Primogennaiomillenovecentonovantanove | Racconti Indigeribili

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Scritto da Francesca Addei
Illustrato da Morgana Mina


Primogennaiomillenovecentonovantanove

Sto qua, sul tavolo operatorio co’ addosso solo un telo, ma nun c’ho freddo.
Chissà che ve credevate de pote’ fa’ voialtri, me volevate fa’ guarì dai dottori, ma tu lo sai che io a quelli non c’ho creduto mai.
Io, Rossa’ so’ aperta in due da sempre, mica da mo e dentro a ‘sto buco nello stomaco che cercate de richiude ho sentito ogni dolore e l’ho sentito forte, come se fosse quello de tutto er monno.
Me dispiace fija mia che m’hai dovuto vede’ così, m’hai portato pure all’ospedale ndo lavori da tanti anni e siccome conosci tutti speri de fa’ er miracolo, perché te ‘sto vizio nun te lo leverai mai.
Ma io so stanca, lasciateme perde, ve lo chiedo per favore.
V’ho amato tutti, figli e nipoti, v’ho amato così tanto da non lascia’ un solo giorno d’amore tutto per me.
Alla fine, me so scordata pure chi ero e perché dovevo continua’ a esiste, se tanto è come se nun fossi esistita mai.
Nun so’ esistita mai pe’ tu padre ma non so manco perché, alla fine ho amato pure lui.
C’ho sessantasei anni e me pare de vive da sempre e, da sempre, de soffrì.
Mo voi però fate i bravi e fateme riposa’. 

31.12.1998
È il primo Capodanno che festeggiamo senza nonna, è ricoverata in ospedale da tre giorni.
Zia, che lavora lì e quindi conosce tutti, dice che è in buone mani e che sicuramente domani la faranno uscire.
Stamattina le hanno fatto altri accertamenti e analisi, le avranno dato una cura per lo stomaco e i polmoni e dovrà farla davvero stavolta, basta trascurarsi!
Su questo punto, zia è sembrata molto decisa, speriamo che nonna la starà a sentire e che finalmente smetterà pure di fumare, ché due pacchetti al giorno sono davvero troppi.
Manca poco a mezzanotte, siamo tutti intorno al tavolo coi sorrisi sul volto ma la testa da un’altra parte, nessuna tombola e nessuna risata.
Nonno si è appena chiuso in bagno a piangere, ma non è mica per nonna, lo fa sempre a Capodanno, quando si ubriaca prima e un po’ più del solito, e allora chissà a che pensa. 

30.12.1998
Sono andata in ospedale a trovare nonna, quel posto è enorme e mi ci perdo sempre, così per tornare dal bar sono finita in un reparto isolato.
C’era ricoverato Alberto Castagna, quello che fa la trasmissione Stranamore, l’ho intravisto da lontano con le infermiere che lo tenevano sottobraccio e provavano a farlo camminare come un bambino.
Quando si sono accorte di me mi hanno detto che non potevo passare di lì, che tutto il piano era riservato a lui, non mi è sembrata una cosa molto giusta visto che mia nonna è in stanza con quattro persone, ma si sa come vanno certe cose.
L’unica cosa che mi è dispiaciuta è che alla fine, anche se ho provato a fare in fretta le ho portato il caffè comunque freddo e pure senza zucchero.
“Te possino" m’ha detto lei con quella faccia buona di chi mi ha sempre perdonato tutto, pure le bugie, e poi ha accennato un sorriso stanco che a me è sembrato un buon segno.
Adesso capisco perché non è mai voluta andare dai dottori né ha mai voluto essere ricoverata: il tempo scorre strano lì dentro, sono passati solo due giorni ma sembrano dieci anni da quanto è invecchiata, mi fa un po’ impressione.
Ha i capelli tutti bianchi e la pelle è più raggrinzita che mai, quasi le cade da quel viso magro magro.
Io per prenderla in giro delle sue rughe l’ho sempre chiamata ‘Noce’ e lei in risposta mi ha sempre detto che ero “‘na disgraita”, oggi però non le ho detto niente. 

29.12.1998
Oggi pomeriggio hanno ricoverato nonna, l’hanno portata giù dal quinto piano avvolta in un lenzuolo, perché gli infermieri non riuscivano a far girare la lettiga per le scale tanto sono strette.
Nonna si è fatta portare buona buona attraverso quel cortile che per anni ha osservato dal quinto piano e mentre lo attraversava sembrava si vergognasse, i vicini la salutavano e le dicevano “In bocca al lupo Signora Adria’, torni presto”, ma lei non ha risposto a nessuno.
Una vicina addirittura piangeva, a me è sembrata un po’ esagerata, ma mamma mi ha detto che era quella a cui nonna ha salvato il figlio: un pomeriggio di qualche anno fa, mentre era in finestra ad aspettare il ritorno di qualcuno di noi, ha visto il bambino seduto sul davanzale con le gambe penzoloni di fuori.
Nonna non ha voluto urlare dalla finestra perché aveva paura che dallo spavento quello sarebbe caduto giù, allora ha telefonato alla vicina della signora e le ha chiesto di andare a bussarle alla porta piano piano per avvertirla e così ha fatto.
Poco dopo quella ha acchiappato il bambino tirandolo dentro casa piangendo.
Zia per sdrammatizzare un po’ le ha detto "Dai ma’, che quando torni a casa ti faccio trovare il letto fatto con le lenzuola di flanella che ti piacciono tanto" e lei ha risposto "tanto non torno Rossa’, te l’ho già detto". 

28.12.1998
Mia sorella è stata a casa di nonna per portare Laika a fare pipì dato che anche nonno ha l’influenza e non può uscire.
Quando è tornata a casa però mi ha raccontato che nonna tossisce sangue e che non riesce più nemmeno ad alzarsi dal letto.
Dice che continua a mangiare le caramelle per la tosse e che non voleva nemmeno girarsi verso di lei per non farsi vedere. Le ho consigliato di dirlo a zia. 

27.12.1998
Oggi nonna mi ha chiesto di portarle la spesa ma non avevo voglia e lei ha detto che non faceva niente, che avrebbe chiesto a nonno di prendere qualcosa, le ho detto che vado a trovarla domani. Se non esco con D. naturalmente. 

 © illustrazione di Morgana Mina | Racconto di Francesca Addei| Editing di Chiara Bianchi 


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