PopPoetry | Fuori dalla tana | Eugenio Griffoni

PopPoetry | Fuori dalla tana | Eugenio Griffoni

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Ci sono diversi modi di fare poesia, c’è chi organizza il testo utilizzando le parole come fossero mattoni costruendo orpelli letterari dai quali il lettore rimane affascinato e c’è chi utilizza un linguaggio contemporaneo e giovane a favore di un testo meno aulico ma più diretto e fruibile.
Eugenio Griffoni li sfrutta entrambi.

Fuori dalla Tana” di Eugenio Griffoni, rappresenta la più sincera ed intensa rappresentazione poetica contemporanea nella quale abbia avuto la fortuna di imbattermi da molto tempo a questa parte.

La raccolta è suddivisa in tre sezioni: Disruptive, La rosa e l’orchidea e Malkuth; ed ognuna di esse rappresenta una parte di quell’anima che il poeta, senza troppe cerimonie mette sotto gli occhi del lettore.

Tra le pagine di “Fuori dalla Tana” la poesia è vera, reale, concreta. 

Si passa da una struttura con schemi rimici anche piuttosto classici a un “linguaggio da ventunesimo secolo”, si alza diventando elegante lieve e regale come in “Tutto” e poi si abbassa ancora, fino a parlare di “delfini sbavanti” ed alba dei molluschi viventi in “Rave Goa Marino” che rivelano la giovane età del poeta ma anche la sua attitudine alla poesia letta e “parlata” legata al mondo del poetry slam.

Avrete già capito che questo non è il solito libro di poesia, leggendolo se ne percepisce la vita, l’intensità e la cura che solo un poeta che prima di tutto scrive per se stesso, può donare agli altri.

Griffoni è un autore che anche con parole semplici, è capace di trasmettere sentimenti estremamente profondi e potenti, che parlano direttamente allo stomaco e ai dotti lacrimali. 

Vuoto

Dove sei?
Nonno ha cucinato lo stoccafisso,
bollito nell’olio
come solo lui sa,
apro la porta per farti entrare
qualcuno ha bussato?
resta soltanto
aperta
sul vuoto.
Vuoto.
Dove sei?
La tavola è apparecchiata
anche per te,
ci sono il piatto
la forchetta
coltello
tovagliolo
il calice
vuoto.
Vuoto.
Dove sei?
Nonna
ti ha già dimenticato,
non si è accorta che a tavola
c’è un posto
vuoto.
Vuoto.
Dove sei!?
Ci scambiamo i regali
davanti l’albero,
cesti
sciarpe
cornici
e candele dell’Ikea
ma io sento il vuoto.
Vuoto.
Il vuoto, dove sei.
Il vuoto, senza te.

Ma è anche un autore capace di parlare di morte, di demenza e di amore con una facilità che è molto difficile da trovare al giorno d’oggi.

 La vecchia in gabbia

L’occhio della nonna pare perdersi
nella calda foschia d’Agosto,
se ne sta zitta zitta sul balcone
ad aspettar qualcosa sulla sedia a dondolo
dove nonno l’ha riposta,
dove le ha detto
di star buona buona.
Lei è la vecchia chiusa in gabbia
che bestemmia e urla ai morti, dice
che Don Ciro è uno sporcaccione,
e che mio padre è un ladrone
le ha rubato le pentole, dice,
e mi chiede
se abbiamo soldi se ce la caviamo
che però
dobbiamo andare tutti a fanculo.
Poi con occhi lucidie viso di croste strappate
fra un delirio e una profezia
tira fuori i versi del Carducci
ancorati bene
nella sua memoria.
Ancora resistono.
Mi chiedese ricordo di quando ero piccolo
e mi sgridava
quando rubavo dall’orto i pomodori.
Ogni volta che mi rivede
e le stringo la mano
si ripete questo strazio
di vederla ricordare
e ricordare e ricordare
aggrapparsi a qualcosa
per stare lì con noi.
E finisce sempre
allo stesso modo:
io che la lascio lì,
fra la nebbia a bestemmiare,
col dubbio fisso in testa
di quanto peso avrà,
sulla bilancia,
quel suo peccato mortale.

L’autore parla con parole che s’increspano una sull’altra come onde di mare, che si rincorrono musicalmente con ritmi d’amore.
Parla di sé, parla di noi, parla di tutte quelle caleidoscopiche sfaccettature parte dell’animo umano, la cui luce abbagliante può essere veramente visibile solo se siamo davvero pronti a farlo. 

Nota muta sospesa

Abiteremo sulle acque increspate.
Io suonerò
il pianoforte dei fondali,
tu canterai come le sirene.
Fuori rotta la mia mano,
s’arena su dune
di seni e fianchi,
deriva di bianche sabbie,
albe
ad ogni sguardo.
Non più musica
d’abisso senza vita,
una sola
nota
muta,
sospesa,
noi. 

 

Autore: Eugenio Griffoni
Titolo: Fuori dalla tana
Illustrazioni: Silvia Spargoli 
Editore: Autoproduzione
Anno di pubblicazione: Dicembre 2020 
Pagine: 82 

© Nadia Caruso

Instagram | Eugenio Griffoni
Instagram | Silvia Spargoli


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