Tranquility Base Hotel & Casino | Arctic Monkeys

Tranquility Base Hotel & Casino | Arctic Monkeys

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Tranquility Base Hotel & Casino” è il sesto album degli Arctic Monkeys, arrivato sul mercato dopo una pausa del gruppo di ben 5 anni, durante i quali è successo di tutto. Durante i periodi di break così lunghi, i musicisti trovano illuminazioni o perdono l’ispirazione, sperimentano, girano il mondo, collezionano storie e soprattutto cercano di evolversi e distaccarsi dai loro stessi degli anni prima. Indovinate un po’? È successa la stessa cosa agli Arctic Monkeys e al loro leader Alex Turner, che in occasione della registrazione di questo album ha abbandonato la chitarra per sedersi davanti al pianoforte e comporre ballad nostalgiche e pezzi che niente hanno a che vedere con i lavori precedenti.

Il pianoforte, regalato dal manager ad un Alex abbastanza entusiasta, è il treno che attraversa tutto il disco e che, di fatto, cambia le carte in tavola e segna una deviazione di percorso che in pochi si aspettavano. Fin dal primo singolo “Four out of five” si sente chiara l’intenzione di Turner e soci di dichiarare che questo non è un album tipico degli Arctic Monkeys, piuttosto una rivisitazione malinconica della musica degli anni ‘60 di impronta Bowiana. Mi spiego meglio: tutto il disco è così, come il primo singolo. Non ci sono riff di chitarra accattivanti, non c’è energia deflagrante, solo un lento progredire di canzoni che - a dirla tutta - si assomigliano abbastanza. Le prime quattro del disco addirittura sembrano la stessa canzone infinita, tanto che, se ascoltate con distrazione, non si distingue l’inizio di una dalla fine di un’altra.

TBHC” è un disco problematico e strano, poteva essere tranquillamente il lavoro solista di Turner e non avrebbe fatto alcuna differenza. Manca la personalità della band ed è avvertibile prepotentemente solo quella del cantante, che in passato veniva mitigata dal contributo energico e creativo anche degli altri elementi, ma in questo caso niente, mutismo assoluto. Turner si sente Bowie, cita Bowie, cerca di omaggiarlo ma di fatto non è Bowie, e non funziona neanche come tributo, creando un pasticciaccio egocentrico e poco incisivo. Il disco è prodotto benissimo, ovviamente, il livello è alto, però è come se si fosse persa l’impronta digitale del gruppo, l’identità.

Fra i fan accaniti c’è chi porta — giustamente — l’esempio di “Kid A” dei Radiohead come disco di rottura, come svolta epocale, come abbandono dell’identità, che era stato bollato da molti come una merda (scusate il francese) per poi diventare - nel giro di poco - un album a dir poco iconico. Mi viene da rispondere che è tutto vero, si diceva che “Kid A” fosse una merda e un buco nell’acqua, la differenza con "TBHC" è che gli Arctic Monkeys hanno inciso un disco già sentito e “vecchio”, cercando di omaggiare un’epoca musicale fondamentale ma già completa, mentre i Radiohead hanno svoltato l’angolo cambiando quasi radicalmente il loro suono e creando (a modo loro) un nuovo genere musicale.

È un peccato che questo ritorno sulle scene sia così deludente, soprattutto vista la vena creativa di Alex Turner che sembrava inesauribile e probabilmente lo è ancora, semplicemente si è impigrita. Turner e soci saranno di sicuro in grado di tirare fuori il meglio da questo disco in versione live (ci metto la mano sul fuoco) e ci si ancora può consolare con i capolavori passati, certo, ma non è un premio di consolazione abbastanza ricco.


Artista: Arctic Monkeys
Titolo:Tranquility Base Hotel & Casino
Tracce: 11
Data di uscita: 11 maggio 2018
Etichetta: Domino
Genere: Indie Rock, Dream pop, Rock
Compra su: Amazon

© Fiorella Vacirca

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