Il secondo sesso | Simone de Beauvoir

Il secondo sesso | Simone de Beauvoir

LEGGERE “IL SECONDO SESSO” A 33 ANNI, NEL 2020.
di Giulia Gazzo

+++++

Da quando il femminismo per me non è più stato una semplice parola ma è diventato un esercizio di liberazione, un tentativo quotidiano di mettermi in discussione guardando in faccia i miei limiti, questo testo fondamentale, pubblicato nel 1949, mi aspettava.

Ero intimidita dalla sua mole, per non parlare di quei caratteri piccolissimi. Al contempo mi sono sentita arrogante di fronte al corposo tomo, perché dai: cosa potevano insegnarmi le femministe di settant’anni fa che già non conoscessi?

In effetti un mucchio di cose. Cose che è vero, in un certo senso sapevo già, ma erano sepolte sotto strati di gaslighting e patriarcato edulcorato, in attesa di elaborazione.
È stato faticoso, ma corroborante. Ho riconosciuto la fine di relazioni a me contemporanee attraverso le deprecabili premesse insite nell’istituzione del matrimonio e analizzate dall’autrice più di cinquant’anni fa.
Riponiamo un po' di supponenza per cortesia, perché qualcosa da allora sarà pure cambiato, ma non di molto. Ho dissotterrato mio malgrado veri e propri traumi prepuberali, realizzando con sconcerto che non ho mai avuto i mezzi per identificarli come tali. Ho attraversato per capitoli le fasi e le condizioni più tipicamente abitate dalle donne: infanzia, giovinezza, matrimonio, maternità, vecchiaia. La vita sessuale, la vita sociale. Prostituzione, omosessualità, e molto altro.

La citazione più famosa di questo saggio è: «donne non si nasce, lo si diventa.»
Decontestualizzata risulta fraintendibile, una nenia che anche in questo caso siamo abituate a sentire da che abbiamo memoria, e che suona più o meno così: “le vere donne sono fatte di questa pasta, e le altre non sono vere donne, bla bla e bla”. Beeeeep: errore!

Donne si diventa, nel senso che tutto ciò che viene attribuito al genere femminile, e che interiorizziamo inevitabilmente sin dalla nascita, l’hanno deciso i maschi. L’ha deciso la società, che loro gestiscono e manipolano da quanto? Da sempre, profittando del fondamentale fatto che non rimangono incinti! Da prima che Saffo scrivesse le poesie beata lei, ma era un’eccezione, perché le altre nel gineceo se la passavano molto peggio. Da quando in determinate culture ci privavano dell’imene tramite un osso o un bastone - buffo il concetto di verginità, che in una sposa fosse desiderabile o meno non è mai spettato a noi decidere - e da quando eravamo magiche ma temibili.

Da quando siamo diventate sozze e deprecabili, un bene cumulabile o un male necessario a seconda dei punti di vista (ai prelati stavamo davvero antipatiche e nella migliore delle ipotesi ci consideravano un purgatorio necessario al raggiungimento del paradiso), entità da gestire e controllare, schiave da battere o ammansire, risorse da sfruttare nella macchina capitalista. Non se ne fa scappare una Simone de Beauvoir, delle fasi attraversate dalle donne nel corso della storia.

Smonta sapientemente le teorie filosofiche e psicanalitiche (vaffanculo Freud) che hanno tentato di giustificare il predominino maschile su di esse, dimostrando quanto la condizione della donna sia frutto della sua situazione piuttosto che il contrario. Non viviamo così perché siamo fatte così, ma siamo fatte così perché ci fate vivere così. E lo fate attraverso un sapiente mix di privazione dell’indipendenza economica, convenzioni che non fate nulla per superare e che sono in grado di condizionare la vita della donna più intraprendente, e il perenne tentativo di controllo del nostro apparato riproduttivo.
Questo sistema patriarcale, ideato da voi maschi, comporta una serie di svantaggi minori anche per voi, di cui poi ci incolpate quando decidiamo di seguire troppo bene le regole del vostro gioco: diventiamo opportuniste, ignoranti, isteriche, parassitarie, erotomani, bugiarde, piantagrane, frigide, egocentriche, emotivamente instabili, mantidi religiose (e in quanto al mito della mantide, mi spiace deludervi, ci avete visto quello che vi faceva comodo e anche questo ce lo spiega Simone insieme alla biologia).

Arriviamo dunque al punto: il processo di liberazione delle donne passa inevitabilmente attraverso la volontà di entrambi i sessi. Le lotte femministe hanno portato all’ottenimento di grandi conquiste rispetto alla condizione di subalternità da cui le donne sono da sempre costrette a partire, ma il cambiamento definitivo e cruciale che Simone de Beauvoir si attendeva nel 1949, vivendo ciò che definiva fase di transizione del femminismo e che tutto sommato stiamo ancora attraversando in parte nel 2020, non può essere un problema delle sole donne, ed è anche per questo che il femminismo si è evoluto sino a quello che oggi chiamiamo femminismo intersezionale.

Finché esisterà un genere che attraverso abili stratagemmi rivendicherà un predominio sull’Altro, l’estraneo e inessenziale secondo sesso, e si ostinerà a farlo attraverso non uno ma centinaia di sistemi pervasivi che penetrano le coscienze attraverso condizionamenti sociali economici e psicologici, attingendo ad un’eredità millenaria di supremazia maschile che non è possibile scrollarsi di dosso in un sol colpo, le donne saranno sempre costrette a lottare, ad adattarsi, a recitare, a sopravvivere.
A fare tutto ciò di cui vengono perennemente accusate, tranne che a vivere liberamente, prive di catene, la propria vita. 

 

 

 

Copertina flessibile: 763 pagine
Editore: Il Saggiatore (3 marzo 2016)
Collana: La cultura Lingua: Italiano

Guarda sul sito dell'editore


Ti è piaciuto questo articolo? Dacci una mano! Il tuo aiuto ci consente di mantenere le spese di questa piattaforma e continuare a diffondere l'arte.
L'associazione si sostiene senza pubblicità ma soltanto con le tessere associative e l'impegno dei soci.
I Link verso i canali di vendita sono inseriti al solo scopo di agevolare gli utenti all'acquisto.
Sottoscrivi la tessera associativa con una piccola donazione su PAYPAL
Oppure puoi offrirci un caffè.

 

Privacy Policy