Le campane di Natale | Racconti Indigeribili

Le campane di Natale | Racconti Indigeribili

 

© illustrazione di Lia Mariani @morticino | Racconto di Giacomo Botto

Quanti ne conti, Bonacci?
Trentasei.
Tu, Malavino?
Centosettantaquattro, capitano. 
Più di quanti pensassi. 
Sarà un suicidio dichiarato, sono troppi. 
Sei ancora in tempo per tirarti indietro, sergente. 
No capitano, ma sono stufo che nessuno pensi mai a noi. 
Non voglio sentire lamentele, sergente. Non oggi. Ora prepariamoci, la neve sta iniziando ad attecchire. E tu Moretti, non avere paura. I platani suoneranno per noi.
Come no, con la sfortuna che abbiamo ci becchiamo la discografia completa di Michael Bublé.
Non è questo il tempo per scherzare, Bonacci.
Non sto scherzando, capitano.
E allora cosa?
Non ho voglia di lavorare tutto il tempo con quella falsa allegria nelle orecchie. Manco ci crede al Natale.
Perché tu ci credi? 
Meno di quando ero bambino, ma almeno mi piace questo lavoro.

Avete sentito? A Bonacci piace lavorare con noi. E per festeggiare a Santo Stefano ci pagherà da bere a tutti. 
Certo, pagherà da bere a un gruppo di morti.
Ancora con questa storia, sergente?
Beh, capitano, quest’anno non è che sia andato proprio secondo le previsioni. 
Mi dispiace che il tuo matrimonio sia saltato, ma non siamo qui per rattristarci. 
Non sono triste, ma non mi sono mai sentito così solo. 
Ci siamo noi con te, e questa festa da salvare.
Per i bambini, capitano?
Sì, sergente, per i bambini. 
E per gli anziani? 
Penseremo pure a loro. 
Sì, ma gli adulti? 
Agli adulti queste cose non interessano. 
A me sì, capitano.
Allora se avanzerà qualcosa penseremo pure a te. 

Capitano, vorrei dire una cosa pure io.
Ci mancavi solo tu, Lodigiani. 
Prima, quando il sergente parlava del suo matrimonio mancato, mi è venuto in mente…
Dicci Lodigiani.
Non ho mai fatto l’amore e vorrei che almeno qualcuno mi spiegasse cosa si prova.
Proprio ora ci dovevi pensare?
Beh, sa… non si sa mai.
Non tollerò più questo pessimismo, avete capito? 
Con l’aria che tira, capitano.
Siamo qui per questo. Ora, qualcuno può spiegare al nostro giovane Werther cosa si prova quando si fa l’amore? 

[Silenzio]

Sentito, Lodigiani? Nessuno qui ha mai fatto l’amore, o forse sono tutti troppo timidi per raccontarcelo. 
E lei, capitano?
Io, cosa?
Lei cosa pensa dell’amore?
Io non penso niente.
Non è vero. 
Non sei tenuto a contraddirmi, Lodigiani. 
Io credo che lei non voglia esporsi perché ha paura che noi la possiamo giudicare.
Non è così.
Sì invece, lei si nasconde dietro questo aspetto duro soltanto per paura.
Lodigiani, non farmi innervosire.
Oppure nemmeno lei ha mai fatto l’amore.
Basta, Lodigiani.
Mi dica che cos’è e io la smetto.
Per me l’amore è soltanto un ricordo. Ora basta, vai a preparare le divise per tutti.
Vista l’insolenza del vostro amico, a voi altri faccio io una domanda. Almeno vi ricordate che cos’era il Natale prima che succedesse tutto questo? 
Capitano, per me era tornare a casa dai miei genitori. 
E ora? 
E ora i miei genitori non ci sono più e con loro neanche il Natale.
Tu, Malavino? Cosa facevi a Natale?
Mi ubriacavo, capitano.
Buon vino almeno, spero.
Buonissimo, è il cognome che mi frega.
Sempre con la battuta pronta Malavino, bravo! Lancistoni, non ti ho ancora sentito parlare questa sera. 
Capitano, non ho molto da dire. Anche a me manca quello che c’era prima. 
Forza, raccontaci. 
Per me il Natale era la vigilia. 
Per i regali?
No, per l’atmosfera. Il ventiquattro è tutto sospeso, le luci, chi corre per le città e chi in casa a cucinare tutto il giorno. Il venticinque è bello, sì, ma finisce subito. 
Sergente, concordi con la vena poetica del Lancistoni?
Sì, capitano. Per me Natale era stare in casa con la mia futura moglie. Ora invece…
Ora invece sei con noi.
Sì, capitano. 

A nessuno il Natale è sempre sembrata una grande seccatura?
A me, capitano.
Oh Moretti, finalmente. Come mai?
Perché è solo l’ennesima festa figlia del capitalismo.
Sento profumo di giovinezza, Moretti. Quanti anni hai?
Ventitre, capitano.
E come mai così giovane già qua dentro?
Volevo essere utile alla comunità, capitano. 
A casa nessuno che ti aspetta?
Da dove vengo io non si festeggia il 25 dicembre.
Nulla di nuovo per te, allora. 
Nulla di nuovo, capitano. Anche se ne avrei fatto a meno. 
Di cosa?
Di tutta questa nostalgia. 
Le feste sono sempre malinconiche, Moretti. Ci illudiamo che siano meglio di come realmente si manifestano.
Ha ragione capitano, ma quest’anno è diverso. 
Ogni anno è diverso. E il prossimo, se ci saremo ancora, mi dirai che avevo ragione.  
Va bene, capitano. 
Ora vai a chiamare Lodigiani. Sentite? Sentite le sirene? Sono loro che stanno arrivando. Chiudete gli occhi e immaginate che suonino le campane, dopotutto domani è Natale.


Scritto da Giacomo Botto
Illustrato da Lia Mariani

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