Prossima Fermata - Una storia per Renato

Prossima Fermata - Una storia per Renato

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Omertà. Sappiamo tutti cosa significa.
Sbandierata quotidianamente nei discorsi politici, scritta sulla carta stampata, sui manifesti, passata di bocca in bocca come fosse una pietanza da assaggiare, la parola che caratterizza il vile silenzio consapevole è diventata una chiacchiera di uso comune da bar andando ad affiancare “allenatore”, “crisi”, “immigrati”. “Omertà” è entrata nella normalità come  normale è divenuta la sua azione.
Sappiamo tutti cosa significa. Ma ci siamo mai chiesti da dove provenga, verbalmente e storicamente? L’etimologia ci riconduce alla parola latina humilitas (umiltà) che, con il tempo, è entrata nel vocabolario per indicare persino prima camorra e mafia come le società dell’umiltà, poi la consuetudine nella malavita di mantenere il silenzio sul nome dell’autore di un delitto per salvaguardarlo dalle leggi statali. Humilitas, silenzio, omertà. L’umiltà è anche sinonimo di bassezza e sottomissione. Torna tutto.

Ed è proprio la bassezza omertosa il filo conduttore di “Prossima fermata – Una storia per Renato”, graphic novel di Zerocalcare e Erre Push uscita lo scorso giugno per Kairos Edizioni.
Una bassezza dilagante tale da trasformare la società degli uomini in società degli struzzi con la consuetudine di nascondere la testa sotto la sabbia per non vedere altro che i propri problemi, il proprio tornaconto. Ma prima o poi, come scrivono i due autori, arriva la vita a darti un calcio in quel culo che hai lasciato scoperto e che trasforma i problemi degli altri in problemi tuoi.
“Prossima fermata” è la storia di Renato Biagetti, ventiseienne romano dagli occhi e dai sogni come il cielo, ucciso a Focene (RM) in una calda notte di fine agosto del 2006 per mano di balordi, esaltati neofascisti. Ucciso perché “zecca”, perché con quegli occhi immaginava un mondo diverso da quello nero dei suoi assassini. Un mondo colorato.
Ma il libro è soprattutto una storia PER Renato nel decennale dalla sua scomparsa, per ricordare, attraverso il suo cuore strappato via in una notte che voleva avere solo il gusto del mojito, della sabbia e delle stelle, il cuore abusato di migliaia di persone che quotidianamente devono lottare per farsi largo tra i soprusi di chi vuole eliminarli solo perché non conformi ai dettami fascisti, xenofobi e omofobi. Alle paure sommerse che diventano violenza per non essere affontate dalla testa sotto la sabbia.
“Prossima fermata” è un viaggio surreale in metro tra le periferie di Roma in cui il protagonista, senza nome forse volutamente per poter indicare il nome di tutti gli struzzi, si imbatte nei cuori abusati degli altri da spettatore “protetto” dal silenzio del finestrino. Guidato da una “Virgilio de noartri”, una vecchina di borgata, il noi dentro e fuori dal libro percorre in avanti i binari di un tempo già accaduto, sobbalza, osserva, non capisce, chiede, si indigna. Attraversa fermate inesistenti della Metro B come Tor Sapienza, Pari Opportunità e Banglatour ma traboccanti di tragedie reali. Attraversa i pestaggi alla vita degli stranieri che scorre nelle case popolari e dietro la bancarella con la quale una quotidianità si cerca di ricostruirsela, i pestaggi alla vita delle persone dello stesso sesso che hanno la sola “colpa” di amare e di provare ciò che la mano del manganello non riesce a comprendere. Persone che amano, santo iddio.
Il viaggio è ricerca in cui interrogarsi. Sfogli le pagine, prosegui lo sguardo dal finestrino e a tornare su come un boccone di omertà che non digerisci è la domanda “Ma non vedi cosa sta succedendo?”. Arrivi all’ultima fermata e ti rispondi dicendoti che le cose importanti della vita non sono cose, senza però capire cosa, né soprattutto per chi.

  
Il tratto inconfondibile di Zerocalcare, bianco e nero come una storia passata di violenza e silenzi, gli intermezzi di Erre Push morbidi, colorati ma pungenti come i sogni estivi spezzati però non bastano per capire. Nonostante la schiettezza del linguaggio tipica di Zero e la poesia tagliente di Erre.
La realtà è ben più cruda e meno romanzata di quanto raccontato in poco meno di 80 pagine. Chiudi i capitoli disegnati, scendi dalla metro immaginaria e ti incammini per i quartieri di Roma cercando di fare attenzione all’esercito di scritte fasciste sui muri, testimonianze vili e silenti di persone che si indignano o protestano nascondendosi dietro parole per aizzare chi invece di parlare usa il coltello. Svastiche, “dux mea lux”, “froci/negri di merda”. Sono talmente tante che, purtroppo, quasi non ci si fa più caso per il modo devastante in cui si è radicato l’odio per il diverso nella cultura moderna (basti pensare ai confini spinati in Ungheria o alla vittoria in Francia a sorpresa, ma nemmeno più di tanto,  del partito xenofobo Front National di Marine Le Pen).
Cammini e ti chiedi se c’è una cura per tutto questo. Ed ecco che, appena la domanda prende il posto del silenzio, inizi ad accorgerti anche dell’esercito di scritte che urlano “Ciao Renà!”, “Ciao Carlo!” , “Antonio e Renato, vive in noi il vostro ricordo”.
E capisci che è solo la memoria l’arma per l’omertà. La memoria di Renato Biagetti, Davide Cesare (Dax), Carlo Giuliani e di tutti quei ragazzi i cui sogni sono stati estirpati via da una lama nera e che in “Prossima Fermata” rivivono con forza nelle parole commoventi delle loro madri. Madri ripartorite dai loro figli perduti e che escono fuori con forza dai muri di mattone e del dolore.
Perchè tra le pagine non ci sono solo la storia a fumetti per Renato e la prima graphic novel su di lui uscita nel 2007 ad un anno dalla sua morte (“La politica non c’entra niente”, scritta e disegnata sempre da Zerocalcare e Erre Push). A colpire lo stomaco per farci sputare fuori il silenzio sono soprattutto loro, Stefania Zuccari, Haidi Giulani, Rosa Piro, Lina, Stella, Rosa e tutto il plotone di madri arrabbiate con la morte ma che si son riunite nel Comitato Madri per Roma per usare quella rabbia per dare nuovamente la vita ai propri figli attraverso la sensibilizzazione nelle scuole, nei cortei, nelle riunioni, nel ricordo.
Leggi di viaggi in Palestina, di partite a calcetto con gli amici, di cammino, di vita.

Dovevamo solo camminare, non c’era un percorso preciso, noi abbiamo reinventato la vita e te l’abbiamo restituita” (Stefania Zuccari, madre di Renato Biagetti)

Sobbalzi, chiudi il libro e torni a casa dal giro nella periferia del tuo silenzio. E finalmente capisci quali sono le cose-non cose importanti: le notti al sapore di mojito, la sabbia, la passione sudata, la danza dei corpi, i risvegli con gli occhi stropicciati ma pieni di sogni, l’amore.  Grazie a Stefania, a Haidi e a Rosa capisci, soprattutto, che le cose importanti nella vita non sono cose anche per la vita degli altri.

Questa la lista dei punti distribuzione in cui è possibile trovare il fumetto di ZeroCalcare ed Errepush “Prossima Fermata. Una storia per Renato”, una produzione pensata per i 10 anni dalla morte per mano fascista di Renato Biagetti.

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 © Isabella Di Bartolomeo

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