No More Life | Racconti Indigeribili

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© illustrazione di Vanessa Fantinati @la rein

Helmet si era denudato e ricoperto la pelle di sterco di cavallo per fare in modo che il suo odore di uomo non fosse trasportato dal vento. Come un serpente era riuscito a strisciare fino a due passi dal nemico, quell'individuo senza volto al quale dava la caccia da un paio d'anni. 
Quando ormai non aveva alcun dubbio si sollevò in piedi e puntò la pistola. 
"Alzati in piedi, solleva le mani e resta immobile!" intimò.
L'individuo lasciò cadere uno spiedo di carne sul fuoco e alzò le mani.
"Togliti quella maschera, voglio vedere chi sei!" disse Helmet muovendo la canna della pistola.
Trascorsero alcuni minuti durante i quali i due si studiarono. Lo sconosciuto probabilmente rimpiangeva il pezzo di coniglio finito tra le fiamme e tutto sommato anche la sua vita che stava per terminare. Helmet invece, ripercorse ogni singolo fotogramma della sua vita e di quanto gli avevano narrato i genitori.

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"Il genere umano è arrivato a fine corsa, non potrà migliorare e per questo è meglio che si estingua".
A pronunciare questa frase non era stato un rapper, un bandito di strada o il personaggio di una serie TV. Le parole erano uscite dalla bocca storta del rappresentante unico di tutte le religioni.
La sua era stata una riflessione nata spontanea al termine della Nuova Grande Guerra, dopo averne saggiato gli orrori e l'impossibilità di redenzione.

"L'Uomo ha compiuto ogni genere di atrocità, raggiungendo un'efferatezza che nemmeno la belva più feroce riesce a praticare. Il dono dell'intelletto che ci distingue dagli animali lo abbiamo impiegato per sterminare i nostri simili e rovinare la Terra."
Ci vollero solo pochi anni perché queste parole si trasformassero in principi di fede, avessero un seguito sociale, politico e alla fine legislativo.
Ad avvalorare questa tesi si dedicarono senza risparmio filosofi e intellettuali i quali sostennero che nessun lieto evento, nessuna gioia poteva superare la somma di insoddisfazioni, tragedie, dolori vissuti in una vita.
Il consiglio delle Nazioni Unite approvò in completa maggioranza la risoluzione che prevedeva l'estinzione del genere umano "per lasciare posto allo sviluppo di un'altra vita, possibilmente migliore, fulgida come l'argento".
Non serviva applicare quanto era stato fatto durante la guerra: una semplice sterilizzazione di massa avrebbe evitato pratiche orrende come omicidi, stragi e campi di sterminio.
Questa decisione, per diventare concreta e condivisa da tutti i paesi del mondo, soffocando in modo più o meno legale ogni tentativo di dissenso, impiegò circa un ventennio e nell'anno 2050 divenne attiva. C'era chi aderiva in maniera entusiasta e chi con rassegnazione, ma tutti non avevano scampo: con il raggiungimento della maggiore età si doveva sottostare alla vaccinazione, pratica obbligatoria anche per gli uomini di qualsiasi età e le donne fino ai sessant'anni.
Nel frattempo il nuovo ordine mondiale non cessava di trasmettere e spiegare le motivazioni che avevano portato a questa scelta. Era formulate in una lunga litania, recitata dalle televisioni unificate, dai quotidiani e tazebao appesi lungo i muri delle strade. Erano grida che scendevano dai minareti e dai campanili dei luoghi di culto. Poesie che si mandavano a memoria fin dalla più tenera età. Frasi che si ripetevano in tutte le lingue, lette da speaker reclutati nelle compagnie teatrali, capaci di aggiungere pathos a numeri che già in sé facevano rabbrividire:

"...
Invasioni mongole di Gengis Khan: 40 milioni di morti 
Campagne di Tamerlano 17 milioni di morti
Conquista delle Americhe: 15 milioni di morti
Guerra dei Trent'anni: 12 milioni di morti
Commercio degli schiavi verso le Americhe: 16 milioni di morti
Collettivizzazione forzata cinese: 40 milioni di morti 
Guerra civile dei Taiping: 20 milioni di morti
Prima Guerra Mondiale: 37 milioni di morti
Seconda Guerra Mondiale: 68 Milioni di morti
Repressione di Stalin in Unione Sovietica: 16 milioni di morti
Nuova Guerra Mondiale: 400 milioni di morti" 

Alla sterilizzazione erano esonerate dieci coppie ogni vent'anni. Queste dovevano mettere al mondo un unico figlio che sarebbe entrato a far parte della Giovane Guardia, militari indottrinati a dovere che avrebbero vigilato fino alla fine e una volta constatata l'assenza di riproduzione umana, potevano togliersi la vita o attendere la morte.  

