Indigeribili

"/ © illustrazione di Luana D'Alfonso | Racconto di Serena Baldo

Amore non corrisposto 
(Storia di un uomo che voleva possedere la luna) 

Il signor Noris da molto tempo faceva la corte alla luna. 

Una corte spietata, di una tale insistenza e perseveranza che nemmeno la donna più casta avrebbe saputo rifiutare. 
Inutile dirlo, la luna non era come tutte le altre e al fascino del seducente signore resisteva eccome. Sembrava quasi che il pallido satellite si divertisse a farsi beffe del suo spasimante. Ma più veniva deriso, più il signor Noris si interessava. Più cercava di sedurre, più veniva sedotto. 
E così trascorreva i giorni aspettando la notte, le notti temendo l’arrivo del giorno. Odiava il sole, arrogante corpo celeste, che per dar sfogo a tutta la sua vanità gli impediva di scorgere la luna. 
Spendeva intere giornate escogitando nuove strategie di conquista e impiegava nottate a metterle in pratica – invano. 
Aveva provato con i fiori, con le serenate, con gli inviti a cena, con i complimenti. Con le carinerie in genere. Tutte tattiche che nella sua esperienza, senza modestia anche piuttosto vasta, avevano funzionato, almeno una volta, prima o dopo. Ma la luna pareva immune a qualsiasi regola del galateo. Essa rideva e impallidiva, si nascondeva timida dietro alle nuvole, fuggiva all’orizzonte. 
La luna appariva indifferente anche quando il signor Noris era paziente e assecondava i suoi capricci, come quando – estro bizzarro – decideva di mostrarsi completamente solo ogni ventotto giorni. 
Fu proprio in una di quelle notti che la luna ebbe la cattiva idea di scherzare con le stelle. Civettuola e provocante si lasciava sfiorare da decine di raggi luminosi. 
A lui, che da tanto la corteggiava e da ancor di più le era rimasto fedele, non aveva mai permesso di avvicinarsi tanto. 

Accecato dalla gelosia il signor Noris decise di aver aspettato troppo, e che il tempo che la luna gli si concedesse era giunto certamente. 
Prese una sedia e ci si arrampicò, nel tentativo di raggiungerla. La luna però era troppo distante e non si lasciava avvicinare facilmente. 
Si procurò allora una scala e vi si inerpicò, ma ancora la luna non si faceva accostare. 
Il signor Noris recuperò dunque un vecchio retino per le farfalle e tentò di catturarla, lusingandola e cercando di trarla in inganno. Ma la luna era più furba e non si lasciava raggirare. Incatturabile, schivava i gesti e scivolava via. 
L’uomo salì allora su di un platano. Tese una mano. La luna si era nel frattempo alzata nel cielo e sempre più lo derideva. 
Per avvicinarsi l’uomo geloso si introdusse dunque nel campanile, ma il tempo di percorrere tutti i gradini, che la luna si era già abbassata. 
Sempre più alterato il signor Noris scese a capofitto le scalette della torre e giunto a terra scorse la luna che faceva il bagno nel lago, bellissima, completamente nuda e senza alcun pudore. 

In un ultimo impeto di gelosia, l’uomo si tuffò nelle acque fredde del lago pur non sapendo nuotare. Vide la luna affondare piano, e non riemergere più. 

Ne afferrò solo un raggio, che portò con sé sul fondo del lago.


Illustrato da Luana D'Alfonso
Scritto da Serena Baldo


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