Il profumo dei tulipani | Irene Melito

Il profumo dei tulipani | Irene Melito

Il Profumo dei Tulipani non è solo un libro da leggere: va annusato con gli occhi e con i nostri ricordi

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Ce ne parla Paolo Perlini


Art Gerritzen è figlio di Joost, un maestro d’ascia e di fede calvinista. La madre Hopen non l’ha mai conosciuta, è morta quattordici anni prima, dopo averlo messo alla luce. Nonostante Joost si sia risposato con Saartje Leyster, una donna semplice, generosa, che gli ha dato altri figli, cure e pazienza, il dolore non trova pace e la sua fede comincia a vacillare. Art è preoccupato e ritiene che il compito sia quello di salvare il padre, dimostrargli che l’anima è immortale.

«Il latte di mia madre sembrava avermi instillato il gusto per la pietà, la tolleranza e la grazia e mi ero convinto che, con le giuste ragioni e un po’ di fortuna, avrei potuto riportare Joost alla vera fede, la cui mancanza aveva pesantemente compromesso il suo senso della misura e il rispetto per i morti, oltre che per i vivi».

Joost infatti, aveva iniziato a cercare cadaveri per chirurghi e anatomisti, al fine di dimostrare che l’anima non esiste e che se c’è, muore con il corpo.
In un primo tempo, Art pensa di seguire le orme del padre, diventare anche lui maestro d’ascia. E il padre gli procura l’ambitissimo posto di mozzo su una nave mercantile, ma poi non se ne fa niente. È il padre stesso a capire che Art ha bisogno di altro, di cultura. Dentro di sé probabilmente percepisce che la sua disperazione potrà essere alleviata soltanto dal figlio.
Per questo lo porta dall’erudito, Francis van den Enden, filosofo, drammaturgo e insegnante olandese di origine belga, noto per essere stato uno dei maestri di Baruch Spinoza, il famoso filosofo olandese del XVII secolo.
Sotto i suoi insegnamenti ha modo di fare incontri con grandi personalità e apprendere l'esistenza di uomini eccezionali, martiri del libero pensiero come Bruno e Serveto. Nella sua ricerca della Verità, Art si trova a sperimentare i confini stretti delle confessioni religiose, quando queste si impantanano nell'intolleranza, nell'ipocrisia e nel dogmatismo. Incontri che lo portano a riconoscere che «la pace è il nucleo, il nocciolo di verità della religione, di tutte le religioni. Non si tratta di stabilire se una dottrina sia vera, ma se sia idonea a nutrire l’anima. Come ci sono anime differenti, così ci sono cibi differenti che portano il nutrimento vivo e vitale, adatto a ogni singola anima: la religione non è conoscenza ma vita. Una vita che vale la pena di essere vissuta».

È un libro denso che coinvolge tutti i sensi. La descrizione della città di Amsterdam del Seicento è molto sensoriale e fisica. Vediamo il groviglio puzzolente di viuzze e canali, l’odore del legno marcio, della salsedine, delle acque di scolo e di sentina. Percepiamo l’odore di urina, muffa, catrame, cordame. Ne sentiamo il freddo e il conforto della taverna nella quale Art va a discutere con i suoi maestri.
Il profumo dei tulipani di Irene Melito è come una visita in una pinacoteca e si possono intravedere i suoi personaggi in uno dei tanti ritratti di Frans Hals, nella Lezione di anatomia del dottor Tulp di Rembrandt, ne La lattaia di Jan Vermeer.

Alla fine diventa chiaro il titolo del libro, che non si riferisce tanto all’Olanda, terra dei tulipani ma proprio al fiore stesso, ai petali di questi fiori che emettono un aroma leggero e dolce, che evoca sensazioni di primavera e di rinascita. Ecco, la rinascita: quella che in un certo senso vivono il giovane Art e suo padre Joost.




Titolo: Il profumo dei tulipani
Autrice: Irene Melito
Editore: Castelvecchi
Collana: Le vele
Pagine: 188
Pubblicazione: 2022


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