Helmet era uno di questi.

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Nel 2050 morirono parecchi centenari. Se ce ne fossero stati degli altri, non riconosciuti all'anagrafe, sarebbero morti comunque e tante erano le persone che invece di morire di vecchiaia perirono tra le fauci di animali: senza l'intervento dell'Uomo erano tornati a contendersi i territori.
Era stato un lungo autunno, un impoverimento graduale, anni nei quali gli uomini si erano dedicati al piacere, alla contemplazione, al riposo, al lavoro come attività esclusiva per il sostentamento fisico.
Della Giovane Guardia rimase soltanto Helmet, più nessuno l'aveva sostituito, aveva ormai sessant'anni e non vedeva l'ora di togliersi la vita. Ma il senso del dovere e alcune tracce di vita umana che coglieva di tanto in tanto lo avevano distolto dal proposito.
"Eppure non dovrebbe esserci più nessuno, dovrei essere l'ultimo uomo sulla Terra" ripeteva ogni volta che trovava i resti di un fuoco.
Il sospetto diventò realtà quando negli asfalti crepati dalle intemperie o sulle pareti di edifici sui quali si abbarbicavano le piante, comparvero scritte che non lasciavano dubbi:
"Ancora vita"
Due parole che si ripetevano ovunque, tracciate in bianco o con il sangue di animali, isolate e contornate di disegni, talvolta siglate con una firma: l'Irriducibile.
Ora, quell'irriducibile lo aveva lì davanti, lo avrebbe ammazzato e poi si sarebbe tolto la vita. La sua missione poteva considerarsi conclusa, il genere umano estinto e una nuova specie, nel corso di milioni di anni, si sarebbe evoluta.
"Togliti quella maschera!" ripeté Helmet: Sparò un colpo sul fuoco, centrando il pezzo di carne ormai carbonizzato. L'Irriducibile non si scompose.
"Su, non farti pregare".
L'Irriducibile piegò le braccia all'altezza del mento, sollevò il cappuccio e scese una lunga treccia bionda che arrivava fino alla cintola. Con un gesto veloce sciolse la treccia   e i capelli si aprirono a cascata. Due occhi che rispecchiavano il cielo brillavano con fierezza, il tipico broncio di una ragazza orgogliosa e niente affatto impaurita.
Helmet se ne intendeva poco. Nel corso dei suoi anni aveva frequentato poche donne e ancora meno ne aveva viste. Non era stato addestrato per amare e di solito il suo cuore  palpitava per eventi inattesi: un tuono, l'agguato di una belva, uno sforzo. Ora vibrava per qualcosa di inconsueto, qualcosa che oltre al muscolo cardiaco coinvolgeva altri sensi e per la prima volta provò paura. Fu questa sensazione a fargli premere il grilletto: il colpo creò un occhio rosso in mezzo a quelli azzurri. La ragazza si accasciò sulle ginocchia, un ultimo sforzo le impedì di cadere sulle braci e reclinò all'indietro, in una posa che la manteneva ancora in equilibrio.
Helmet si avvicinò, osservò la ragazza e rimase incantato da quel viso che sembrava parlargli. Le labbra si muovevano ma invece delle parole uscì un rivolo di sangue.
La liberò da quella posa scomoda e la distese a terra.

"È molto strano" pensò. "L'ho uccisa eppure il mio cuore palpita ancora".

Si sedette al suo fianco e la prese con la mano sinistra. Per la prima volta nella sua vita provò un'altra strana sensazione: si mise a piangere e non riusciva a capire il motivo di quell'acqua che scendeva dagli occhi. In successione arrivarono altre manifestazioni a cui non sapeva dare un nome ma sapeva che un tempo erano esistite: rimpianto, dolore, pentimento.

Fece in tempo a dire una parola:

"Perdonami".

Poi si sparò alla tempia e cadde al suo fianco, sempre tenendola con la mano sinistra. Con quel gesto Helmet mise fine al lungo processo di evoluzione dell'Uomo, due milioni e cinquecentomila anni contraddistinti da progressi, grandi invenzioni ma soprattutto da violenza.

Tutto tacque ma alle loro spalle, dietro dei cespugli si mosse qualcosa. Potevano essere degli animali, pronti ad uscire per cibarsi dei cadaveri. Oppure no. Se Helmet fosse rimasto ancora in vita avrebbe potuto sentire delle voci di bambini:

"L'ha uccisa e si è sparato! Scappiamo prima che ne arrivino altri". 

 


Scritto da Paolo Perlini
Illustrato da Vanessa Fantinati

 

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