Campos - Latlong

Campos - Latlong

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Campos – Latlong

Terzo album per questo trio, che si conferma ancora come una delle più belle e interessanti realtà italiane.

Campos è uno di quei gruppi che una volta scoperti ti fanno chiedere: 
perché non riempiono i palazzetti;
perché non vendono vagonate di dischi;
perché la gente non capisce un caz**???!!!

Edito per WoodWorm, questo terzo album è una nuova conferma del talento del trio pisano composto da Simone Bettin (ex Criminal Jokers, con Francesco Pellegrini e Motta), Davide Barbafiera e Tommaso Tanzini. Con il tempo il gruppo ha creato uno stile proprio, che li ha resi perfettamente riconoscibili all'interno del panorama nazionale.

Latlong”. L'album sembra voler affrontare, già dal titolo, il tema della ricerca di un proprio posto nel mondo, attraverso la visione dello stesso da parte dei componenti del gruppo, in un momento ricolmo di ansie e incertezze (“L'aria sulla pelle, dimmi che effetto fa...”, Sonno) esorcizzate attraverso e insieme alla musica.

Il risultato finale è un lavoro intimo, enigmatico e non sempre facile; qui non troviamo ritornelli scontati, rime ostinate, ma tanta cura del particolare.
Non ci sono pezzi di facile presa, ma sono tutti pezzi che ti prendono facilmente. 

I Campos con il loro folk acustico arricchito da un elettronica sempre ben bilanciata, creano il loro piccolo universo, che a tratti rimanda a un sound “berlinese” (e non c'è da stupirsi, visto il legame di Bettin con la città tedesca) mentre in altri episodi ti stupisci ad aspettare invano la voce di Tom Yorke.

Se a tutto questo aggiungiamo testi eleganti, come nella migliore tradizione cantautorale italiana, il gioco è fatto. Ed in men che non si dica, ti ritrovi centrifugato da arpeggi ipnotici, inframezzati da interferenze che sembrano arrivare dall'esterno. Ti ritrovi ad annuire, perché anche tu hai bisogno del dolore che ti è mancato, e vuoi una vita che non hai vissuto (Dammi un cuore).

E quando pensi di aver capito tutto, ecco che “Paradiso”, brano che chiude l'album, si trasforma in qualcosa dalle sonorità acide, con una chitarra, stavolta elettrica, che fa un po' Daft Punk, dal piglio punk, con la rabbia di un “Cane” che abbaia, appunto.

Un album da ascoltare e riascoltare, perché è una vera boccata di ossigeno, distante anni luce dallo standard radiofonico, oramai sempre più piatto.  
L'unica nota stonata è che, dopo un disco così, c'è ancora chi li definisce “bella sorpresa”.

Brani migliori: Santa Cecilia, Mano, Dammi un Cuore

© Luca Cameli  

 

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