Poco Allegretto | Manuel de Freitas

Poco Allegretto | Manuel de Freitas

Poco allegretto è un tempo adatto alla raccolta di Manuel de Freitas: la velocità del vivere viene temperata dal suo interrogarsi sull'essere poeta. 

di Paolo Perlini

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Ricordo che durante i miei studi di pianoforte, quando incontravo la voce Allegretto sullo spartito, sentivo dentro di me un moto di simpatia per quella musica, anche se ancora non la conoscevo. E pure il Poco Allegretto, un qualcosa di moderatamente veloce e gioioso, fra allegro e moderato, trovava i miei favori.
È un tempo che si adatta alla perfezione alla raccolta di Manuel de Freitas.

La scoperta di questo autore è dovuta al caso, come dice il suo curatore Roberto Maggiani. Gli fu consigliato durante un viaggio in Portogallo, mentre cercava qualche poeta simile a Sophia de Mello in una piccola libreria che vendeva solo testi di poesia e teatro.
Molto conosciuto in patria ma sconosciuto in Italia. Il Ramo e la Foglia edizioni hanno curato questa silloge che propone una scelta di liriche dal 2000 al 2014.
Possiamo quindi godere di un'ampia panoramica di questo autore che ci fa respirare l'aria, il suono, l'odore di Lisbona, ma anche la musica di Bach e Chopin, Chet Baker, e il richiamo a Pier Paolo Pasolini, Fernando Pessoa e molti altri.
Manuel de Freitas celebra la vita quotidiana e allo stesso tempo, ricorrente come un promemoria, fa i conti con la morte.
È un poeta non per scelta ma perché è stato investito da questa missione. Come un sacerdote ha sentito la chiamata e ha avuto un buon insegnante, suo padre:

DIFESA FITOSANITARIA
La cocciniglia si fissa anche sui peduncoli, dove può evolversi e dare origine a nuove larve.
Abel de Freitas

Separo e metto in ordine i tuoi libri, padre, quasi tutti sul Quadraspidiotus perniciosus, il Panonychus Ulmi, il Saisettia Oleae - e i suoi effetti nefasti sugli alberi da frutto che hai osservato per diversi decenni. E penso, mentre divido per titoli e anni e tue sobrie «plaquete», che ti sei dedicato a temi molto più nobili dei «miei». Tuttavia, è stato da te che ho ereditato il rispetto per la punteggiatura, il gusto per la parola esatta, la volontà di dire solo ciò che è strettamente necessario.
A volte - io ero un bambino - , mi leggevi una frase o un'altra, chiedendo se l'aggettivo mi sembrasse appropriato, se quella virgola fosse davvero necessaria. Mi insegnavi, senza che io lo potessi nemmeno presentire, quest'altra arte, non meno ardua ma di dubbia utilità, che chiamiamo poesia.

Come tutti coloro che sono stati folgorati da una missione, si è sempre alla ricerca dei motivi, della perfezione, della conferma. Si coltivano dubbi sul proprio essere poeti.
«noi poeti scriviamo solo sciocchezze»
(in Gustav Leonhardt, 2005, pag 169)

«I poeti muoiono - e questo,
in mancanza di meglio, li rende abbastanza normali».
(in I Poeti, pag 179)


Oppure, non gli piacciono i poeti contemporanei e a tutti preferisce Inácio

PER QUESTO E ALTRI MOTIVI
per José Miguel Silva

Essenza? Solo quando andrò a benzina.
Per Heidegger, Leibniz o Spinosa
ero in quel momento troppo giovane
e ora (devo confessarlo) troppo
vecchio. Il mondo, credo
non passa o non vuole passare
da queste solenni botole del significato.
Sistemi, teorie, orologi cosi fermi.

Siamo nati (è una malasorte comune),
invecchiamo male, abbiamo dubbi
e debiti ai quali nessuno
-anche se si chiami Dio-

ci risponde. O finanche figli simili,
emblemi della materia che provvisoriamente
ci restituisce il naso adunco,
un segno, la morte tatuata e certa.
Cose che rammendino il migliore dei mondi.

Io (devo confessarlo?) sono stato bene
senza filosofia e senza impiego. Non corro
ai pulpiti disponibili, non protesto
- e preferisco essere affamato di fin quando il ristorante
che mi attente si traduce in varie lingue.

È per questo e altri motivi
che non mi piacciono tanto
i poeti miei contemporanei.


PREFERISCO INÁCIO,

a quasi tutti i poeti che conosco.
Non so se è morto o se non vive più
- perché è stato proibito di bere
e di fumare, e Inácio era
essenzialmente questo: un grande bevitore
e un fumatore diligente, che aveva insegnato
al cane ad andare dalla taverniera a prendergli
un nuovo pacchetto di tabacco. Chi l'ha visto crede.

Chi non l'ha visto, si è perso il miracolo.



Poco allegretto
Autore: Manuel de Freitas
Editore: Il ramo e la foglia edizioni
Collana: Poesia | n. 3
Traduttore: Roberto Maggiani
Lingua: italiano-portoghese
Formato: copertina flessibile
Anno di edizione: 2021
Pagine: 224

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L’AUTORE
Manuel de Freitas è nato a Vale de Santarém nel 1972 e vive a Lisbona dal 1990. Poeta, saggista e traduttore, ha pubblicato il suo primo libro di poesie nel 2000 (“Todos Contentes e Eu Também”, Porto, Campo das Letras), al quale sono seguiti molti altri titoli, essendo i due più recenti “Jardim da Parada” (Lisboa, Paralelo W, 2019) e “769118” (Lisboa, Averno, 2020). Ha organizzato varie antologie, tra le quali  “Poetas sem Qualidades” (Lisboa, Averno, 2003) e “A Perspectiva da Morte” (Lisboa, Assírio & Alvim, 2009).



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