#crunch173 | Zeno Colangelo

#crunch173 | Zeno Colangelo

"I always think that art is a form of sacrifice." Alejandro Jodorowsky

Ciao Zeno, benvenuto tra i morsi quadrati! Noi di CrunchEd siamo molto affamati di nuove storie e ci piacerebbe conoscere la tua. Quando hai cominciato a disegnare e cosa ti ha spinto a farlo?
Penso da sempre, come quasi tutti in questo campo suppongo, mio padre è pittore quindi in famiglia il clima era molto artistico, i miei genitori hanno conservato il primo scarabocchio, una cosa indefinita su un giornale, sul retro un commento di un artista di cui ora non ricordo il nome, amico di mio padre: “troppo radicale, troppo anarchico, non gliene frega un cazzo”. Penso che quel commento mi rappresenti come un segno zodiacale, senza fregarmene molto ho continuato a disegnare quel che mi piaceva, è stato naturale e per fortuna lo è ancora.


Ti va di spiegarci cosa ti ha portato a scegliere questa citazione da illustrare?
Adoro quando nell’arte le cose sono eclettiche, mondi astrusi in cui ci si perde ma che non si riescono mai a comprendere del tutto perché troppo distanti dal percorso che ha preso il nostro vivere, in questo Jodorowsky è un maestro, apprezzo tantissimo come rappresenta la ritualità nei suoi mondi, rituali pieni di chiavi di lettura che solo i personaggi di quel mondo possono capire veramente, perché quelle cose hanno fatto parte del loro percorso, percorso spesso crudo e faticoso e nei personaggi possiamo intravedere la sofferenza che ha caratterizzato la loro vita e li ha portati fino a li, per impressionare lo spettatore e diventare arte.
E con questo pensiero che immagino molti miei personaggi, per esempio la ragazza che ho ritratto, intenta a tagliarsi i parti del corpo con una cordicella, un rituale che ai nostri occhi può risultare macabro, ma non per lei, forse perché è consapevole che ogni taglio la porterà più vicina all’illuminazione e all’arte, ma per noi è solo un grottesco mistero.


I soggetti dei tuoi lavori sono composti da elementi inconsueti, come un corvo con meccanismi all’interno. Come nascono queste composizioni visive? Parti da un concetto che vorresti raffigurare e poi aggiungi dettagli o immagini fin dall’inizio una combinazione di elementi?
Quando disegno cose fini a se stesse mi piace partire da un idea non ancora ben definita, una sensazione o un'emozione, scarabocchio un po' a caso seguendo quell’idea finché non mi sembra di afferrarla meglio, a quel punto vedo di legarla a un soggetto come può esser un corvo, per esempio, cercando di aggiungerne dettagli che si sovrappongano bene allo schizzo sotto, mi piace pensare che quello che esce fuori siano tutte rappresentazioni dell’idea originale, inconsciamente uscite fuori, ma non è sempre così, diventa infatti un gioco tra quel che vorrei dire e quello che è effettivamente il soggetto.


C’è un autore in particolare che ha illuminato o che ancora illumina le tue opere? In altre parole, c’è un artista, uno scrittore che ti stimola a mordere la vita?
Per quanto abbia sempre disegnato, ho iniziato solo verso il liceo a immaginarmi come illustratore\fumettista, prima non lo consideravo molto, tutto cambiò quando comprai il sesto volume dei “Custodi del Maser” di Massimiliano Frezzato, la sua arte mi ha completamente cambiato e mi ha dato per molto tempo una direzione tecnica, ogni anno compravo uno dei suoi fumetti fino ad averli tutti, però non li ho mai letti, per ora li ho solo sfogliati, ma i disegni sono una cosa che mi emoziona ogni volta.
Successivamente ho cercato di allontanarmi dal suo stile perché in troppi me evidenziavano la similitudine, mi sono affacciato a Moebius, Gipi... adoro Vivès negli ultimi tempi, ma in realtà, dal punto di vista stilistico, è Pinterest ad essere d’ispirazione ogni giorno ormai.


I tuoi disegni sono caratterizzati da un tratto ben definito e visibile che racchiude colori netti, dalle sfumature minime. Hai sempre preferito questo tipo di stile o nel tempo è molto cambiato?
Mai amato fare sfumature, tratteggi, le ombre in generale, lo sempre trovato noioso. Ovviamente è stato problematico, per molto tempo fu difficile dare una fine al disegno senza qualche contrasto, poi al liceo un professore d’arte mi parlò della “linea chiara” , stile usato molto nel fumetto belga e francese, scoprirlo mi fece sentire legittimato nella mia scelta e continuai a lavorare più sul tratto che sul resto.
Quando ebbi sviluppato una linea chiara di cui esser fiero è stato il colore il problema, per molto tempo rovinavo i disegni colorandoli, il computer devo dire mi ha aiutato molto, le campiture piatte mi han dato modo di risaltare facilmente il tratto e di sperimentare senza rovinare il lavoro.


Domanda irrinunciabile per il palato di CrunchEd: qual è il tuo rapporto con la musica e quali vie sceglie per farsi strada fino ai tuoi disegni?
La musica è molto importante nella mia vita, mai suonato uno strumento ma per un periodo facevo parte di un gruppo, tre miei amici suonavano chitarra, batteria e basso mentre io dipingevo su una grossa tela, a seconda di quel che facevo io loro cambiavano genere musicale, come un direttore d’orchestra, e io ovviamente cambiavo soggetto e stile a seconda delle emozioni che loro mi donavano.
La musica ha ancora questo input su di me, non ho una preferenza sul genere musicale, jazz, grunge, tecno, indie… mi piace un po' di tutto, ma per me è importante scegliere cosa ascolto perché mi condiziona il modo con cui disegno, quindi spesso vado di lunghi periodi monotematici, stesso genere o artista per mesi perché magari sto lavorando sullo stesso progetto.
Spesso mi rendo conto di esser in un periodo poco ispirato perché mentre disegno non ho voglia di ascoltar musica, perché non ho voglia di metter il cuore in quello che faccio.


Chiudiamo con un classicone e, intanto, ti ringraziamo per la disponibilità: progetti futuri? A cos’altro stai lavorando?
Grazie a voi per l’interesse! Progetti ne ho tanti, ma molti si arenano scontrandosi con il difficile mondo dell’editoria, qualcosa pian piano sta vedendo la luce, ma mai dire gatto finché non lo hai nel sacco no?
Per ora mi diverto con varie realtà dell’autoproduzione, molto grato alle cose fatte con AttaccapaniPress, sempre con le autoproduzioni presto lavorerò su un cosa ancora in via di sviluppo, e intanto qualche soldo entra in tasca con commissioni che diventano poi stupende collaborazioni internazionali, “The First Calendar” è un webcomic nato così, che viene pubblicato nell’arco del 2020.
Poi copertine per gruppi e forse, ma vediamo se la voglia di fare regge, un piccolo videogioco.

Grazie Zeno e in bocca al lupo per i tuoi progetti!
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