In gratitudine | Jenny Diski

In gratitudine | Jenny Diski

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La casa editrice NN Editore ha voluto cominciare, con la Diski, raccontandola dalla fine: l’intellettuale inglese ricevette nel 2014 la diagnosi di un cancro incurabile, e la sua scomparsa risale ad appena un anno fa. Questo libro, che possiamo definire a fasi alterne come un memoir o un diario della malattia, cominciò a scriverlo proprio allora, negli ultimi due anni della sua vita.

«Ancor prima di arrivare a casa dissi: “Be’, penso che terrò un diario del cancro”. […] Sono una scrittrice, lo sono sin da piccola, è così che mi sono guadagnata da vivere per trent’anni. […] Di cos’altro dovrei scrivere se non di quello che so e non so del mondo?»

La vita di Jenny Diski non è mai stata quella di una donna normale a partire dalla sua infanzia: vittima dell’abbandono paterno, dell’esaurimento nervoso della madre, affidata ad estranei e infine condannata ad un andirivieni da varie cliniche psichiatriche per la sua indole bellicosa e disturbata, violentata e perennemente in preda ad un senso di estraneità ed inadeguatezza nei confronti dei suoi simili, ha trovato un porto sicuro nel momento in cui la celebre romanziera Doris Lessing, senza alcun motivo apparente, ha offerto il proprio aiuto e la propria casa, prendendosi cura di un’adolescente borderline. È proprio nei confronti di Doris che Jenny nutre questo sentimento di gratitudine che racconta ampiamente nelle pagine di questo diario che, a partire dal momento della scoperta del cancro che l’avrebbe uccisa (nel primo capitolo intitolato “Diagnosi”) sfrutta per immergersi di nuovo nei giorni della sua infanzia. Non tutto si risolse nell’esatto momento in cui le due donne si ritrovarono a vivere nella stessa casa, né nel momento in cui si guardarono per la prima volta negli occhi: contrariamente a quanto vorremmo sentirci dire la Diski racconta di un rapporto conflittuale, di atteggiamenti sospetti, di litigi, di imposizioni; era impossibile per lei provare un sollievo assoluto, più facilmente riusciva ad esprimere una rabbia mutilata e corrotta dai sensi di colpa. È così che racconta il loro rapporto: «La gratitudine era solo la metà di ciò che provavo. L’altra metà era rabbia e risentimento, un residuo di tutto il caos precedente, che in un modo o nell’altro i miei genitori non erano stati in grado di risolvere. Ma c’era anche una notevole quantità di collera nel dover essere grata, nel doverlo essere sempre di più, era un conto che non si chiudeva mai ed era reso più bruciante dall’insistenza con cui Doris ripeteva che non dovevo pensarci.»

L’incontro con Doris Lessing ovviamente è stato ciò che nonostante tutto l’ha resa ciò che è stata: in quella casa ha cominciato a nutrirsi furiosamente di letteratura, a partecipare, anche se da muta spettatrice, ai dibattiti degli intellettuali che si avvicendavano durante le cene, a crearsi un’opinione del mondo, a frequentare assiduamente la scuola ed infine a scrivere. «Ascoltavo furiosamente, cercando di assorbire ogni cosa. Tanto per cominciare non riuscivo a comprendere come potesse essere così semplice per loro avere un punto di vista, sapere come e perché una cosa “funzionasse”. […] Quella gente sembrava così rifinita, così sicura di sé. E scrivevano, e venivano letti, e per questo li consideravo divinità, io che ero una scrittrice disperatamente immatura, le cui frasi non erano mai sostenute dalla fiducia in me stessa.»

Ora dopo tutto ciò che vi ho raccontato e fatto leggere di questo libro vi chiederete: ma il responso? Questo memoir, in definitiva, com’è?
E la mia risposta è: crudele.

In gratitudine è scritto indubbiamente molto bene, la Diski ha uno stile pulito e semplice, che si concede ricercatezza stilistica dove non ti aspetteresti mai di trovarla; la quarta di copertina descrive il libro molto bene: “Questo libro è per tutte le domande”. Per tutte le volte in cui ci siamo ritrovati a voler mollare tutto e scappare lontanissimo, per tutte le volte che ci siamo sentiti inadeguati alla vita, per quando abbiamo dovuto affrontare una perdita, interfacciarci con una malattia, per quando non ci siamo sentiti abbastanza coraggiosi, per quando avremmo voluto che fosse stato un altro a scontrarsi con i problemi al posto nostro. E proprio per questo fa riemergere parti di vita che vorresti soltanto vedere sepolte, e fa male, ed è faticoso da affrontare perché sembra parlare di te, non è difficile da comprendere perché tutte queste cose che lei racconta con così tanto distacco tu vorresti semplicemente far finta che non esistano, per questo per me leggere questo romanzo è stata un’odissea ed ogni pagina era un groppo alla gola che si aggiungeva ai precedenti. Di quella ragazzina irrequieta e con il muso duro che Jenny Diski è stata, e non ha mai smesso di essere (nemmeno quando, debilitata dal cancro, dalla fibrosi e da un’infezione ospedaliera, voleva decidere ancora come vivere la sua vita) c’è un pezzetto in ognuno di noi. Perciò se vi approccerete mai a questo libro, fatelo piano, dosando le emozioni, prendendovi il tempo giusto per immergervi nei ricordi più dolori e per uscirne distrutti. A volte è necessario.

«Era ora, dice qualcuno in lontananza, e tu comprendi che è arrivata l’ora. Prendi una manciata di noccioline, poi la valigia dozzinale per il viaggio che hai davanti. Ci dev’essere stata speranza all’inizio, pensieri su qualcosa di eccitante o vivace, e ora è tempo di tornare a casa. Di tornare alle cose davvero familiari da cui hai preso una vacanza. […] E così sono qui, seduta sulla moquette, con le caviglie unite, pronta ad affrontare il viaggio verso casa. Un’avventura al contrario.»


Titolo: In Gratitudine
Autore: Jenny Diski
Copertina flessibile: 270 pagine
Editore: NN Editore (26 ottobre 2017)
Lingua: Italiano
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© Christina Bassi

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