Due chiacchiere con Andrea Celani

Due chiacchiere con Andrea Celani

Con Andrea, chitarrista di HeyDukeYouSuck, abbiamo parlato di Hip-Hop, Punk e aspirazioni personali 
di Luca Cameli

Il pop-punk non passa mai di moda e ciclicamente torna alla ribalta.
Il centro di questo movimento è senza dubbio Los Angeles, in California; nelle città degli angeli non si contano i progetti che nascono con la speranza di ripercorrere le orme di gruppi come i Blink182.

Fra la miriade di progetti di questa scena, alcuni riescono a farsi notare anche oltreoceano, questo è il caso di HeyDukeYouSuck, che grazie al suo primo singolo, Your Shoes Will Never Be Warm, spinto anche dal featuring con Kellin Quinn, artista conosciuto in Italia per la sua collaborazione con Machine Gun Kelly (“Love Race”), si è fatto notare anche da noi.

Noi di CrunchEd abbiamo fatto due chiacchiere con Andrea Celani, chitarrista di HeyDukeYouSuck.


© photo di Alessio Panichi

Ciao Andrea, benvenuto su CrunchEd. Parlaci un po’ di te, presentati ai nostri lettori.
Innanzitutto grazie dell’ospitalità. Sono nato ad Ascoli Piceno, dove ho cominciato lo studio della chitarra da bambino; da subito mi sono innamorato del punk, e le mie prime esperienze con diverse band band locali andavano tutte in quella direzione, poi è cresciuto l’interesse per il mondo Hip-Hop. Nel 2019 mi sono trasferito a Los Angeles per frequentare il Musicians Institute College Of Music, dove mi sono laureato in Guitar Performance Program.

Dalla piccola provincia italiana a Los Angeles, un salto non da poco. Com’è stato l’impatto con la scena musicale in questa nuova realtà? 
L’ impatto è stato fantastico fin da subito. Ho iniziato immediatamente a collaborare ad un progetto Hip-Hop, l’album di Jamarius, un artista con cui si è creata una fantastica connessione. Questo mi ha dato l’opportunità di approfondire la conoscenza del mondo Hip-Hop ed entrare in contatto con grandi personalità come il produttore ChasetheMoney, uno che ha all’attivo dei dischi di platino a 24 anni!!!

Arriviamo al progetto a cui ti stai dedicando adesso, HeyDukeYouSuck. Si torna al Pop-Punk.
Il primo amore non si scorda mai. Ho iniziato a collaborare a questo progetto scrivendo le parti di chitarra, poi mi sono unito alla band per i live. 

Esibizioni che stanno andando alla grande…
Sì, la risposta del pubblico è pazzesca, e suonare in locali storici della scena californiana come il “Roseville” a Sacramento, il Troubadour e il Whisky a Go-Go in L.A. è qualcosa di fantastico.

Nei vostri pezzi c’è tutto quello che ha reso famoso il genere nel mondo, ma riuscite a non risultare banali. Non è facile.
Grazie mille, perché l’obiettivo è proprio questo; far trasparire le nostre personalità, le nostre influenze nei pezzi. Non c’è nessun segreto, bisogna essere onesti e metterci tutta l’energia che si ha.

Tra i vostri pezzi, quello che ci ha colpito di più è When I Come Home, un brano che ha la medesima energia, ma l’impatto al primo ascolto è stato diverso. Ce ne parli?
In effetti la struttura del pezzo è simile alle altre, ma When I Come Home nasce da una perdita molto pesante per Duke. La canzone parla della morte di suo fratello, ed è sicuramente il pezzo più “impegnato” ed introspettivo del nostro repertorio. La profondità della storia che racconta si percepisce chiaramente.

In Your Shoes Will Never Be Warm al vostro fianco c’è Kellin Quinn. Parlaci di come è nata questa collaborazione.
Questa storia è l’esempio perfetto per spiegare come funzionano certi meccanismi qui: nonostante ci sia molta competizione per emergere, la scena è molto “supportive”. Un amico in comune gli ha parlato del nostro progetto, gli è piaciuto ed ha risposto: “Ok, facciamo qualcosa insieme”. E così un artista emergente si ritrova a collaborare con chi ha  decenni di esperienza, tour alle spalle, notorietà internazionale. Qui un artista come Quinn passa senza problemi dal collaborare con Machine Gun Kelly ad un progetto come il nostro. Una dinamica del genere, per come è nata soprattutto, in Italia sarebbe impensabile.

Che progetti avete per il futuro? Magari un tour in Italia?
Ora stiamo lavorando per chiudere il nostro primo album ed in estate partirà un tour promozionale negli Stati Uniti. Riuscire a sbarcare in Europa, e venire a suonare in Italia sarebbe bellissimo, ma al momento non è in programma.

E i tuoi progetti personali quali sono?
Voglio continuare a lavorare a progetti diversi per accrescere il mio stile, ed integrare ogni esperienza con le mie influenze di sempre; Jimi (Hendrix, ndr,), il blues, il punk. Non mi interessa essere il più bravo, voglio costruire il “mio” suono, e fare in modo che rispecchi quello che sono. Penso che sia l’unico modo per essere rispettato nell’industria musicale, ed l’unica cosa che conta per me.

Grazie mille Andrea, in bocca al lupo per i tuoi progetti. Salutiamo i lettori di CrunchEd dicendo che…
Grazie a voi ragazzi. Ai lettori di CrunchEd diciamo: “Eat More *****, support Us and...stay Punk!!!”


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