La vita con Mr. Dangerous - Paul Hornschmeier

La vita con Mr. Dangerous - Paul Hornschmeier

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Devo fare outing: io, nell’abisso della mia vorace ignoranza, di Paul Hornschmeier non ne avevo mai sentito parlare. Niente, non un dito che scorre sui libri negli scaffali di una biblioteca, non una lettura distratta di un articolo. E un cognome così, facilmente accostabile ad un “Eh? Horn…che?”, certo non lo si dimentica. Il primo incontro con Paul (che per comodità da adesso in poi chiamerò per nome, se no la tripletta “Oddio, com’era?"- “Il libro? Dove ho messo il libro?"- “Google, salvami" è un attimo), è avvenuto in quel del Fumetterni 2016 allo stand della Tunuè. Un incontro fugace e chiassoso per la marea di graphic novel stese sul loro banchetto in bella mostra di sé a distrarre la mia attenzione, nuovamente. Mi avvicino, lascio scorrere il dito sulle copertine, “Horn..che? Mh. Uhh, c’è Grazia La Padula!”,  mi perdo tra le tavole acquerellate di Sandoval, poi:

"Ciao”, rivolgendomi all’addetto allo stand Tunuè, “impazzisco per il vostro catalogo, avete qualche titolo in uscita da consigliarmi? Mi fido alla cieca". - “Beh, dipende da che genere leggi abitualmente. Se ti piacciono le storie sulle relazioni umane e sul rapporto difficile con sé stessi, ti consiglio La vita con Mr. Dangerousil nuovo di Paul Hornschmeier (qui andava detto per intero) uscito a settembreTra me e me penso “Eh?”, poi mi lancio in un “Guarda, sì. Mi trovi nel periodo di autoanalisi perfetta per un libro del genere”. Così mi allungo per conoscere Paul e in quarta di copertina leggo “Da qualche parte nel Midwest, la vita di Amy Breis non sta andando da nessuna parte”. Sbam. “Bene. Credo ci sia il quantitativo giusto di disagio per leggerlo. I disegni mi ricordano anche "Patience" di Daniel Clowes. Andata”, penso. Di ritorno verso Roma carica di domande, inizio a sfogliarlo per cercare di capire se lì dentro avrei trovato la risposta alla mia destinazione, se quel treno mi stesse riportando effettivamente in un posto chiamato “casa” o solo in un pit stop. 

L’approccio iniziale non è stato dei più facili, come per la lettura del cognome di Paul. Mi succede sempre quando mi imbatto in qualcosa che mi riguarda personalmente. Dapprima non lo capisco, mi avvicino diffidente. Troppa la paura di essere colta sul vivo di una ferita coperta con i sorrisi del “sì, va tutto bene”. Poi però lascio andare il freno emotivo e la sensazione che ciò che ho di fronte in qualche modo mi appartenga, si fa più presente. Perché è di questo che parla La vita con Mr Dangerous: dell’attimo che segue la crescita, dell’inizio della fase adulta, di quel momento della vita di ognuno in cui ci si sente angosciati dal futuro e paralizzati in un presente “comodo ma vuoto”Amy, la protagonista del libro, è una ventiseienne insoddisfatta del suo lavoro da commessa, arrabbiata con il mondo, con il fidanzato appena lasciato, con la madre che per il suo compleanno le regala una infantile maglietta rosa con un unicorno. Bloccata tra quello che vorrebbe fare e quello che invece fa, tra le parole d’amore che vorrebbe dire all’amico Micheal lontano e quelle che invece gli lascia in segreteria in un messaggio balbettato, Amy ha l’unico scopo quotidiano di arrivare alla sera per non perdersi una puntata di Mr Dangerous, il suo cartone animato un po’ effetto placebo, un po’ alter ego. Ancorata ad abitudini infantili ma adulta, quindi sola. Talmente sola da rinchiudersi in sé stessa invece di creare relazioni sociali nuove e stimolanti, ingigantendo lo stato di ansia e l’indisposizione verso il prossimo, specie se di sesso maschile. “Cosa c’è che non va in me? Perché non riesco?”, si ripete la protagonista trovando conforto in Mr Dangerous che le suggerisce le risposte dal televisore, accompagnando la narrazione come fosse una voce fuori campo.

Amy è un po’ l’archetipo di quel noi che non sa ancora come affrontare la fine di una relazione, “quel” lavoro che non arriva, il rapporto non risolto con i genitori, la rabbia verso gli altri che altro non è che la rabbia verso sé stessi per quegli errori che non si riesce ad affrontare, per il passato che non è passato ma preme sulle vene delle tempie. È la personificazione di quel momento di silenzio assordante e di iper sensibilità in cui tutto è amplificato, in cui ti sembra di vivere in una camera iperbarica e una piuma che cade può tramutarsi in un ronzio. Con una abile scelta grafica, Paul riporta su tavola questo ronzio che genera voci attraverso flashback di relazioni passate di Amy in cui rimangono di spalle i fantasmi dei suoi amanti falliti, eccezion fatta per il primo, quello che l’ha introdotta nelle delusioni. Quello da cui è partito tutto. Particolarmente d’impatto anche la scelta di utilizzare nei momenti di socialità di Amy dei baloon tronchi, tagliati dal riquadro della vignetta, a simboleggiare l’alienazione della protagonista dai discorsi altrui. Sfogli il libro, prosegui il racconto e ti accorgi di come l’orgia di colori e il tratto marcato, piatto e senza sfumature non sia solo uno stile di Paul, ma un contraltare per sottolineare la vita grigia e senza sfumature della protagonista. Un po’ come quando per guardare la luce del sole devi utilizzare una radiografia nera.

Ma il secondo lavoro di Paul non è solo uno spaccato di vita, un circolo vizioso di solitudini, ansie e insoddisfazioni. La vita con Mr Dangerous è un cazzotto bene assestato su quel tuo sorriso alla “sì va tutto bene” per farti urlare invece un “diamine no, va una merda ma basta, è ora di fare qualcosa. Cerchiamocela una destinazione”. E nel finale (sperato, aggiungerei) Amy non solo fa pace con gli unicorni e con il suo passato, ma ci fa capire anche che per sapere dove andare bisogna alzare lo sguardo verso il cielo. “Si avvisa i signori viaggiatori che il treno sta per arrivare a Roma Tiburtina, ultima fermata. Ripeto, ultima fermata”. Chiudo il libro e penso di voler scrivere a quel ragazzo dello stand per ringraziarlo del consiglio, perché le cose che non capisci e che bypassi spesso sono quelle a sorprenderti di più se qualcun altro ti guida. Perché finalmente riesco a dire Hornschmeier senza intrecciarmi. Perché scesa in stazione mi sono sentita a casa.

Tutti sanno dire "ti amo", pochi riescono a dire "Hornschmeier".

Titolo: La vita con Mr. Dangerous
Autore: Paul Hornschemeier
Editore: Tunuè
Collana: Prospero's Books
Formato: 17x24; 160 pp a colori; cartonato

© Isabella Di Bartolomeo

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