Koala | Lukas Bärfuss

Koala | Lukas Bärfuss

La verità è che non sappiamo niente degli altri
di Chiara Bianchi

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«I koala vivono da soli, senza curarsi dei loro compagni di specie.»

«Da queste parti si attraversa la vita muti, tutt’al più alle bambine è concesso chiacchierare finché prima o poi anche loro diventano adulte e devono rassegnarsi al silenzio.»
L’essenziale della vita dell’autore di
Koala, pubblicato da L’orma editore nella traduzione dal tedesco di Margherita Carbonaro, consiste nel non detto. Già da piccoli si viene abituati al silenzio. Non c’è nulla di più rassicurante che tenersi tutto dentro. 
La storia racconta la perdita di un fratello suicida a quarant’anni, di cui, il narratore sa di non sapere nulla. E dopo l’estremo gesto, le domande affollano la mente di chi resta: chi era questa persona? Perché ha scelto di mettere fine alla sua vita? Cosa non è stato fatto? E cosa invece è stato fatto?

«Se fra noi c’era una qualche intimità, si limitava a un silenzio complice, a un parlare per allusioni che non raggiungeva mai il fondo delle cose.»

Il narratore rivede un’ultima volta suo fratello quando si trova per lavoro nella loro città natale che il fratello non ha mai abbandonato. Una conferenza sul poeta suicida Heinrich von Kleist, alla quale viene chiamato a parlare. Un punto da cui partire per determinare la scelta suicida di suo fratello, anch’egli convinto, forse, di non poter essere aiutato su questa terra, come fu per il poeta. 

«L’impudenza maggiore commessa da un suicida non sarebbe la sua morte, ma la sporcizia che si lascia dietro.»

Suo fratello lascia la vita in una vasca da bagno, iniettandosi una dose letale, evitando così che i suoi flussi corporei fossero un peso per chi avrebbe dovuto rimuoverli.  
Bärfuss, nella prima parte, racconta le ore successive alla scoperta del corpo senza vita del fratello. E poi, in un frammentario viaggio tra i suoi pensieri, ci catapulta nei suoi silenzi e nella ricerca di riflessioni sul tema. Cerca consiglio nella letteratura, da Catone a Platone. Poi torna egoista nel desiderio di aver preferito ricevere una lettera di addio, delle spiegazioni. 
Il turbinio in cui vortica lo conduce fino a odiare suo fratello. A odiare il suo stile di vita, così lontano dal suo: una vita senza scopo, senza un vero lavoro, fatta di ozio e di staticità e di ripetitiva quotidianità. Lukas finisce per odiare persino la sua felice vita, vittima del senso di colpa. Avrebbe davvero potuto fare di più?

Nel viaggio tra le sue elucubrazioni si riaccende un ricordo. Da piccolo, suo fratello frequentava gli scout e nella fase di iniziazione gli fu affibbiato il nome di Koala. Perché?
E qui il centro della narrazione si concentra sulla storia di questo animale e ci conduce all’Australia dei detenuti, dei ricercatori biologi e, anche la scrittura si allarga e diventa quasi favola. Seguiamo le vicende di briganti e navi per l’Oceano Atlantico, l’arrivo nell’isola continente, la scoperta di questo animale dalle strane abitudini: alla noia e al veleno delle foglie di cui si nutre. Senza predatori naturali, prima dell’arrivo dell’uomo occidentale. 
Una metafora della vita di suo fratello, che diventa principio per una riflessione più ampia che vede al centro una tipologia di persone fuori dal coro, lontani dalla società che ci vuole produttivi a tutti i costi. 
Nell’ultima parte, torna la lingua tenera, confusa. Il disordine dei pensieri che affolla la mente dell’autore. Non c’è una spiegazione univoca a una scelta. Mai. 
E per chi resta, per chi sceglie di restare, non rimane che sedersi e continuare a scrivere il proprio passaggio. 

«La domanda infatti non era: perché si è ammazzato? La domanda era: perché vivere ancora?»



Lukas Bärfuss | Koala
L'Orma Editore
Anno: 2023
Pagine: 144
traduzione di Margherita Carbonaro
compra sul sito dell'editore


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